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CONDANNATO PRIMARIO GINECOLOGIA DI SAN SEVERO PER AVER SOPPRESSO ED OCCULTATO UN FOGLIO DI UNA CARTELLA CLINICA DI UNA PARTORIENTE

E’ stato condannato con sentenza passata in giudicato n. 3146/2016 della Corte d’Appello di Bari – III Sezione Penale – del 21.10.2016 depositata in Cancelleria l’11.4.2017 – il dr. Paolo De Marzo – primario del reparto di ginecologia ed ostetrica dell’Ospedale Masselli Mascia di San Severo per aver soppresso ed occultato un foglio della cartella clinica relativa al ricovero di una partoriente.
Il Tribunale di Foggia in composizione monocratica, con sentenza pronunciata in data 23.6.2014 assolveva il dr. Paolo De Marzo dal reato ascrittogli (delitto p. e p. dagli art. 490-479 c.p. perché sopprimeva o occultava un foglio della cartella clinica n. 8981 relativa al ricovero di omissis presso la Divisione di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale “T. Masselli Mascia” di San Severo dal 6/6/07 al 10/06/07, e ciò in quanto strappava il penultimo foglio della suddetta cartella clinica, il quale non veniva rinvenuto all’interno della stessa, ove ne residuava un lembo laterale).
La parte civile assistita e difesa dall’Avv. Guerino Infante proponeva una tempestiva, articolata e dettagliata impugnazione della sentenza di primo grado riuscendo ad ottenere la riforma della stessa nonché la condanna del primario al risarcimento del danno in favore della parte civile rimettendo le parti davanti al giudice civile nonché la condanna dell’imputato alla rifusione delle spese legali del doppio grado di giudizio.
La Corte d’Appello di Bari, accogliendo in toto i motivi d’impugnazione articolati dall’Avv. Guerino Infante, ha riconosciuto la sussistenza dell’elemento oggettivo del fatto-reato ascritto all’imputato, non solo perché accertato ineccepibilmente, all’esito di una precisa analisi di tutte le risultanze processuali ma anche perché lo stesso De Marzo aveva pienamente ammesso di avere strappato ed eliminato il penultimo foglio della cartella clinica, giustificando ciò con un asserito intento di mettere ordine.
​La giustificazione resa dal dr. De Marzo non è stata mai ritenuta veritiera dalla difesa della parte civile, infatti, la Corte d’Appello di Bari, accogliendo i dubbi mossi dall’Avv. Guerino Infante osservava “che dalla documentazione in atti emerge inoppugnabilmente che, a differenza di quanto riferito dai testi escussi (altri tre ginecologi e la capo sala), l’imputato, dopo avere strappato il penultimo foglio della cartella clinica (senza neppure lasciarlo all’interno di essa, come sarebbe stato opportuno fare a scanso di qualsivoglia equivoco, magari vergando a mano un’annotazione chiarificatrice – ad esempio: “pagina 14 scritta per errore” o “pagina 14 scritta per errore e ricopiata alla pagina 12” – della ragione dello strappo), non aveva affatto riprodotto “fedelmente” quanto era stato in precedenza scritto dagli altri medici, posto che sul lembo residuo del foglio originale strappato risulta ancora ben visibile l’annotazione “re 8,00” (costituente “residuo” dell’annotazione originaria, presumibilmente relativa ad attività sanitarie eseguite alle “ore 8,00” del secondo giorno di degenza che risulta mancante nella pagina 12 della cartella clinica (sulla quale l’imputato avrebbe ricopiato di propria mano, tutto ciò che altri medici avevano precedentemente scritto a pagina 14), il che porta ragionevolmente ad escludere l’effettiva rispondenza al vero della “giustificazione” offerta dall’imputato (comunque insufficiente ai fini dell’esclusione della sussistenza del dolo” concludendo che “le risultanze processuali comprovano che DE MARZO Paolo aveva commesso in modo cosciente e volontario, ossia con dolo, la condotta illecita ascrittagli”.
La parte civile ci riferisce che è stato proprio grazie al proprio legale che è venuta a conoscenza del fatto illecito commesso dal dr. De Marzo, in quanto l’Avv. Infante ha preteso dalla direzione sanitaria dell’Ospedale di San Severo di visionare l’originale della cartella clinica scoprendo, così, la manomissione della stessa, quella stessa manomissione che non si evinceva affatto dalla copia conforme all’originale della cartella clinica consegnata precedentemente alla parte civile.
“Finalmente”, dichiara l’Avv. Guerino Infante, “è stata accertata e dichiarata la VERITA’ DEI FATTI nella quale questa difesa ha sempre creduto e per la quale si è sempre prodigata e soprattutto è stata resa giustizia ad una madre che a causa del fatto illecito commesso dal dr. De Marzo non può aver contezza di ciò che effettivamente era stato verbalizzato dai medici di turno, probabilmente proprio della prova di un’eventuale colpa medica commessa durante il parto che avrebbe provocato gravissimi danni fisici al proprio primo figlio”.

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