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Dialoghi, confronti, reading e musica. E’ stato un successo la prima edizione del“Festival Radici” di Lucera

“La frontiera è labile, la frontiera si sposta” ha detto l’antropologo Andrea Staid nei giorni scorsi. E quella della Cultura si è spostata mettendo al centro Lucera, la cittadina che ha ospitato la prima edizione di “Radici”, un Festival/Laboratorio che intende attraversare la prima delle frontiere che ci si parano davanti: quella che separa Noi da un fantomatico Loro.

Per tre giorni, dal 3 al 5 agosto scorsi, Lucera è stato il luogo della riscoperta delle parole. Due in particolare quest’anno: Popolo e Frontiera. Tre giorni per ridare valore a due parole spesso abusateo mal utilizzate, in compagnia di intellettuali, attori, musicisti.

Ogni forma espressiva ha contribuito a tracciare mappe indispensabili alla comprensione, alla condivisione e alla integrazione.

“Radici Festival”è stato organizzatoa Luceradall’associazione LAB – Laboratorio diffuso di cultura e cittadinanza, dalla Libreria Kublai e da Add Editore, in collaborazione con il Comune di Lucera ed il Dipartimento di economia dell’Università di Foggia, ed il patrocinio di Regione Puglia, Provincia di Foggia e Touring Club Italiano.

 

Sul palco, dinanzi alle migliaia di persone che ogni sera hanno affollato Piazza Duomo (tra queste anche l’attore Fabrizio Gifuni), ricordiamoGoffredo Fofi, Marcello Fois, Elizabeth Pisani, i cantautori Dimartino e Maria Antonietta, le attrici Valentina Lodovini e Sonia Bergamasco, l’antropologo Andrea Staid già citato, il giornalista Marco Filoni.

“Il musicista è di per sé una frontiera – ha detto Dimartino – perché porta con sé le canzoni che sono i suoi confini”. E i confini in questo caso sono stati superati. Il gruppo è diventato Popolo ed a Lucera si è respirata la voglia di aprirsi all’altro, altro inteso come straniero ma anche come straniero. Decisamente contemporanei i temi trattati nel festival, soprattutto in questi giorni in cui sarebbe auspicabile realizzare uno dei sogni di cui si è parlato, cui ha accennato proprio l’antropologo Staid: realizzare un mondo in cui si fa differenza tra sfruttati e sfruttatori e non fra persone provenienti da Paesi diversi. Un mondo in cui si è uguali per diritti e differenti per Culture.

“Questa prima edizione di Radici è stata davvero un successo – ha affermato Marco Esposito, libraio di Kublai e presidente dell’associazione LAB Laboratorio diffuso di Cultura e Cittadinanza– Che tanta gente si sia fermata a riflettere sulla complessità del mondo e sulle parole di cui bisogna riappropriarsi per descriverla, deve aiutarci a comprendere quanto la cultura possa ancora fare per trasformare i nostri territori. Siamo convinti che Radici possa essere, per le nostre comunità, un’occasione per vivere le grandi questioni della contemporaneità con maggiore consapevolezza, e generare processi di cambiamento e partecipazione”.

Dello stesso parere Francesca Mancini, editrice di Add: “Siamo contenti del dialogo tra le nostre realtà culturali e della collaborazione che ne è nata. Siamo particolarmente soddisfatti per la partecipazione e l’attenzione del pubblico di Lucera a questa prima edizione del Festival Radici con cui add editore e libreria Kublai hanno inaugurato un percorso di riflessione sulle parole che definiscono l’essere cittadini nel mondo attuale.Il festival prosegue con gli appuntamenti torinesi del prossimo inverno che concluderanno il percorso sulle parole Frontiera e Popolo.Siamo emozionati nell’annunciare – ha concluso – che stiamo preparando per l’8 novembre a Torino un incontro con Patrick Chamoiseau, scrittore e intellettuale francese della Martinica, premio Goncourt, in occasione dell’uscita in Italia del suo libro Fratelli migranti, un manifesto poetico contro la barbarie”.

Il Festival è stato anticipato da laboratori che hanno in qualche modo preparato la cittadinanza all’evento conclusivo. Alcuni degli autori che hanno partecipato ai laboratori sono l’attivista antimafia Davide Mattiello, il sociologo e scrittore Leonardo Palmisano, Alessandra Ballerini avvocato dei diritti umani e Massimiliano Panarari esperto di comunicazione politica.

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