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Disagi di una Banca senza Intesa “…se non lo dico sto male…allora lo dico…”

“…se non lo dico sto male…allora lo dico…” Chi mi conosce sa che questo è un po’ il mio identificativo, il mio grido di battaglia(pacifica), per lanciare riflessioni sul WEB. Stavolta però, chiedendo ospitalità agli amici della Gazzetta di San Severo, lo uso per invitare ad una riflessione i lettori della Gazzetta e gli amici di questa città. Quello che voglio segnalare è un disagio che, se non si stesse consumando realmente sotto i nostri occhi e a nostre spese, sarebbe difficile da credere proposto in una Città che si vanta di essere città “Europea”. Il disagio è quello provocato dal passaggio societario della Banca Apulia al gruppo Intesa San Paolo. Non entro nel merito “dell’operazione” non avendone né le competenze né i titoli emen che meno la voglia. La ragione del mio disagio che, so per certo, mi accomuna a quello di molti altri clienti, è quello di doversi recare in un cantiere aperto per il disbrigo di semplici operazioni di sportello e, per giunta, tutto questo va avanti da circa un mese e chissà per quanto ancora. Il passaggio di gruppo societario ha, evidentemente, richiesto degli opportuni lavori di adeguamento degli edifici, ma non sarebbe forse stato meglio chiudere gli uffici e garantire la regolarità del servizio in altre succursali (invece già chiuse in maniera avventata) fino al termine del disbrigo dei lavori?

Pertanto,attualmente per accedere in filiale bisogna necessariamente percorrere una scalinata in modernissimo cemento armato, sprovvista di pavimentazione, ma dotata di un foglietto posto sull’ultimo livello, autografato dal capocantiere, e recante la scritta “gradino irregolare”. Ovviamente la scritta non può essere goduta dai disabili poiché per loro non è stato predisposto nessun accesso alternativo e, di conseguenza, è loro negata la possibilità di raggiungere gli sportelli per effettuare le varie operazioni. Giunti poi finalmente all’interno è come se si facesse una visita sul set di un film dove si sta girando la scena di un attentato: gente ovunque, che fatica a distinguere gli sportelli a cui rivolgersi, cavi penduli che spuntano dalla struttura scheletrica di un soffitto a sospensione con pannelli divelti, impiegati evidentemente imbarazzati per la situazione – dove è difficile gestire la turba di gente, l’ascolto delle richieste e il necessario maneggio di soldi. È vero che anche quelli di una Banca si chiamano clienti, ma ci sarà pure una leggera differenza tra quelli di un potente istituto di credito e quelli di un mercatino rionale (con tutto il rispetto per i clienti e le strutture dei mercati rionali)…almeno lì c’è un barettino per comprare una bibita fresca per alleviare l’afa e l’attesa in piedi. Ora, al secondo tentativo di pagare un bonifico ho mollato; sarà per la mia pigrizia o per l’incapacità di trovare il numerino giusto, nascosto tra i volantini promozionali, o ancora per l’impossibilità di dialogare con il cassiere in maniera discreta, chiedendo informazioni riservate sull’operazione da eseguire…restail fatto che il mio creditore dovrà attendere il suo pagamento…e chissà per quanto ancora.Ma le banche non dovrebbero servire a facilitare la circolazione del denaro, favorendo così la crescita di un territorio?

fr Andrea Tirelli

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