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Domani la Sagra della Paposcia “al Parco” di Vico del Gargano

Una sagra a ritmo di Taranta. Emblema della gastronomia di Vico del Gargano è, la paposcia ottenuta dall’impasto di pane che cotto al forno e farcito con rucola, pomodoro, ricotta fresca ed un pizzico di peperoncino diventa un’estasi di sapori.
In pratica, la paposcia è un pane-focaccia la cui storia narra che venisse già utilizzata nel XVI secolo come “termometro” per verificare se la temperatura del forno fosse giusta per la cottura del pane, alimento principale della civiltà contadina. Infatti, levato l’impasto usato per le pagnotte di pane, la pasta che rimaneva attaccata alla madia (la cosiddetta fazzatura) veniva raccolta, impastata, allungata con le mani sino a 20-30 centimetri, infarinata e posta nel forno per pochi minuti prima delle pagnotte di pane perché la tenuta della paposcia alla buona cottura indicava la buona riuscita del pane. Questa striscia di massa poi non veniva buttata, anzi una volta tagliata a metà era condita con un filo d’olio e formaggio fresco locale. Nel particolare e suggestivo scenario al Parco di Vico del Gargano si potranno gustare tante prelibatezze della gastronomia garganica, accompagnate da buon vini locali, ed ascoltare tanta buona musica e tammorre che quest’anno vedrà il concerto di Michele Màngano . La carovana compie un vero e proprio viaggio nella danza che parte dalla tarantella partenopea per giungere dal Gargano al Salento fino ad approdare al profondo sud, a quelle terre bagnate dal Mediterraneo, scrigno di infiniti tesori sommersi da pirati e corsari e complice della varietà etnica che traspare dai volti degli abitanti delle terre da esso bagnate, così differenti tra loro. Un viaggio attraverso terre antiche, terre d’oriente e di magie, terra di intrecci tra i popoli, terre di luce accecante, ma soprattutto terre di diavoli scatenati nei loro raduni misteriosi e clandestini che danzano al suono ininterrotto di tamburi che riecheggiano nella notte. L’artista garganico è molto attratto dalle sperimentazioni, dalle fusioni e dalle mescolanze di stili differenti ed ancora una volta si mette in gioco e attinge da fonti diverse. Lo spettacolo è un viaggio all’interno delle emozioni più intime dell’artista e in particolare della solitudine: un sentimento che però è solare, porta all’ introspezione e celebra l’uomo.Sul palcoscenico oltre a Màngano ci sono tredici artisti tra musicisti e ballerini. Forse proprio questo mix di culture che gli ha dato il coraggio di rivoluzionare il tradizionalista mondo della tarantella, fondendola con musiche greche-spagnole-afro cubane e contemporanee, attirandosi l’attenzione di molti critici ed esperti di danza e musica popolare. E’ certo comunque che non si può ignorare come il carisma e la personalità di Màngano abbiano in questi anni avvicinato la tarantella a migliaia di persone in tutto il mondo.

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