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IN MEMORIA DEI DECORATI E DEI SOLDATI DI SAN SEVERO CADUTI NELLA GRANDE GUERRA

A distanza di cento anni dalla Grande Guerra, il rischio è che la memoria di quell’immane tragedia possa risultare colpevolmente labile, se non del tutto assente nelle giovani generazioni.

Tra le numerose iniziative messe in atto negli ultimi anni allo scopo di rinverdire e recuperare quella memoria, s’inserisce a livello locale un ulteriore tassello – il volume “Dulce et decorum est pro patria mori…” ideato e creato dal nostro concittadino Aldo Sabatino e di prossima   pubblicazione in una pregevole edizione presso le Grafiche Sales S.r.l.. ‘Creato’ più che ‘scritto’, in quanto l’aspetto che forse più colpisce nello sfogliare il libro è quello visivo, con una ricchezza d’immagini incorniciate in una grafica accurata e suggestiva che rivela il lato artistico, a non molti noto, dell’autore.Il testo, comunque, non è soltanto un’opera di grafica, un visual book. Esso presenta diversi percorsi di navigazione. Non è neppure solo un mero elenco e una galleria di ritratti ingialliti dei soldati di San Severo caduti nel primo conflitto mondiale e dei decorati al valor militare.È anche una raccolta poetica delle liriche composte dai poeti-soldati italiani che hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza traumatica e indimenticabile della Prima Guerra Mondiale, e che potrebbe rivelarsi un efficace strumento didattico finalizzato a far conoscere agli studenti un periodo della poesia italiana di solito poco frequentato nelle nostre scuole. Pur essendoil risultato di lunghe ricerche, il lavoro di AldoSabatino, secondo lo stesso autore,non ha la pretesa di essere opera di carattere scientifico nell’accezione più rigorosa del termine, né tantomeno di dire l’ultima parola sulla esattezza dei numeri e dei nomi, sebbene a questa si avvicini di molto.

“Dulce et decorum est pro patria mori…”è un po’ tutto questo, ma soprattutto si propone con umiltà di suscitare emozionianche in coloro che vedono vicende come questetroppo lontane nel tempo;è una testimonianza non retorica, ma sinceramente sentita e compassionevole del doveroso riconoscimento del sacrificio e dell’eroismo dei soldati sanseveresi che hanno perso la loro vita, e con essa i loro sogni, in quella immane ed “inutile strage”, come la definì papa Benedetto XV. (A.G.)

 

 

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