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La confusione patronale a San Severo

Nonostante la storia e i documenti siano chiari e precisi, a San Severo sembrano sussistere perplessità circa la questione patronale. Il recente Calendario Proprio della Diocesi, approvato nel 2002, specifica che: la Madonna del Soccorso è Patrona della Chiesa di San Severo e Patrona secondaria della Diocesi; san Severino Patrono secondario della Città; san Severo è citato solo come Patrono della Diocesi. È assolutamente errato pensare che i patroni delle diocesi siano automaticamente anche i patroni delle città episcopali. E’ vero, invece, il contrario: patroni di molte città d’Italia sono stati elevati al patronato diocesano per “estensione” nel momento in cui quelle città divennero sede della cattedra episcopale. Il culto di san Severo, Vescovo di Napoli, venne imposto nella nostra Diocesi, istituita nel 1580, agli inizi del XVIII secolo dal Vescovo, mons. Giocoli. Già suo zio, mons. Fortunato, aveva donato anni prima alla Città una reliquia di un san Severo…non del Vescovo di Napoli ma di un Martire morto nei primi secoli del Cristianesimo! La confusione onomastica tra i santi patroni a San Severo pervade la storia e la determina. Si pensi che persino il Protonatario Apostolico, nella Bolla di nomina del nostro amato mons. Checchinato a Vescovo della Diocesi, si rivolge al popolo di San Severo esortandolo affinché imiti “l’esempio del Santo patrono Severo, il quale, disprezzando gli inganni del mondo, con una morte gloriosa versò il suo prezioso sangue per amore di Cristo”. Il delegato papale faceva chiaramente riferimento al Martire e non al Vescovo! Le confusioni patronali, tuttavia, non finiscono qui: l’imposizione di un nuovo culto nel ‘700 aveva lo scopo di oscurare quello a favore del Santo che diede il nome e, successivamente lo stemma, alla nostra Città: san Severino del Norico. Non deve destare meraviglia la sottile divergenza tra le due denominazioni: già in maniera più esaustiva, in precedenti occasioni, ho chiarito che l’originaria denominazione del nostro abitato era “Castellum/Castrum Sancti Severini”e che la prima parrocchia fu proprio quella dedicata all’Abate del Norico. Quando nel ‘500, grazie agli agostiniani, si impresse il culto della Vergine del Soccorso, divenne immediatamente profondo e intimo il legame tra il popolo e la Vergine Maria. Tutte le città della diocesi hanno un culto mariano preponderante ed essendo la Vergine una sola, seppur venerata sotto tanti titoli, oserei dire che, non solo San Severo è “Civitas Mariana”, come attesta l’epigrafe posta sulla facciata del Santuario dedicato Vergine del Soccorso, ma che tutti possiamo considerarci appartenenti a una “Dioecesis Mariana”. Negli atti sinodali dal XVIII secolo in poi i Vescovi, nell’invocazione iniziale, citano la Vergine Maria, san Severino e san Severo: i tre culti, quindi, hanno sempre camminato in modo parallelo anche a livello diocesano. In base alle norme liturgiche vigenti e a principi teologici e mariologici inappellabili, non è possibile considerare la Vergine Maria “patrona secondaria della Diocesi”: alla Madonna, infatti, si attribuisce un culto chiamato “iperdulia”, una venerazione, cioè, esponenzialmente superiore a quella che si tributa ai Santi. San Severo fu il 12° Vescovo di Napoli e visse tra IV e V secolo. Esercitò il suo magistero in un’epoca in cui il cristianesimo era divenuto già religione lecita dopo l’editto di Costantino del 313. Fu stimato sia in ambito cristiano, come attesta una lettera di sant’Ambrogio, sia in ambito pagano, come testimonia uno scritto di Simmaco, Pontefice Massimo e Prefetto di Roma. Fece erigere a Napoli, oltre a chiese e basiliche, il battistero di San Giovanni in Fonte, oggi considerato il più antico dell’Occidente. Si distinse come testimone e imitatore dell’insegnamento di Gesù Cristo attraverso le opere e i miracoli, riservando il suo aiuto agli ultimi, ai più deboli, e smascherando le insidie dei prepotenti. Solo la nostra Diocesi celebra la festa del Santo Vescovo a settembre e non il 29 Aprile, giorno del suo dies natalis, e possiede le sue reliquie donate da Napoli nei secoli. Sarebbe troppo presuntuoso pensare di poter districare la faccenda agiografica e patronale attraverso questo breve scritto: colgo, però, l’occasione per augurare a tutti i cittadini della Diocesi di San Severo una buona festa con la speranza che, dedicando un momento non solo ai festeggiamenti laici ma, soprattutto, alla conoscenza della vita di san Severo e della storia della diocesi, si possano ritrovare l’unità e l’identità in attesa di una più dignitosa organizzazione del Calendario Proprio, nel rispetto della fede, della storia e della tradizione.

Lidya Colangelo

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