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La consapevolezza dell’autismo:la significativa conferenza che ha arricchito i presenti nella gremita sala conferenza della Divina Provvidenza a San Severo, organizzata dal comprensivo “Palmieri-San Giovanni Bosco”, con prestigiosi relatori.

In occasione della “Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo”, all’insegna del colore blu, l’Istituto comprensivo “Giovanni Palmieri – san Giovanni Bosco”, con il patrocinio del Comune di San Severo (assessorato ai Servizi sociali, con Simona Venditti), ha organizzato un incontro-dibattito che si è tenuto nella sala conferenze parrocchiale della Divina Provvidenza. “Vivere la disabilità e non accettarla”, ha evidenziato nella sua testimonianza Elvira de Santis, mamma di Francesco, che ha lasciato la frase come slogan. “Tutti la devono vivere e non subire. Famiglia a parte, ciò vale per la scuola e le altre realtà cittadine, compresa la comunità”. Evento organizzato in ogni dettaglio dal dirigente scolastico, Francesca Chiechi, dalla referente del dipartimento disabilità della scuola, Cinzia De Salvio e dalla sig.ra Elvira de Santis, ha visto la partecipazione del sindaco di San Severo, Francesco Miglio,e la testimonianza significativa dell’ex assessore regionale ai Servizi sociali e mamma di una ragazza disabile, Anna Nuzziello. Una consapevolezza dell’autismo che inizia con una diagnosi precoce, appena c’è il sospetto, come ha evidenziato, Michele Germano, neuropsichiatra infantile, presso Casa Sollievo della Sofferenza: “La diagnosi precoce già nel primo anno di vita, è importante. Vanno individuati gli atteggiamenti e i comportamenti che secondo la letteratura psichiatrica conducano ad una diagnosi ‘a colpo d’occhio’ dello spettro autistico”.  Giovanni Ippolito, psicologo foggiano, ideatore del metodo TMA “Caputo-Ippolito”, ha mostrato l’efficacia della Terapia Multisistemica in Acqua (TMA), che va ad incidere in modo significativo su tanti parametri e soprattutto sull’autostima del bambino e sugli atteggiamenti relazionali; un nuovo approccio terapeutico per soggetti con disturbo autistico e della relazione, questo metodo utilizza  l’attività in acqua  per migliorare non solo l’autostima dei bambini autistici. La TMA si svolge presso piscine pubbliche, per favorire un processo d’integrazione, con l’utilizzo di operatori che hanno ricevuto una formazione specifica. La genetica, resta la “freccia nell’arco”, che può dare, oggi, una speranza, domani, magari, una certezza. Massimo Carella, ricercatore presso l’IRCCS, Casa Sollievo della Sofferenza, partito dall’importante ricerca scientifica sulla genetica dello spettro autistico, ha evidenziato le modalità, con le quali in un prossimo futuro si potrà arrivare ad una diagnosi precoce dell’autismo e, di conseguenza, si potrebbe arrivare anche alla tanto sospirata cura farmacologica. Grazia Lombardi, psicologa e psicoterapeuta di Foggia, grazie alla sua esperienza internazionale maturata sul campo, partendo dalle sfumature della mente autistica, mettendo inevidenza i numerosi approcci e le strategie terapeutiche adottate nelle sedute con i bambini, ha terminato con un filmato dov’è emerso il risultato finale dell’integrazione scolastica e sociale del soggetto autistico. “Mi definisco una mamma guerriera – ha detto pubblicamente Elvira de Santis – quando penso al primo e devastante approccio alla diversità di mio figlio, con le nottate passate su Internet per capire cosa fosse l’autismo, se ci fosse una cura, se si potesse guarire, a cercare le parole per spiegarlo a mio figlio maggiore, di soli due anni, che voleva interagire con il fratellino ma dal quale non riceveva alcuna risposta.Nonostante le vicissitudini che si sono intervallate nella nostra vita,le emozioni e le grandi difficoltà nel gestire una problematica neuropsichica, come dell’autismo, quando non meno di dieci anni fa c’era ancora il deserto, quando alla parola autismo si associavano solo i titoli dei film “Forrest Gump”e “Rain Man”, abbiamo deciso come famiglia, non di accettare la problematica di nostro figlio, ma di andare oltre, cambiare il nostro modo di vivere e d’iniziare un nuovo e diverso percorso di rinascita a nuova vita con l’adorato e bellissimo Francesco. Ma –concludeElvira de Santis – voglio spostare l’attenzione dalla figura materna su quella paterna. Perché di solito, sono proprio i papà che scappano difronte alla disabilità e non sanno prendere con la giusta leggerezza e con un pizzico di sana follia la diversità del figlio per supportarlo nel suo percorso di vita”.

Beniamino PASCALE

 

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