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L’URLO DI UN PENSIONATO DEL CENTRO STORICO

di MICHELE MONACO
ANTONIO abita in via Roma. Nella sua casa a pianterreno, dove vive la sua vita da pensionato, conduce una esistenza autonoma da ottantenne. Vive solo, non ha voluto seguire sua figlia e suo genero nell’abitazione di un anonimo e affollato condominio della periferia. Era un artigiano molto apprezzato. Aveva cominciato nel dopoguerra a costruire botti di legno pregiato per la conservazione del vino nelle cantine di abitazioni settecentesche, aveva continuato a costruire mobili su misura e con il restaurare perfino mobili antichi. E’ contento di non aver mai lasciato il suo sottano, né il centro storico dove è nato e cresciuto. <<Vedete -dice- non voglio fare la fine di quei pensionati che si aggirano come fantasmi nei centri commerciali per trascorrere la giornata al caldo o al fresco dei condizionatori d’aria. Purtroppo nel nostro centro storico ho assistito progressivamente alla chiusura delle botteghe artigianali, dell’alimentare all’angolo, i negozi di vicinato sono spariti, le loro insegne spente per sempre. Alcune vetrine storiche che hanno caratterizzato via Soccorso e via Daunia sono chiuse da tempo e qualcuna è stata fatta di recente persino oggetto di un attentato dinamitardo (vedi foto dell’ex-oreficeria BUONO). Uno scenario desolante. Degrado e insicurezza. Come si dice: << cornuti e mazziati>>, commenta ANTONIO in un scatto d’ira. E intanto si insediano centri commerciali a ripetizione e per giunta congestionando il traffico e sradicando alberi. E poi: se un negozio di fornaio o quello di fruttivendolo vengono sostituiti con delle sale-scommesse, con locali pieni di macchinette-mangiasoldi, allora abbiamo i ludopatici. Chi si occupa di loro? Non me ne vogliano i gestori di queste attività, non è colpa mia se sono dannose, NON TUTTO QUELLO CHE GENERA PROFITTO È PROGRESSO. Vorrei soprattutto far notare che per tanti anziani il fornaio, il fruttivendolo, l’alimentare, erano anche importanti punti di riferimento, di relazioni sociali. Necessita, prima di tutto, individuare, per il futuro della Città, un modello e un progetto alto di riscatto civile condiviso fra tutti coloro che non si rassegnano al peggio: riqualificazione del centro storico, politiche pubbliche d’incentivazione, anche tramite la leva fiscale, per la ripresa dell’economia cittadina e degli esercizi commerciali, da effettuarsi in sinergia tra Amministrazione pubblica e istituti di credito nel cuore della città. Insomma una vera e propria terapia d’urto per salvare il centro storico dall’apatia e dall’immobilismo in cui sembra essere sprofondata da troppo tempo. LO SCENARIO SPETTRALE che si delinea per chi, nonostante tutto, intende avventurarsi in centro nelle ore serali, non può essere più accettato nella rassegnazione generale. <<CHI NON HA AVUTO – E NON HA – NÉ PASSIONE, NÉ PROGETTI PER LA SICUREZZA E LO SVILUPPO DEL CENTRO STORICO, NON SI PRESENTI ALLE PROSSIME ELEZIONI MUNICIPALI>>. Questo è l’urlo di ANTONIO.

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