ComunicatiIn evidenzaPrima pagina

Sagedil: Numerose inesattezze di Trivento, ancora una volta chiariamo con competenza

Il comunicato stampa del sig. Davide Trivento, componente del comitato civico “No all’impianto di compostaggio presso la ex-Safab”, reitera numerose inesattezze, che provvediamo, ancora una volta e con competenza, a rimettere nei giusti binari.

Anzitutto si fa erroneo riferimento al DM 29/01/2007, che recepisce le BAT: si sostiene sia superato, in quanto emesso, appunto, nel 2007. Al fine di chiarire tale bizzarro fraintendimento e tranquillizzare il Sig. Trivento, occorre evidentemente specificare che il Decreto Ministeriale del 29/01/2007 (Emanazione di linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili in materia di gestione dei rifiuti) è unicamente il decreto che ha recepito in Italia la normativa europea Direttiva Europea 96/61/CE, detta IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control).Tale direttiva introduce per la prima volta il concetto di BAT, Best Available Technology (in italiano MTD, Migliori Tecniche Disponibili).

In altre parole, al fine di raggiungere il più elevato livello di protezione dell’ambiente possibile, nel rilascio delle autorizzazioni AIA (come quella ottenuta dall’Impianto di Compostaggio che verrà realizzato) si prevede che vengano individuate e adottate, da parte del gestore dell’impianto, le migliori tecniche impiantistiche, di controllo e di gestione in grado di garantire – tra quelle tecnicamente realizzabili- i minori livelli di emissione di inquinanti e la miglior ottimizzazione dei consumi di materie prime, acqua ed energia.

Pertanto, benchè la normativa italiana che obbliga all’utilizzo delle BAT risalga al 2007 (va notato che l’originaria direttiva europea risale addirittura al 1996), queste sono costantemente aggiornate, parallelamente al progresso dell’offerta tecnologica. Pertanto, è quasi superfluo tornare a ribadire che: l’impianto di compostaggio in questione prevede l’utilizzo delle migliori tecniche impiantistiche, di controllo e di gestione tra quelle tecnicamente realizzabili oggi.

Ricordiamo ancora che, a valle di un iter istruttorio durato quasi tre anni, sono stati approfonditi tutti i possibili impatti generabili dall’impianto richiesti dagli enti di controllo. Pur volendo, dunque, tenere nella giusta considerazione i dubbi di un privato cittadino -ed al fine di fugarli definitivamente-, facciamo rilevare che tali dubbi contrastano con tutta la normativa nazionale di settore, tutta la normativa europea di settore e soprattutto con tutti i pareri favorevoli all’impianto emessi dagli enti di controllo preposti.

Non vorremmo, poi, neanche entrare nella polemica inerente il dimensionamento dell’impianto; tuttavia, è di palmare evidenza che l’impianto tratterà, all’anno, ton 45.000 di FORSU e ton 15.000 di “cippato”, come viene definito, che altro non è che lo sfalcio verde delle potature. Non è comprensibile come questo possa trasformarsi in 60.000 ton/anno di “rifiuti” !

Esprimiamo formale invito al Sig. Trivento e a tutti coloro che ne hanno interesse ad effettuare una visita di approfondimento e di studio presso uno dei tanti impianti presenti in Italia che adottano la stessa tecnologia che verrà impiegata nell’impianto previsto nell’area ex Safab; constateranno personalmente che questi impianti non “puzzano”, non emettono cattivi odori e che i sistemi di controllo imposti da enti preposti al rilascio delle autorizzazioni, con registrazioni sulle 24 ore, sono tali da consentire all’Amministrazione Comunale un controllo costante del rispetto dei rigidi parametri imposti, con conseguenze notevoli in caso di superamento dei valori, sia in termini economici che sul fronte penale, e fermo dell’impianto.

​Invero, gli impianti oggi in esercizio adottano una tecnologia meno avanzata rispetto a quella prevista nell’impianto ex Safaab poiché la sperimentazione, operata da parte delle imprese specializzate operanti nel settore, è in continua evoluzione, finalizzata a migliorare quanto già presente sul mercato. La necessità imprescindibile di realizzare questi impianti per chiudere il ciclo di trattamento dei rifiuti (e, nel caso specifico, della forsu) spinge in tale direzione tutte le ditte specializzate che si occupano di questo comparto specifico.

Premesso ciò, sorge spontanea una domanda al Sig. Trivento: come pensa di smaltire la forsu ? Forse portandola ancora in discarica, operazione già oggi non più consentita dalla norma, o piuttosto trasportandola a centinaia di chilometri negli impianti presenti al Nord, gravando il maggior costo del trasporto sulle tasche dei cittadini della comunità di San Severo ? Probabilmente per il territorio e per la città le maggiori criticità deriverebbero e deriveranno dal fingere che problema non esista, evitando di affrontarlo. Ottima soluzione.

​Meraviglia, poi, il conteggio dei mezzi, evidentemente manipolato strumentalmente. Volendo anche ammettere (e così non è) che i giorni lavorativi siano 220 (per fortuna il sig. Trivento può permettersi, oltre ai sabati e alle domeniche che sono 104, altri 40 giorni di ferie all’anno!), si ottiene che 60.000 tonnellate divise per 220 giorni portano ad un quantitativo di 272 tonnellate al giorno; considerando, pertanto, che ogni mezzo trasporta almeno 22 tonnellate, si ottengono 12,4 mezzi al giorno per la precisione, che, nella peggiore delle ipotesi, arriverebbero ai 15, 16 mezzi al giorno considerando anche tutte le altre attività che si svolgeranno nell’impianto. Se poi i mezzi degli addetti che vi lavoreranno costituiscono anch’essi un contributo all’aumento del traffico, beh, l’unica soluzione sarebbe quella di restarsene tutti a casa

Altri articoli

Pulsante per tornare all'inizio