1915-1918, L’ORGOGLIO ITALIANO E CATTOLICO NELLA GRANDE GUERRA

Ci è pervenuto in Redazione un contributo dell’avv. MATTEO CALVANO (nella foto) sul 1° centenario della GRANDE GUERRA che giriamo volentieri ai nostri Lettori. Eccone il contenuto:
Ricorre quest’anno il primo centenario dell’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale, “l’inutile strage”, così definita dal Papa Benedetto XV, ovviamente fautore della pace. Invero i CATTOLICI, durante tutto il conflitto, fecero interamente il loro dovere, come don GIOVANNI MAZZONI, prete, l’allora sergente RONCALLI, il futuro GIOVANNI XXIII che “inquadrato” nel corpo della sanità militare potè assistere i soldati, ancora il cardinale di Milano ANDREA CARLO FERRARI, beatificato da GIOVANNI PAOLO II il 10 maggio 1987 per la sua attività pastorale. Nel 1917 – dopo Caporetto – in occasione della festa di Sant’Ambrogio in Basilica ebbe a pronunciare: “Ottieni dall’Altissimo ai petti italiani il santo coraggio, …ottieni la forza e la perseveranza nell’adempimento del loro grave dovere verso la nostra Patria”. Successivamente, nell’agosto 1918, nell’incontrare le reclute della classe 1900 a Valassina, la definì “la classe della vittoria” ed aggiunse “La Patria vi ha chiamati a difenderla e voi risponderete con la volontà decisa, fedeli alla disciplina del soldato, generosi nella fatica della guerra. A compiere il vostro dovere vi sorregga il canto della vittoria che giunge dal fronte di guerra…”.
Ricordiamo quindi con viva emozione l’ultima guerra di Indipendenza che vide finalmente congiunte alla Patria Trento, Trieste, l’Istria e parte della Dalmazia. Celebriamo l’ORGOGLIO ITALIANO che stringendosi attorno al Re VITTORIO EMANUELE III, il Re soldato che mangiava nella gavetta coi suoi soldati, dormiva in branda e seppe sollevarsi da Caporetto. Ricordiamo la Regina ELENA, madre di tutti gli italiani, che si prodigò per i soldati feriti nel Quirinale-Ospedale da campo n. 1.
Onoriamo AURELIO BARUZZI, diciannovenne romagnolo a cui si deve la presa della città martire: Gorizia; CARLO DELCROIX, medaglia d’oro; ENRICO TOTI, ferroviere romano; FILIPPO CORRIDORI, sindacalista rivoluzionario; il generale EDOARDO BETTOIA, medaglia d’oro e pluridecorato anche da Stati Esteri ed i tanti e tanti eroi e mutilati di guerra. Mettiamoci sugli attenti per ricordare i 650.000 italiani, di cui ben 360 concittadini che fecero dono della vita per assicurare all’Italia il ruolo che Le spettava nel mondo. L’esempio, il ricordo, il coraggio di tutti i caduti e mutilati nella Grande Guerra ci aiuti a sopravvivere in questa nostra Italia diventata ormai “…nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”.
MATTEO CALVANO
