23 MARZO 1950: CRONACA DI UNA RIBELLIONE

di MICHELE MONACO
DOMENICA 25 MARZO 2018, alle ore 20.00, presso il Teatro-Cantina “FOYER ’97” (sito in via Colombo n. 18 a San Severo), andrà in scena, su musiche originali di EDGARDO CAPUTO, “CRONACA DI UNA RIBELLIONE” raccontata e animata dall’attore FRANCESCO GRAVINO, il quale ha sintetizzato così la sua performance che già nel 2010 gli è valso il premio di miglior attore al FESTIVAL DEL TEATRO a Grosseto. << La storia è ambientata negli anni ’50 a San Severo. È il racconto di due braccianti trentenni, che vivono alla “giornata” e che si incontrano per partecipare allo STORICO SCIOPERO GENERALE DEL 23 MARZO DEL 1950. La vicenda passa attraverso una sorta di ricostruzione del periodo storico con i suoi problemi, con la sua umanità e le vicende, che in quel giorno hanno visto gli scontri tra braccianti e Forze dell’Ordine al grido di “Pane e Lavoro”. Si incrociano TERESA, la giornata, la controra, MICHELE, la mietitura. Personaggi e situazioni che vivono nelle parole di ANTONIO, il quale trascina lo spettatore nella realtà di quel tempo.>> Ma quali sono i fatti veri dai quali trae ispirazione l’attore e regista FRANCESCO GRAVINO? Egli si è ispirato ai drammatici avvenimenti accaduti 68 anni fa. Duecento concittadini furono tradotti nelle carceri di Lucera con una accusa tanto grave e infamante, quanto ingiusta e totalmente falsa: “INSURREZIONE ARMATA CONTRO I POTERI DELLO STATO”. Roba da ergastolo. Uomini e donne che dovettero scontare due anni di carcere per poi essere assolti, CON FORMULA PIENA, dalla Corte d’Assise. Uno sciopero generale degenerato in una ribellione a causa di provocazioni e atteggiamenti di una polizia forgiata – allora – da un Ministro degli Interni come MARIO SCELBA che, con il corpo della “Celere”, svolgeva un ruolo primario nella repressione delle lotte bracciantili e operaie. In quel maledetto 23 marzo del 1950 molti genitori furono arrestati e dovettero inviare i loro figli in affido a famiglie generose delle regioni del centro e del nord Italia. Ma tutti furono scagionati dalle accuse incredibili del Pubblico Ministero, grazie anche al loro straordinario avvocato difensore che fu LELIO BASSO, un illustre Senatore della Repubblica, figura storica del Socialismo Italiano. BASSO concluse la sua memorabile arringa con le seguenti testuali parole:” Questa sentenza voi pronuncerete in nome del popolo, e il popolo, in nome del quale parlate, il popolo di cui dovete essere gli interpreti, non è soltanto il popolo grasso che vuol conservare i suoi privilegi, ma è il vasto popolo che comprende tutti i cittadini, soprattutto la grande massa dell’umile gente che lavora, che soffre e che lotta per diventare non più oggetto ma soggetto di storia, e per fare finalmente del nostro paese, secondo il principio affermato dalla Carta fondamentale, una Repubblica democratica fondata sul Lavoro. Sia la vostra sentenza degna di questo popolo”. Il Teatro-Cantina “Foyer’97” rievocherà questa storia con le passioni dell’epoca.