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Emergenza criminalità: La situazione è da tempo sfuggita di mano

Non conosco casi in cui due uomini si siano contesi una donna brutta, vecchia, povera e malata, ma la letteratura è ricca di duelli cavallereschi per una damigella per la quale valesse la pena rischiare la vita.
I ricchi sequestri di droga nei mari e sulla costa di Capitanata, il numero di rapine e furti, le estorsioni, i pizzi, il malaffare nelle campagne e il recente business dell’accoglienza costituiscono il catalogo delle belle donne per le quali è giusto battersi con il rischio di morire.
Il numero dei morti, insomma, la dice lunga sulla guerra del primato delle “batterie” per il controllo di un business a molti zeri.
Se lo Stato impiegasse in mare un numero di unità adeguato, non dico pari a quello impegnato per i salvataggi, al fine di debellare il traffico di droga; se rendesse impossibili le rapine e i furti, le estorsioni e i pizzi, non vi sarebbe contesa tra le bande di criminali che resterebbero disoccupate.
“Levato il cane, levata la raja” recita un noto motto pugliese.
Impegnato com’è, invece, nelle indagini per scoprire gli autori dei regolamenti dei conti, poco può fare per indagare sull’oggetto della contesa.
La situazione è da tempo sfuggita di mano perché l’attività criminale della provincia di Foggia resta un business appetibile e il numero dei morti ammazzati giustifica ampiamente sia il rischio connesso ai raid omicidi, sia quello per la commissione dei reati oggetto dell’attività criminale.
E’ nato prima l’uovo o la gallina? In Capitanata, come in tante altre parti della Penisola, uovo e gallina sono nati insieme. Lo Stato non ha saputo frenare l’infezione. Non ne ha esattamente valutata la gravità e ha trascurato il fenomeno biologico naturale che ne ridiscende.
Una legislazione inadeguata, l’incertezza della pena, la ingolfata macchina giudiziaria, una benevola giurisprudenza, in uno con una Polizia frustrata e mortificata, afflitta da nefaste infiltrazioni partitocratiche che condizionano le promozioni dall’ingresso nella fascia diringenziale, la collocazione al vertice di oscuri dirigenti generali talvolta in frettolosa fuga per evitare l’arresto, trasferimenti tattici dettati dall’onorevole mammasantissima, sono le concause che depotenziano la macchina della prevenzione, dell’indagine e della repressione.
Si chiama Esecutivo perché il Governo esegue il dettato del legislatore ma Questori e Prefetti sono – esecutivi – perché eseguono gli ordini del Governo. Ne è prova i fatto che dal grado di Vice Questore Vicario il funzionario non è più Ufficiale di Polizia Giudiziaria, proprio per evitare accavallamenti di poteri.
Il Governo trae la sua forza dalla fiducia del Parlamento e il Parlamento è fatto di Parlamentari aggregati in Gruppi Parlamentari, cioè Partiti, e i Partiti traggono la loro forza dagli iscritti e dal numero degli elettori.
Un alto numero di elettori che non votano più, al momento la metà, conferisce maggior forza a chi vota e tra chi vota non tutti sono persone per bene.
Alcuni Parlamentari traggono la loro forza da un elettorato di delinquenti.
Dunque l’Esecutivo può essere condizionato dalla criminalità che si è fatta Stato.
Bisogna ottenere che la gente torni a votare e voti persone per bene.
L’attuale sistema elettorale non consente che il cittadino scelga il suo rappresentante.
Il Partito blinda le candidature e la Democrazia resta un’illusione.
I meritevoli restano al palo, corrotti e corruttori si mischiano ai bravi burocrati, ai bravi poliziotti.
La Provincia di Foggia sta assumendo le caratteristiche di laboratorio criminologico. Tutte le possibili figure di attori sono presenti.
Vi è la criminalità economica, quella per lo sfruttamento bracciantile (vi sono casi in cui lo Stato sostiene economicamente sfruttatori e sfruttati, conferisce gradi e poteri ai nuovi boss-caporali travestiti da benefattori), vi sono bande rivali e ferocissime, organizzazioni per lo smistamento della droga, per l’assalto ai portavalori, per le rapine, per il gioco d’azzardo, il taccheggio, l’usura e poi ci sono prostitute incapaci di firmare e preposte all’amministrazione di enti pubblici attraverso l’istituto del commissariamento intuitu personae, Sindaci isterici che in Consiglio Comunale abbandonano la lingua nazionale per prodursi nell’emissione di incomprensibili suoni gutturali per nascondere la totale ignoranza dei meccanismi da attivare in difesa del cittadino e del territorio.
Un laboratorio che si rispetti ha una sua storia e Foggia ce l’ha.
Quello che preoccupa è il futuro. Semmai taluno pensa che è stato toccato il fondo, temo che costui debba ricredersi.
Vi sono tutti i presupposti per un ulteriore deterioramento della situazione, esattamente come ebbi a prevedere alcuni giorni prima delle tre rapine in un sol giorno a San Severo.
Quali sono i segnali che mi inducono a temere ciò?
Il fatto che, a fronte di esaustiva diagnosi anche autorevolmente firmata da ottimi funzionari della sicurezza, per esempio il Questore uscente, non si provvede correlativamente con adeguata terapia.
Di più: si insiste con antiflogistici che non riescono ad alleviare il sintomo e men che meno agiscono sulle cause.
Occorre una rivoluzione morale e culturale, soprattutto partendo da un atto di umiltà della inetta e ciarliera classe politica locale, inerme in loco e inascoltata a Roma. In un sussulto di decorosa dignità, costoro dovrebbero tornare tra le mura domestiche, smettendo di dedicarsi a proclami di circostanza mentre dai telefonini di riserva dirigono i propri loschi affari personali.

dott. Claudio Lecci. Dirigente Superiore t.u.o. della Polizia di Stato; già Capo della Squadra Mobile di Foggia e Dirigente il Nucleo Speciale Operativo sul Gargano

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