A 100 anni dal manifesto per i “Liberi e Forti” di don Luigi Sturzo – A 50 dalla morte del sindaco Pasquale Iantoschi
La stampa nazionale sta dando molto spazio alle celebrazioni dell’appello di don Sturzo ai “Liberi e Forti”, con l’edizione anche di numerose biografie del Sacerdote siciliano, poi pensatore politico e fondatore di istituzioni e poi del Partito cattolico.
La ricorrenza sembra ancor più marcata per il disorientamento che una parte consistente del corpo sociale avverte di avere a causa dell’assenza di formazioni politiche saldamente ancorate a valori di riferimento.
Paradossalmente anche le componenti più laiche e radicali della nostra società avvertono l’assenza di un interfaccia con cui confrontarsi, polemizzare e dialogare per il bene di tutti, per il bene comune.
Le stesse istituzioni dello Stato stanno riservando una particolare attenzione a tale ricorrenza, come pure i vescovi italiani, che hanno ripreso la riflessione sulle intuizioni di Sturzo e sulla modernità in ordine alle finalità e all’azione politica. Proprio alcuni giorni fa il card. Gualtiero Bassetti ha dedicato alla figura di Sturzo una parte importante del suo intervento introduttivo al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, che riunisce tutti i vescovi italiani. Un’attenzione interessante, che al di là della ricorrenza, rivela l’esigenza di rimettere al centro dell’agenda della Chiesa italiana la presenza dei cattolici nella vita politica e sociale.
Il 2019 sarà l’occasione per la nostra Città per ricordare Pasquale Iantoschi, che fu una di quelle persone “Libere e Forti” che rispose al’appello di Sturzo, formandosi nell’amicizia e alla scuola di don Felice Canelli, il quale, a sua volta, fu un vero talent scout di giovani che, in diverse forme e variegate istituzioni, avrebbero poi servito lo Stato.
Personalmente non l’ho conosciuto, ma ne ho sentito parlare e bene anche dai suoi avversari e anche da quelli che, a suo tempo, non gli evitarono difficoltà e amarezze, invero l’altra faccia della medaglia per chi si impegna e opera seriamente con un ideale per il bene comune. Si può consultare su Iantoschi del materiale, ma credo che alcune opere rivelino ancor più degli scritti. Non abbiamo più con noi nemmeno Tonino Tardio, che fu di Iantoschi infaticabile e zelante primo collaboratore, ma avremo l’opportunità, lungo tutto l’anno appena iniziato, di approfondire la conoscenza di queste persone che si sono immolate per il bene di tutti, per cogliere, nella loro vita e nelle opere, motivazioni e indicazioni per il futuro, affinchè questa Città possa guardare avanti con maggiore serenità.
Con una certa emozione conservo il ricordo del giorno in cui morì, quando andando a scuola vidi la Città tappezzata di manifesti funebri, con lo sguardo del bambino che comprende che la Città piange non soltanto il proprio Sindaco in carica ma la prematura perdita di un uomo di valore. E Papà mi raccontò di “Lalino” appena tornai a casa. E lo conservo, per il ricordo regalatomi dei miei familiari, avvolto in quell’alone di specialità proprio di chi ha fatto qualcosa in più, soprattutto perché l’ha fatto servendo il prossimo dando la propria vita.
Franco Lozupone
(pubblicato dal Corriere di S.Severo n.1005 febbraio 2019)
in foto da sinistra Aldo Moro – al centro Vladimiro Curatolo – a destra Pasquale Iantoschi