A San Severo, firmata la convezione che mette nelle condizioni i soggetti in conflitto con la legge di avere l’opportunità di rimediare e non cadere nella rete della criminalità organizzata.

Si sono da poco conclusi, a San Severo, i lavori del convegno, a cui è seguito un workshop, dal titolo: “Un ventaglio di opportunità per i soggetti in conflitto con la legge”.Una serie di interventi importanti, anche legati alla formazione oltre che al delicato e sentito tema sociale, in rappresentanza dell’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) di Foggia, della Caritas della Diocesi di San Severo, dell’assessorato ai Servizi Sociali, la Consulta delle associazioni di volontariato, l’Ordine regionale degli Assistenti Sociali e l’Ordine degli Avvocati della provincia di Foggia. “Si è trattato di un evento molto significativo per le importanti innovazioni che ha introdotto sia a livello di contenuti che di modalità di lavoro, relativamente ai soggetti in conflitto con la legge – ha evidenziato il presidente della Consulta, Zelinda Rinaldi – Si è trattato di un convegno finalizzato ad una maniera diversa di pensare alla giustizia, vista non più in un’ottica esclusivamente punitiva ma riparativa e rieducativa, oltre che promuovere una vera e propria rete che consenta di raggiungere gli obiettivi di percorso ipotizzati, grazie all’intervento e all’impegno sinergico dei diversi soggetti coinvolti: Comune, Diocesi, Uepe, Servizi Sociali, Ordine degli Avvocati, Consulta e, soprattutto, quelle associazioni che si rendano disponibili ad accogliere soggetti in conflitto con la legge, affinché questi possano espletare attività non retribuita a beneficio della collettività. Proprio alle associazioni sensibili a tale problema e disposte ad accrescere le loro competenze, sono stati dedicati i due workshop. In questa maniera diviene possibile mettere in campo ‘risorse’ della collettività tramite forme innovative di collaborazione per lo sviluppo d’interventi di ‘auto’ aiuto e per favorire la reciprocità tra cittadini nell’ambito della vita comunitaria”. Le conclusioni di Zelinda Rinaldi: “A San Severo, quindi, si è scritta un’altra pagina di civiltà da parte della nostra comunità che ogni volta mostra le sue capacità di saper affrontare ‘il nuovo’ puntando su modalità finalizzate alla crescita del contesto in direzione della coesione, della collaborazione, della condivisione dei problemi e della loro conoscenza approfondita, grazie allo sguardo multiprospettico con cui essi vengono analizzati ed alla pluralità di risorse che ogni volta entrano in campo per contribuire a risolverli”. Queste, invece, le considerazioni dell’assessore ai Servizi Sociali, Simona Venditti: “La parte interessante, la convenzione, è nata in modo parallelo tra Amministrazione comunale, associazioni, Consulta, Diocesi, UEPE. Sottoscritta in modo trilaterale, con la Consulta che farà da strumento sensibilizzatore alle associazioni, con la finalità della giusta misura verso soggetti che, grazie a socializzazione ed educazione, per reati davvero minori e piccoli problemi con la giustizia, su cui chiunque può inciampare e pentirsi, possano essere inseriti in percorsi socialmente utili e di pubblica utilità, anziché essere (o diventare) oggetto di emarginazione o reclutamento per la criminalità”. L’assessore Venditti, che è riuscita in modo sinergico con le altre istituzioni, Consulta in primis, ad ottenere questo risultato, entra nel merito: “Si tratta, per lo più, di ragazzi che davvero commettono errori, più che reati, e si pentono. Ma anche persone che cadono in un momento di sbandamento. Lo scopo è sottrarre il più possibile frange alla criminalità organizzata. La convenzione non è arrivata per caso ma dopo un quinquennio, proprio per acquisire in assessorato la giusta esperienza che viene definita: ‘messa alla prova’, per quelle situazioni che, ribadisco, sono incidenti di percorso. Il tutto, per evitare di entrare in carcere e far danni gravi a soggetti che potrebbero venire a contatto con criminali incalliti. La contaminazione è dannosa. La convenzione – ha concluso l’assessore al welfare, Simona Venditti – è schedulata (ci sono atti amministrativi e aspetti tecnici) e serve a non farli attraversare quella linea borderline che esiste tra ‘penalmente rilevante’ e ‘penalmente irrilevante’, con le buone prassi della giustizia riparativa che, comunque, non è per tutti. Non si parla di delinquenti a cui non viene dato il carcere. Si tratta di qualcuno che per errore, per una volta, così come detto nel workshop, sbaglia e gli viene data la possibilità di rieducazione in strutture di volontariato con personale qualificato: un lavoro per recuperare, anziché il potenziale deterioramento della persona e la contaminazione con la vera illegalità”.
Beniamino PASCALE
