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ADOLESCENTI RIBELLI E VIOLENTI: ALLARME SOCIALE

E’ di qualche giorno fa la notizia che una  madre di Siena scopre, avendo sottomano il cellulare del figlio, un gruppo formato su Wattsapp con amici, denominato “Shoah Party”. Incuriosita visiona le chat e trova cose allucinanti. Video che inneggiavano alla violenza di ogni tipo, una violenza inaudita da far rabbrividire anche il peggiore dei seviziatori. Il tema spaziava dal razzismo, al porno passando per la pedofilia. Ogni genere di violenze e sopraffazione a danno dei più deboli. Va a sporgere denuncia e si scopre che i membri del gruppo chat  sono tutti la maggior parte adolescenti, tra l’altro  provenienti da famiglie  insospettabili per quanto riguarda stili di vita e moralità. L’età dei soggetti andava dai 13 ai 16 anni e l’amministratore del gruppo era un quindicenne. Questo accadimento deve allarmare e  far riflettere tutte le famiglie.  Nessuno se ne deve sentire immune. Anche in virtù di  tutto ciò che sta succendendo in provincia e a Foggia come svariate Baby Gang che, giorni fa, hanno preso a calci e pugni un coetaneo o  spesso aggrediscono anziani o persone che stanno per i fatti loro.  Questa violenza gratuita è inaudita è frutto non solo di strafottenza e maleducazione da parte di questi ragazzi ma di un senso di onnipotenza che si va a instaurare nelle loro menti contorte. Si sentono forti in gruppo, dove di solito c’è un capobranco. Se presi singolarmente questi ragazzini se la farebbero addosso soltanto se qualcuno li gridasse contro. Sembrerebbe che la situazione stia sfuggendo di mano. E non è sempre colpa dei genitori che danno un cattivo esempio,  anche se la famiglia dovrebbe vigilare di più sulle frequentazioni dei loro figli, su ciò che fanno, su come passano il loro tempo sia nella vita reale che in quella virtuale che ha preso sempre più il sopravvento. Purtroppo la vita frenetica e le esigenze economiche portano i genitori a stare sempre più lontano dai figli, devono lavorare spesso entrambi, portare avanti la baracca, e si fanno perdonare  la loro assenza concedendo ai figli di fare un pò ciò che vogliono. Questi ragazzi oltre la scuola e lo studio, ammesso che si applichino, passano la maggior parte del tempo sui social o in mezzo alla strada come spesso capita di vederne anche a San Severo. E, ripeto, non tutti hanno alle spalle famiglie disagiate o provenienti da periferie. Pochi sono i ragazzi che praticano attività sportive anche a livello agonistico. Quindi la noia e la curiosità fa tutto il resto. In possesso di cellulari sempre più di nuova generazione, magari proprio comprati dai genitori che sperano di sentirsi più sicuri potendoli chiamare e controllare,  si spingono a cercare informazioni in rete.  Ma non ci rendiamo conto che, dando un telefono in mano a un ragazzo/a, non in età di sufficiente discernimento, soprattutto collegato h24 con internet equivale a catapultarlo e ad aprirgli centinaia di finestre nel mondo. Può usarlo per cose interessanti e istruttive, o può usarlo, preso dalle curiosità dell’età, per cose pericolose. Vede video violenti che poi tende ad emulare e sperimentare dal vivo, in gruppo, per vedere “l’effetto che fà”.  Da un indagine effettuata per una nota rivista, si evince che i ragazzi si avvicinano alla rete già intorno ai 12 anni,  spesso per giocare, per passare il tempo, per socializzare, per coprire gli intervalli di tempo libero, per poi essere lasciati sempre più soli col presupposto che: “tanto è in casa, non esce, non corre rischi, meglio su internet” . Invece è proprio la rete che può offrire i pericoli maggiori. Spesso i ragazzi si spingono per curiosità a visionare siti porno, a volte è la pubblicità stessa sparata dal web che li incuriosisce, quante volte è capitato anche a noi grandi. L’approccio di prima curiosità poi diventa abitudine, si va alla ricerca sempre di video o immagini che possano dare più adrenalina, emozioni forti. Tutto senza che nessun genitore controlli. Il discorso vale per maschi e femmine, tra tanti social quanti ne conosciamo dove si possono postare foto e video? Le ragazzine così iniziano a  sperimentare il potere della seduzione, postano foto dove ammiccano a pose sexy emulando le star della Tv, si truccano come trentenni e si o no hanno massimo 15 anni. Tutto questo può far gola ai predatori della rete a caccia di volti e foto da vendere ai pedofili. Ci si può imbattere, come già successo, in profili falsi creati apposta sui social per reclutare sotto mentite spoglie, ragazzi ingenui che pensano stiano chattando con loro coetanei. Capita ai grandi, a molte donne, figuriamoci il rischio che corrono i ragazzi. Alcune ragazzine, è già capitato, sono arrivate a spingersi anche ad andare ad appuntamenti con questi soggetti, credendo avessero la loro stessa età, rischiando di essere sequestrate e violentate. I maschi maggiormente invece, presi dal mettere in gioco la loro forza tendono a commettere atti di bullismo o aggressioni come quelle avvenute di recente. Occorre iniziare a dedicare attenzione a questo fenomeno prima che possa essere troppo tardi poichè dietro comunque vi è sempre una forma di disagio che si manifesta con comportamenti aggressivi. In famiglia e nella società ci deve essere una forte volontà di tramandare un clima che scoraggi comportamenti di prevaricazione, sopraffazione e prepotenza. La famiglia deve fare rete con la scuola e viceversa poichè è proprio la scuola che, fin dai primi anni di frequentazione dei ragazzi deve trasmettere valori, insieme alla famiglia,  soprattutto quando nota che in certi ragazzi questi valori latitano. Bisogna saper mettere in atto uno scambio di informazioni che permetta ai ragazzi di capire che è importante rispettare le regole, che anche in famiglia  ci vogliono limiti, che non gli è tutto concesso, imparare convivenza  anche con chi è diverso e più debole e che ci deve essere  rispetto e condivisione. Non perdere tempo a ridefinire i ruoli ove manchino, chiunque abbia il sospetto, sia l’ isitutore o il genitore, che il ragazzo stia adottando atteggiamenti nei confronti dei suoi compagni o della famiglia che scivolano nella prepotenza, nel denigrare, nell’offendere o in atteggiamenti violenti non deve far finta che sia solo una ragazzata e non deve sottovalutarlo. Spesso invece è questo  quello che fanno alcuni genitori, anzi se ne vantano pure. In realtà si deve immediatamente intervenire e mettere in atto una serie di azioni anche con interventi di esperti psicologi poichè alla base di questi comportamenti c’è sempre un disagio che sta prendendo piede  nel ragazzo, poichè è proprio tra i 10 e i 16 anni che i ragazzi tendenzialmente cercano di comunicare i loro bisogni e le loro emozioni o i loro conflitti interiori con i loro atteggiamenti ribelli che esternalizzano con determinate azioni di cui non sono in grado poi di calcolare i rischi derivanti. Devono affermare la loro identità e se questa non va indirizzata nella maniera giusta può sfociare nei casi di cui spesso sentiamo parlare. La famiglia non deve abbassare la guardia, non deve lasciare i propri figli abbandonati a se stessi, deve cercare la comunicazione con loro sempre, vigilare e intervenire alle prime avvisaglie di atteggiamenti o episodi sospetti può essere il preludio per correggere un comportamento violento che comincia ad insinuarsi in loro.  Dove non arriva la famiglia devono le istituzioni.  Non dimentichiamo che i nostri ragazzi saranno gli uomini e le donne del nostro  futuro.

Angela Mennella

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