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Alla fine del 2019 è morto Anselmo Maggio, imprenditore, artista, e bravissima persona. Il ricordo di alcuni esperti.

Il 2019 ha tolto a San Severo un grande artista e, soprattutto, una gran brava persona: Anselmo Maggio.In tanti hanno ricordato la sua figura, d’imprenditore e di artista, considerando che, in entrambe le situazioni, ha lasciato una traccia indelebile nella comunità. Anselmo Maggio nasce nel 1929 a San Severo e si dedica alla gestione del Bar Neogel, su corso Garibaldi, insieme al fratello Gino, per oltre 50 anni, fino ai primi del 2000. Artista molto sensibile, autodidatta, idealista, fantasioso. “Zio Anselmo, il 15 marzo, avrebbe compiuto 91 anni – ha dichiarato Enrico Maggio, uno dei nipoti – Lui e il fratello, con il Neogel, avevano attivato un bar fulcro della cultura a ‘360’ gradi, con tante iniziative artistiche, commerciali e innovative, che hanno dato lustro alla comunità. Tra le tante, considerato il periodo, voglio ricordare la consegna dei regali natalizi con Babbo Natale su una carrozza trasparente trainata da cavalli; il dono delle caramelle della Befana dal tetto del bar la mattina dell’Epifania. Il Neogel è stata la prima sala da ‘the’ in città, per trascorrere dei pomeriggi in assoluto relax ascoltando musica in filodiffusione; lo snack bar a forma di ferro di cavallo in un ambiente caldo e confortevole; per non parlare delle vetrine esterne del Neogel allestite per ogni ricorrenza, cambio di stagione, eventi. È stata una persona solare, molto modesta e riservata. Ha sempre dato la possibilità di lavoro a chiunque glielo chiedeva”. Le conclusioni di Enrico Maggio: “Da circa 30 anni aveva ripreso la sua mai tramontata passione per la pittura che l’ha portato ad esporre le opere in tanti paesi del mondo, ricevendo tanti apprezzamenti e consensi”. Sull’attività artistica di Anselmo Maggio, c’è da ricordare che aveva fondato il centro culturale “ANSE”, in via Valeggio, fino a pochi anni fa, unica vera pinacoteca di San Severo e nel 2016 dopo 5 anni, era tornato con una sua “personale”, intitolata: “Passato-Futuro-Presente”. In un’esclusiva intervista a l’Attacco, così aveva descritto uno dei quadri a lui più cari, portati in mostra: “Con il titolo Passato, Futuro e Presente, esprimo tutto il mio dipingere. In particolare, un’opera, riguarda solo il mio presente e ha come ‘messaggeri’ la Fortuna, il Benessere, l’Amore (F.B.A. è l’acronimo inciso sulla cornice). Questo quadro, anche tra 100 anni non cambierà mai il titolo perché il significato, rappresenterà sempre il Presente”.Così concludeva Anselmo Maggio: “Il linguaggio dei colori è ciò che influenza il mio inconscio. In altre situazioni predomina il sogno nelle opere oniriche, mentre altre appresentano la vita quotidiana. Il colore, per me, nella vita, vale più di ogni altra cosa e spero di lasciare questo segno, tracciare un solco, in questa direzione. Oggi ci sono tante opere che si somigliano troppo. Il mio consiglio, il mio auspicio è quello di essere sempre se stessi, originali, lasciandosi guidare dal proprio estro. Questa resta la mia filosofia artistica”.È il pittore e scultore, Dino Bilancia, a tracciare il profilo di Anselmo Maggio artista: “Lo conosco da quanto avevo 7 anni perché si riforniva da mio padre per la merce che usava nel suo lussuoso Bar Neogel. Un bravo pittore, seppur autodidatta, perché aveva tanti modi di dipingere tutti derivanti dal suo carattere eclettico. Non si soffermava su una specialità, su una tipologia di pittura: ciò che lo ispirava, ciò che gli garbava in quel momento, poteva essere anche un sogno fatto la notte prima, lo metteva su tela. È stato un grande vetrinista, e lo posso affermare con certezza, perché aveva un gusto particolare tutto suo e originale. Come pittore ha iniziato un po’ tardi ma la sua arte ha avuto merito e gloria con tante mostre fatte. La sua pittura, un suo quadro, rappresentavano sempre una novità, perché erano tante persone messe insieme, in base a ciò che lo ispirava. E poi – ha concluso Bilancia – era una bravissima persona”. Come storico intrattenitore e direttore artistico del San Severo Winter Jazz Festival, così lo ricorda Antonio Tarantino: “Anselmo, insieme al fratello Gino, resero il Bar Neogel un punto di riferimento elegante della città. Un luogo di ritrovo e di aggregazione della San Severo non solo borghese, a partire dalla metà anni ’60. Il primo juke-box per ascoltare i successi di allora. E poi la gelateria, la nobile pasticceria, la vastità di scelta dei wisky, il Pernod e tantissimi altri liquori; il roof garden,primo ed unico nella provincia; la tavernetta-pizzeria, la sobria tea room. D’estate, il bellissimo allestimento esterno con tavoli, fioriere, abat jour. Insomma: il Café De Paris a Roma e Parigi erano niente in confronto al Bar Neogel”.

Beniamino PASCALE

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