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APE SOCIAL E VOLONTARIA, NOVITÀ IN MANOVRA. LEGGE DI BILANCIO IN SENATO, APE FINO AL 2019

APE VOLONTARIA AL 2019 — L’anticipo pensionistico su base volontaria viene prorogato di un anno rispetto alla originaria scadenza di fine 2018, che resta invece valida per l’APe sociale. In questo modo, viene recuperato il ritardo accumulato dai provvedimenti attuativi. La partenza stimata per il primo maggio 2017 è comunque ancora in stallo: il decreto attuativo è in vigore dallo scorso 18 ottobre ma mancano le convenzioni con le banche e i documenti di prassi INPS. L’APe, lo ricordiamo in estrema sintesi, è un anticipo pensionistico che si può chiedere a 63 anni, con 20 anni di contributi versati, al massimo tre anni e sette mesi al raggiungimento della pensione di vecchiaia, con un assegno maturato pari ad almeno 1,4 volte il minimo. Non è necessario smettere di lavorare, in base alla durata l’anticipo può andare dal 90% al 75% della pensione, verrà poi restituito con rate ventennali quando si matura l’assegno previdenziale vero e proprio. Il trattamento, versato dall’INPS (a cui si presenta la domanda), viene finanziato dal sistema bancario, ed è coperto da una polizza assicurativa contro il rischio di premorienza. In considerazione del fatto che la misura avrebbe dovuto essere attiva dal maggio 2017, il lavoratore potrà scegliere quando presenta la domanda se chiedere l’APe volontaria retroattivamente o meno.

APE SOCIALE ALLARGATO — I disoccupati avranno accesso all’APe social anche quando la perdita involontaria del posto di lavoro dipende dalla scadenza del contratto a termine, una tipologia che invece è esclusa dalla formulazione della misura contenuta nella manovra 2017. Quindi, dal 2018, anche questi lavoratori (disoccupati per scadenza contratto a termine), rientreranno fra gli aventi diritto all’APe social in base al comma 179, lettera ‘a’, della legge 232/2016 (che è stato modificato in tal senso). C’è una clausola: devono avere almeno 18 mesi di lavoro dipendente nei 36 mesi precedenti la scadenza del contratto. Quindi, devono aver lavorato per almeno un anno e mezzo nei tre anni precedenti. Facilitazioni contributive per le donne con figli, nel caso in cui siano disoccupate oppure addette a lavori gravosi: dal 2018 avranno uno sconto di sei mesi per ogni figlio, nel limite massimo di due anni. Significa che una donna con figli che rientra nella casistica dei disoccupati con diritto all’Ape sociale potrà accedere al beneficio con 29 anni e sei mesi di contributi se ha un figlio, 29 anni se ha due figli, 28 anni e sei mesi se ha tre figli, e 28 anni di contributi se ha quattro figli. Nel caso in cui invece sia addetta alle mansioni gravose, lo sconto contributivo le consentirà l’accesso con 35 anni e sei mesi con un figlio e poi in progressione fino a 34 anni di contributi per quattro figli.

Le risorse finanziarie sono state rimodulate per coprire l’allargamento della platea.

RITA — La rendita integrativa temporanea anticipata (RITA), che consente di monetizzare in tutto o in parte i versamenti ai fondi di previdenza complementare, diventa strutturale e l’accesso sarà consentito quando mancano cinque anni dalla pensione, in presenza di almeno 20 anni di contributi. Il precedente paletto era invece equiparato ai requisiti per l’APe volontaria, ed erano quindi richiesti almeno 63 anni di età, e al massimo tre anni e sette mesi al raggiungimento della pensione di vecchiaia.

MICHELE TESTA

micheletesta1948@libero.it

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