ARRESTATO DAI CARABINIERI UN “CAPORALE”AFRICANO ATTIVO DA 10 ANNI IN CAPITANATA
Sfruttamento del lavoro con impiego di lavoratori privi del permesso di soggiorno, intermediazioni illecite e resistenza a pubblici ufficiali: sono questi i reati per cui un cittadino del Mali, D. L., da dieci anni in Italia, è stato fermato dai Carabinieri dipendenti dal Comando provinciale di Foggia nell’ambito di uno specifico SERVIZIO ANTICAPORALATO. L’arrestato, di 50 anni, è stato fermato dai Carabinieriin località Amendola, alla guida di un Ford Transit con targa bulgara, poco dopo aver caricato 13 cittadini extracomunitari di origine africana provenienti dalla baraccopoli abusiva sorta a Borgo Mezzanone. L’arrestato alla vista dei Carabinieri ha tentato anche la fuga, colpendo con calci e pugni i militari, ma è stato prontamente immobilizzato. La perquisizione personale e del mezzo ha poi consentito di rinvenire gli appunti attestanti il reclutamento e i salari degli extracomunitari nelle zone di Foggia, SAN SEVERO, Manfredonia ed altri Comuni dauni. I passeggeri erano per la maggior parte della stessa zona d’origine dell’arrestato, cioè l’Africa Nera, e qualcuno è anche risultato irregolare sul territorio nazionale. Di questi, interrogati dai militari con l’ausilio di un interprete, alcuni hanno dichiarato di essere al primo giorno d’impiego, altri da diverse settimane, e comunque nessuno è stato in grado di specificare il nome del datore di lavoro né il luogo ove prestavano la loro opera; contestualmente hanno anche ammesso di essere stati reclutati dal ‘caporale’ di colore, intermediatore con i proprietari dei terreni, che provvedeva a trasportarli in loco con il proprio mezzo. Il loro trasporto era perdipiù effettuato in condizioni lesive della dignità umana oltre che pericolose per l’incolumità dei trasportati e degli altri utenti della strada. Il furgone era anche privo sia della copertura assicurativa che dei documenti di circolazione. Il DIAKITE, a seguito della convalida dell’arresto, è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. Le indagini proseguono in TUTTA LA CAPITANATA per identificare i proprietari dei fondi agricoli che si servivano del lavoro clandestino.