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Bancapulia: almeno 2.000 risparmiatori pugliesi rischiano di vedere in fumo le proprie azioni

M5S all’attacco: “Il Partito Democratico piange lacrime di coccodrillo”

Nelle sole province di Lecce, Brindisi e Taranto si calcolano circa 2mila i piccoli azionisti che hanno visto crollare il valore dei loro risparmi investiti in azioni di BancApulia da 39 a 7 euro, vedendo volatilizzato l’81% dei risparmi.

Azioni consigliate e promosse come investimenti pressocchè “sicuri” (anche se è lapalissiano che un investimento in borsa è di natura tutt’altro che sicuro), che si sono trasformati, per effetto delle recenti politiche della banca pugliese facende parte del gruppo Banca Veneta, e di una serie di vicissitudini iniziate da un aumento di capitale e concluso solo pochi giorni fa con l’annuncio del crollo del valore nominale di ogni singola azione, per arrivare infine, il prossimo 19 dicembre, ad una assemblea degli azionisti che si preannuncia a dir poco infuocata.

Il decreto che obbliga le banche popolari a diventare società in borsa, approvato dal parlamento italiano il 24 marzo 2015, ha ridotto, nei fatti, in fumo i risparmi di oltre 2000 pugliesi. Dal dopoguerra, imprese e artigiani sono riusciti ad uscire dalla crisi grazie ad un sistema bancario formato da piccoli istituti vicini al territorio e ai cittadini. Sono le banche popolari, cooperative, di credito artigiano e così via. In queste banche non finivano i soldi dei magnati internazionali, ma i risparmi di una vita, il Tfr e le pensioni dei lavoratori italiani. Anche BancApulia, del gruppo Veneto Banca, è stata coinvolta dal decreto che obbliga molte banche popolari a diventare delle società per azioni e quotarsi in borsa.

“Quando dicevamo che questo governo fa spudoratamente gli interessi degli speculatori internazionali qualcuno sorrideva ma non è bastato il decreto IMU-Bankitalia nel gennaio 2014.” – il commento del capogruppo M5S della Commissione Trasporti, Poste e Comunicazioni della Camera dei Deputati, Diego De Lorenzis – “Avremmo voluto evitare di avere ragione affinché centinaia di migliaia di risparmiatori oggi non vivessero un dramma. Per il PD il profitto viene prima del bene comune e in cui i soldi sono uno strumento di potere, non un mezzo per comprare il necessario, ed è per questo che ha messo in piedi il meccanismo che ieri ha portato gli azionisti di BancApulia, del gruppo Veneto Banca, esattamente come quelli di Banca popolare di Vicenza, a veder bruciati i loro risparmi di una vita. Obbligare le banche popolari alla conversione in Società per Azioni ha evidentemente lo scopo di togliere i concorrenti ai grandi colossi multinazionali, dato che nel mercato questi piccoli istituti non possono reggere la competizione!”

E sulla mancanza di trasparenza il portavoce del M5S Diego De Lorenzis incalza – “Crediamo che la banca abbia mentito agli azionisti proponendo azioni ad un prezzo alto e fuori da ogni canone realistico. Gli azionisti non potevano sapere, si sono semplicemente fidati di quelli che si sono rivelati poi dei pirati in giacca e cravatta. Il prezzo iniziale delle azioni era stato gonfiato in base a valutazioni personali di un tecnico esterno di Veneto Banca.”

Calcoli dei quali non è stato concesso approfondire il metodo perché “riservati”. Ieri, dato che la banca sta per diventare SpA, il Consiglio d’amministrazione è stato costretto a rivelare il reale valore di mercato delle azioni. Una confessione obbligata (data la trasformazione imminente della banca). Ai fini del recesso le azioni sono state valutate 7,3 euro contro i 30,50 euro fissati dall’assemblea di aprile, vale a dire il 76% in meno. Tenendo conto del fatto che il prezzo di 30,50 euro rappresentava già un taglio di oltre il 22% rispetto ai 39,50 euro degli anni precedenti, la perdita per i soci si aggira intorno all’81,5%.

“Per legge quindi è stata perpetrata una truffa colossale da parte di una banca ai suoi risparmiatori” – aggiunge il deputato De Lorenzis – “l’81% dei risparmi di una vita, il sudore e i sacrifici di migliaiai di italiani, letteralmente rubati. I vertici di queste banche sono complici, non vittime, di questo disegno diabolico: le indagini e gli arresti, le menzogne, i favoritismi e la volontà di andare in borsa ne sono la prova. Le uniche vittime sono gli azionisti ingannati. Lo avevamo detto in aula e siamo stati gli unici a denunciare questo scandalo. Oggi anche l’analisi di Confedercontribuenti parla espressamente di una rapina dove rimangono impuniti i veri colpevoli che hanno diretto la banca e che in questi anni ne hanno combinate di tutti i colori”.

“Questo sistema criminale deve essere fermato!” – conclude il capogruppo M5S della Commissione Trasporti, Poste e Comunicazioni della Camera dei Deputati, Diego De Lorenzis – “Questa vicenda è l’emblema della speculazione ai danni dei cittadini. Noi del M5S lo contrastiamo con coraggio e determinazione, al fianco dei piccoli risparmiatori. Ci chiediamo quale sia la funzione del controllore, la Banca d’Italia, che doveva vigilare! Se oggi la ricapitalizzazione di Veneto Banca la facesse la Banca d’Italia, evitando che lo faccia Intesa San Paolo, sarebbe un modo dignitoso rimediare, almeno in piccola parte, all’errore commesso per i tanti risparmiatori inclusi i migliaia di pugliesi di BancApulia.”

“Vogliamo la verità e che chi ha colpevolmente bruciato i risparmi di una vita dei cittadini azionisti venga punito. Per questo, il 19 dicembre il M5S sarà all’assemblea dei soci per pretendere il libro soci di queste banche e i nomi di coloro che ai quali è stato permesso vendere le azioni prima della svalutazione.”

da Puglianet.it

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