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Banconote false con il suo volto durante la partita”: vergognoso episodio di antisportività ad Apricena

L’atleta Francesco Mirando: “Questo non è sport. Ho sempre dato tutto per quella società, vedere questo gesto mi ha ferito profondamente”

Apricena. Lo sport dovrebbe unire, non dividere. E invece, quanto accaduto sabato durante la partita di basket tra Fortitudo Apricena e Nuova Cestistica Barletta rappresenta una delle pagine più tristi della stagione sportiva locale.

Durante la gara, un episodio di chiara antisportività ha visto protagonista, suo malgrado, Francesco Mirando, giocatore del Barletta ed ex atleta della Fortitudo, applaudito e stimato per anni dal pubblico apricenese.

Il clima sugli spalti si è presto trasformato in ostilità: Mirando è stato fischiato e insultato per tutta la partita, fino al gesto più grave – la distribuzione di false banconote con il suo volto stampato sopra, consegnate perfino ai bambini presenti tra il pubblico.

Un gesto che ha suscitato indignazione e sconcerto nell’ambiente sportivo, perché nulla ha a che vedere con lo spirito del basket, fondato su valori di rispetto, lealtà e inclusione.

La testimonianza di Mirando: “Ferito, ma non arrabbiato. Solo deluso”

Raggiunto dopo la partita, Francesco Mirando ha affidato ai social un lungo sfogo, in cui ha raccontato la propria amarezza per quanto accaduto:

“Oggi, durante la partita, è successa una cosa che mi ha profondamente amareggiato.
Sono stato fischiato per tutta la gara, insultato e perfino deriso con una ‘coreografia’ in cui sono state distribuite false banconote con il mio volto, addirittura consegnate anche a dei bambini.
Lo sport non è questo. Lo sport è rispetto, inclusione, passione e confronto leale. Gli sfottò ci stanno, fanno parte del gioco, ma ci sono limiti che non devono essere superati – soprattutto quando si tocca la dignità di una persona.”

Mirando, che oltre a essere giocatore è anche allenatore di basket, ha sottolineato quanto l’episodio lo abbia ferito soprattutto dal punto di vista educativo:

“Ogni giorno cerco di trasmettere ai ragazzi i veri valori di questo sport. E proprio per questo mi dispiace ancora di più: perché non sono questi i valori che dobbiamo insegnare ai più giovani.”

L’atleta ha poi ricordato il suo legame con Apricena, dove ha giocato per due anni, raccontando di aver continuato a scendere in campo gratuitamente pur di non far scomparire il titolo sportivo della società:

“Due anni fa ho continuato a giocare per due mesi senza compenso, solo per aiutare la società. L’anno scorso, invece, ho ricevuto il rimborso dopo cinque mesi. Per questo vedere oggi un’accoglienza del genere da parte di pochi è una grande delusione.”

Infine, Mirando ha annunciato l’intenzione di presentare alla Federazione i filmati e le foto dell’accaduto, affinché episodi del genere non si ripetano.

“Il vero sport è quello che unisce, non quello che divide” – ha concluso – “e non voglio che questa brutta scena getti un’ombra su una città e una comunità sportiva che, nella maggior parte dei casi, ho sempre conosciuto come leale e appassionata.”

Il gesto ha scosso l’ambiente cestistico e la comunità sportiva locale.
A Francesco Mirando va la solidarietà di tanti appassionati e colleghi, che in queste ore stanno esprimendo pubblicamente il loro sostegno.

L’episodio richiama l’urgenza di una riflessione più ampia: quando il tifo oltrepassa il limite e diventa offesa, lo sport perde la sua anima.

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