BENE LA DIA, MA CONTRO IL FRANCHISING DELLA CRIMINALITÁ SERVONO RISPOSTE E NON SPOT DETTATI DALL’EMERGENZA
Bari, 7 mar. – Il voto favorevole del Consiglio regionale alla istituzione della Sezione operativa della DIA a Foggia serve ad aumentare l’attenzione sul tema della lotta alla criminalità.
L’iniziativa, tuttavia, non può bastare.
Come ho avuto modo di evidenziare nel mio intervento in aula sul tema della criminalità organizzata ci troviamo, specialmente in Provincia di Foggia, a vivere una situazione di grave emergenza, che ha trovato ampio risalto sulla stampa nazionale e che merita massima attenzione da parte di tutti, ma che non deve distogliere dal vero obiettivo di organizzare una risposta coesa ed efficace nella lotta alla illegalità e allo sfruttamento.
Per questo, ben vengano, iniziative di sensibilizzazione, finalizzate a tenere viva l’attenzione sul problema, ma non possiamo piegarci alla logica dell’emergenza per chiedere azioni che sono dettate dalla situazione del momento.
Non abbiamo bisogno di spot politici o di medaglie da appuntarci, ma di azioni forti e decise, al fianco dei cittadini che non ci chiedono battaglie ideologiche ma azioni concrete, soprattutto di vicinanza alla loro richiesta di sicurezza.
La DIA è un importante tassello, ma ha necessità di essere inserita in un disegno più ampio che riguarda il rafforzamento degli organici al Tribunale di Foggia, delle forze di Polizia, della stessa azione dei sindaci sul territorio, visto che il recente decreto del governo assegna loro nuove funzioni di contrasto alla criminalità.
Una criminalità, come si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia), che conta sempre meno affiliazioni mafiose ma sempre più episodi cruenti, con ripetuti contatti con organizzazioni mafiose extraeuropee, come hanno evidenziato le recenti operazioni di carabinieri e guardia di finanza sul Gargano.
Esiste anche un problema di equilibri territoriali, visto che le giovani generazioni criminali sono sempre meno sensibili all’autorevolezza dei vecchi capi o ad essere condizionati da schemi di alleanza tra clan.
Questo dinamismo criminale, specie in provincia di Foggia, arma la mano di bande che hanno finalità non di controllo del territorio ma di profitto immediato, frettoloso e potenzialmente meno costoso, visto che non occorre mantenere una struttura criminale ma utilizzare uomini e armi secondo necessità.
Assistiamo a una sorta di franchising criminale, dove tutto è nebuloso, più difficile da contrastare, più rischioso da decifrare.
In questo contesto l’istituzione della DIA non può bastare.
Serve una risposta a 360 gradi che preveda innanzitutto una presenza delle istituzioni al fianco dei cittadini. In questo senso la richiesta di un Consiglio regionale straordinario da svolgersi nella città di San Severo, può rappresentare un modo per dare corpo alla solidarietà verso le forze dell’ordine e i cittadini sanseveresi e in generale della Puglia, che ogni giorno vivono situazioni difficili sul piano della sicurezza.