BENVENUTO LEONE XIV

Appena dopo le 18:00 di un pomeriggio carico di speranza, il fumo bianco ha scritto nel cielo sopra la Cappella Sistina l’incipit di un nuovo capitolo di storia della Chiesa. Una gioia collettiva ha percorso Piazza San Pietro, tramutandosi presto in un fragore crescente di gioia: il successore di Pietro è stato eletto.
È passata un’abbondante ora di trepidante attesa prima che le porte del balcone su cui erano puntati gli occhi del mondo rivelassero il volto del nuovo Pontefice: “La Pace sia con tutti voi.” Le sue prime parole. Un’espressione semplice, eppure carica di una speranza che ha attraversato i millenni: è il saluto del Cristo Risorto che rincuora e dà forza ai discepoli confusi e impauriti riuniti nel cenacolo. Il saluto è arrivato con voce pacata incorniciata da un sorriso che sembrava abbracciare l’intera piazza. Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost. Un volto sconosciuto alla folla, ma con un cuore temprato da anni di servizio lontano dai riflettori, un pastore che ha imparato ad ascoltare il grido del popolo di Dio proveniente dai luoghi dimenticati.
La vicenda umana di quest’uomo inizia negli Stati Uniti: nato a Chicago, nell’Illinois, il 14 settembre 1955 da Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole. Il suo spirito si è profondamente legato alla terra materna che affonda le sue radici nel Perù. Tra le Ande maestose e le comunità che vivono con una fede tenace, ha trascorso anni preziosi come missionario e poi come vescovo. Un’esperienza che non è stata solo un percorso carrieristico, ma una vera e propria scuola di vita, un incontro con volti e storie che gli hanno insegnato il vero significato della prossimità e della solidarietà. Questo amore per la gente, per coloro che spesso non hanno voce, traspare dalle sue prime parole, quando ha ricordato con affetto “quel popolo fedele” che ha accompagnato il suo cammino.
Le prime espressioni del suo magistero inaugurale hanno subito tracciato una linea di continuità con il pontificato di Papa Francesco, ricordando “quella voce debole, ma sempre coraggiosa” che ha benedetto il mondo nel giorno della Pasqua. Un ideale passaggio di consegne, un desiderio di proseguire un cammino di apertura e di attenzione verso tutti. Ma il nuovo Pontefice ha portato con sé anche un’eco profonda della sua formazione agostiniana. L’insistenza sull’amore incondizionato di Dio come sorgente di pace e salvezza, la fiducia nella protezione divina (“Siamo tutti nelle mani di Dio”), richiamano la spiritualità di Sant’Agostino, un cristocentrismo fedele al Vangelo, sono elementi che hanno nutrito la sua anima per decenni.
Il fulcro del suo messaggio è un invito alla riconciliazione e al dialogo, per favorire una “pace disarmata e disarmante”, che deve scaturire dall’intimo delle coscienze, nutrita dall’amore di Dio riversato in ciascuno. Un appello che risuona con urgenza in un mondo segnato da conflitti e divisioni. Leone XIV ci spinge a costruire ponti, non muri, attraverso il dialogo e l’incontro, per formare “un solo popolo, sempre in pace”.
La sua concezione di Chiesa è quella di una comunità che cammina insieme, una “chiesa sinodale” dove ogni voce conta, sull’esempio tracciato da Papa Francesco. Un luogo di accoglienza, aperto a tutti coloro che hanno bisogno di “carità, presenza, dialogo, amore”. E nel ricordare le sue origini agostiniane, con la frase “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”, ha sottolineato un modello di servizio umile e dedito, un pastore che si mette al fianco del suo gregge.
Il suo pensiero finale, rivolto con filiale devozione alla Madonna di Pompei, è stato un affidamento a Maria, Madre che ci accompagna e ci sostiene con il suo amore. Da questo semplice dettaglio emerge il suo rispetto per la fede del popolo, quella accessibile a tutti, la più semplice, ma non per questo priva di profondità e valori fondamentali. Significativa è stata la sua “Ave Maria”: una preghiera corale per invocare il suo sostegno e avere la forza per questa nuova missione.
I primi venti minuti del pontificato di Leone XIV ci consegnano l’immagine di un uomo di fede profonda, con un cuore che ha battuto all’unisono con le gioie e le sofferenze di tante comunità. Un pastore che porta con sé il calore del sole latinoamericano e la saggezza di una lunga riflessione teologica. Il suo messaggio di pace, semplice e diretto, risuona come una promessa: quella di un cammino insieme, illuminato dalla speranza e dalla certezza che l’amore di Dio è la vera forza che può trasformare il mondo. L’attesa è grande, ma le sue prime parole hanno già scaldato i cuori, portando con sé la promessa per l’impegno e la costruzione di un mondo fraterno e pacifico.
Umberto Panipucci
