Cultura

BREVI NOTE PER UNA INTERESSANTE LETTURA

Antonella Tafanelli, recentemente, mi ha fatto dono di due libri di cui è autrice : “UN

BATTITO NEGLI ABISSI” edito nel 2016 dalla Editrice La strada per Babilonia e “AMOR

DI MONDO” pubblicato nell’aprile 2018 per i tipi dell’ Editore Giulio Perrone – Roma.

Sono due libri, due romanzi di vita vissuta, in un certo qual modo, ardui da affrontare come lettura, se chi si propone di farlo non dispone di una sicura propensione mentale al dialogo, all’ascolto, più che all’intervento oppositivo dei propri punti di vista, alla considerazione che le esperienze della vita ti completano o,ti distruggono secondo la loro valenza e solo chi ne è o ne è stato protagonista ha il diritto di guardarle, magari al microscopio delle proprie riflessioni e darne, eventualmente, giudizio. Detto questo, dirò che la lettura di ambedue le fatiche letterarie della giovane autrice di San Severo, l’ho affrontata  e portata a termine con molto piacere e cercando di equilibrare sempre il tutto attraverso l’assidua fedeltà ai propositi sopra citati, sicuramente frutto, anche, di mie convinzioni profonde. Mi limito, per ora a considerare insieme i due libri per tutto quello che hanno potuto offrirmi di situazioni particolari, di specifiche conoscenze, di profondità di sentimenti, legati ai vari momenti delle storie e agli svolgimenti del narrare.

Quali, poi, le conclusioni da trarre da letture che si diversificano per contenuto e, naturalmente, anche per sostanziali coinvolgimenti psicologici, è necessario operare i dovuti distinguo e, se alcune note io mi permetterò di appuntare sarà indispensabile una scelta. La farò, puntando sul libro “UN BATTITO NEGLI ABISSI”, e non perché l’altro sia da apprezzare meno, anzi… Il romanzo  porta sulla copertina l’immagine di un grande cuore, un cuore vero, umano con le sue arterie e le sue vene, un cuore che vorrebbe ancora battere, ma che è stato messo a tacere da violenze e soprusi inauditi: un cuoredi donna vilipesa, massacrata, distrutta da colui che avrebbe solo dovuta amarla, coccolarla, difenderla.

E’ la storia buia di una giovane Margherita che, miracolosamente e almeno momentaneamente salva  dalle grinfie di un uomo con niente di umano, sente su di sé, enorme, il peso di tanta sofferenza, ancora incombente, nonostante l’amore della sua famiglia d’origine,la vicinanza e la comprensione dei vari amici e parenti, i frequenti incontri terapeutici con medici e psicologi. Panico e paura l’afferrano ancora e nei momenti più impensati ( come, per esempio, in tentativi di nuovi incontri sentimentali che potrebbero gratificarla ) e  s’instaurano, in completo deragliamento dai binari che il suo carattere passionale e il suo giovane corpo vorrebbero percorrere. Ed è proprio su queste problematiche di fondo e per un’esigenza di approdo sulle sponde di una nuova possibilità di vita, fatta di complicità e di amore, che l’Autrice mette in gioco se stessa, come donna e protagonista reale di una storia simile, convinta nella sua natura  fondamentalmente generosa ed altruista, di agire a fin di bene. Attraverso la scrittura, ella intende offrire una speranza alle donne violentate dagli uomini nei vari modi che, oggi, ben conosciamo; una speranza che deve essere sempre nutrita, rivolta al non lasciarsi andare, bensì al convincersi che, anche nel buio di una caverna può nascere un piccolo fiore, che nel fango, qualche volta, si può scorgere una pagliuzza d’oro.

Antonella, perquesta sua ferma volontà di pensiero e di azione, nella narrazione non insiste più di tanto sull’argomento della violenza, ma incentra il suo sofferto racconto sull’importante processo di ripresa, di emersione  dall’abisso della spersonalizzazione e del dolore: processo assolutamente non facile, soggetto a delusioni, a profonde ricadute, ma necessario da volere con tutte le proprie forze,per,finalmente, divincolarsi da quella morsa distruttiva, disponendosi anche ad accettare , da persona nuova, l’aiuto di un amore più vero… così come è vero che ogni notte porta il suo giorno e ogni abisso può essere illuminato da un fascio di luce.

                  Maria Teresa Savino

                                                                                              San Severo, dicembre 2018

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