CHIEUTI: “LA PASQUETTA”, ANCHE QUEST’ANNO SI è RINNOVATA QUESTA ANTICA TRADIZIONE

Chieuti: verso l’imbrunire di ogni 05 gennaio, vigilia dell’Epifania, gruppi di persone, amici armati di chitarre, mandolino, tamburi, fisarmonica, si radunano in una casa prestabilita per dar vita alla “Pasquetta”. Suonatori e cantanti pronti a sfidare il freddo, il vento e la pioggia partono per far visite alle case di Chieuti e del circondario per cantare questa canzone. “La Pasquetta” è un canto tradizionale legato alle festività religiose che ogni anno si rinnova e riecheggia per tutte le strade del paese. Il gruppo si presenta dietro alle porte delle case e intona il canto che annuncia la presentazione di Gesù Bambino e l’arrivo dei Magi e si conclude con la richiesta di un dolcetto ai padroni di casa che aprono le porte e invitano ad entrare e consumare qualche dolce di Natale o a mangiare qualcos’altro accompagnato da un buon bicchiere di vino.
Il canto è eseguito in lingua italiana, forse tradotto dal dialetto pugliese-molisano e la partitura musicale, chiamiamola così, può essere considerata musica pastorale quella che s’ispira alla vita dei pastori.
La provenienza di questo canto come citato dallo storico Alfredo De Luca nella sua “SERRACAPRIOLA Appunti di Storia e di Statistica” del 1915 riporta il canto della Pasquetta in dialetto serrano dove certamente si cantava.
Questa tradizione si rinnova anche in molti paesi del Molise e principalmente a Santa Croce di Magliano.
L’unica nota stonata dell’edizione 2024, la mancanza di altri gruppi. Quest’anno solo un gruppo, quello denominato dei “vecchi” ha girato per il paese con tante donne e tanti giovani al seguito.
Il testo della canzone composto in strofe, dice così:
Buona sera noi qui siamo
Liete nuove vi portiamo,
che domani è la Pasquetta,
Sia santa e benedetta.
La Pasquetta! Che vuol dire?
Il Signor ha da apparire,
apparire coi Re Magi,
con trecento e mille paggi.
E chi erano i tre sapienti,
che venivano dall’Oriente?
Camminavano per la via
E si incontravano in compagnia.
Quella santa compagnia,
Che allegrezza per la via!
E dicevano tra di loro
ch’era nato il Redentor.
Quando nacque Gesù Cristo
in quel luogo e a quella vista,
era il segno che dava il cielo,
era luce più che velo.
Una luce, una stella
luminosa, chiara e bella.
Arrivata in un certo luogo,
si fermò la stella un poco.
San Giuseppe vecchierello
con il bue e l’asinello,
e cantava con amore
chè era nato il suo figliol.
La befana vien di notte,
porterà le scarpe rotte.
Mentre noi un don vogliamo,
altrimenti non partiamo.
Se contenti ci volete,
un dolcetto ci darete,
mentre noi lo ripetiamo:
Buona Pasqua e ce ne andiamo.
Stanno allegri gli uccelli a cantar,
Gesù Bambino dal cielo calar.
Prima di lasciare l’abitazione, il padrone di casa dona all’allegra compagnia qualche dopo (un buon vino o del salame). Tutti gli alimenti raccolti serviranno ai componenti del gruppo, piuttosto numeroso di riunirsi qualche giorno dopo e organizzare un banchetto in un’abitazione privata, con la speranza di mantenere ben salda negli anni a venire questa bellissima tradizione e tramandarla nei secoli.
Giovanni Licursi