CITTADINI ETERNAMENTE PERDENTI?

di MICHELE MONACO
Succede a Grosseto. Da un articolo sul giornale “Il Tirreno” si legge quanto segue…”Stava attraversando le strisce pedonali di viale Giacomo Matteotti, stava per salire con la sua carrozzina sul marciapiede e si è vista parare davanti una Nuova Jeep Renegade giusto davanti allo scivolo che consente ai disabili – ma anche ai genitori coi passeggini – di salire sul marciapiede”. Se si sostituisce Grosseto con SAN SEVERO la situazione è identica! Il copione delle auto lasciate davanti agli SCIVOLI PER DISABILI, purtroppo, va in scena spesso in città. Gli scivoli dei marciapiedi sono quotidianamente inaccessibili. Esagerazioni? Macché. Basta farsi un giretto di mezz’ora intorno al centro storico, sul giro esterno, sul viale della villa, su viale Matteotti, per trovare una decina di esempi “freschi di giornata”. Sono frequenti i casi di chi si piazza proprio sulle strisce pedonali, impedendo un passaggio sicuro anche ai fortunati che le gambe ce le hanno sane e robuste. Poi ci sono quelli che non si fanno scrupoli di parcheggiare l’auto non solo davanti agli scivoli di accesso ai marciapiedi, ma anche negli spazi riservati alle auto delle persone disabili. E se provi a protestare, la risposta è sempre questa: “La lascio solo per un minuto”. Ma pensiamo a chi è in carrozzina. Per salire sul marciapiede deve aspettare, magari sotto la pioggia, chi è andato a prendersi un caffè. Questo succede a San Severo. Eppure è fin troppo nota la teoria delle “FINESTRE ROTTE”. In estrema sintesi la pratica delle “finestre rotte” afferma che se il proprietario di un condominio lascia correre quando un affittuario rompe una finestra, in poco tempo l’edificio sarà in rovina: se invece interviene subito, e con fermezza, l’edificio resterà integro. Uscendo dalla metafora, a ciascuno il suo. Bisogna punire le piccole violazioni, TUTTE le piccole violazioni. Una città trasandata incentiva il bullismo vandalico. Deve tornare ad avere significato la relazione tra la qualità degli ambienti urbani e la possibilità per gli abitanti di riconoscersi nel posto dove vivono, di ritrovare un bisogno di “cura” e di “decoro”. So di aver ripreso un argomento dibattuto più volte, ma allora che facciamo: vogliamo giocarcela sul campo o questa partita dobbiamo considerarla irrimediabilmente persa a tavolino?
