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Coltivazione: la produzione di piante a basso impatto ambientale passa per l’idroponica

Tra le più interessanti tecniche di coltivazione che consentono di abbattere sprechi di acqua rientra l’idroponica che, oltre ad avere un basso impatto sull’ambiente, se applicata in modo corretto, permette di rendere più rapida la crescita delle piante e di migliorarne la qualità.

Il termine “idroponica” ha un’origine greca ed è composto da due parole: “hidro”, che significa acqua, e “ponos”, lavoro. Si tratta quindi di un tipo di coltivazione che sfrutta le proprietà dell’acqua per far crescere le piante.

Appartenente alle coltivazioni fuori suolo, non prevede, a differenza delle tecniche tradizionali, l’uso di terra, ma soltanto di acqua arricchita con sostanze nutritive o, in aggiunta, di un substrato dalla composizione variabile.

Quando è nata la coltivazione idroponica?

L’’idroponica è una tecnica che affonda le sue radici in un passato remoto. Sembra infatti che già Assiro Babilonesi e Aztechi adottassero soluzioni di questo tipo, basate sulla coltivazione delle piante nei fiumi, in aree ricche di acqua, oppure nei cosiddetti giardini pensili, caratterizzati dall’assenza di terra e dall’irrigazione continua.

Anche nel Myanmar e sulle Ande sono state rinvenute tracce di coltivazioni idroponiche, realizzate direttamente sulla superficie dell’acqua.

Riscoperta negli anni Trenta del XX secolo, è stata con il tempo rielaborata e modernizzata, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui risulta sempre più apprezzata anche perché è in grado di rispondere alle sempre più urgenti esigenze di sostenibilità e riduzione degli sprechi.

Gli strumenti indispensabili per la coltura idroponica

Naturalmente, la coltivazione idroponica dev’essere effettuata tenendo conto di una serie di importanti accorgimenti, a partire dalla scelta dei contenitori da utilizzare.

Per coltivare piante e fiori sfruttando questa tecnica, infatti, è necessario procurarsi vasi per idroponica di ottima fattura, come quelli realizzati da Pasquini & Bini, che si contraddistinguono per la presenza di fori e fessure atti a garantire alla pianta la possibilità di ricavare nutrimento dall’acqua e di disporre di un buon livello di ossigenazione.

Oltre ai vasi, è possibile valutare di procurarsi del materiale da utilizzare come substrato, ad esempio argilla espansa, perlite, zeolite, sabbia, lana di roccia, il quale varierà in base al tipo di pianta che si intende coltivare e alla tecnica idroponica applicata. In alternativa, si potrà anche decidere di coltivare le piante senza substrato, ricorrendo unicamente ad acqua arricchita con tutte le sostanze nutritive necessarie.

Per raccogliere e movimentare l’acqua sarà opportuno procurarsi anche dei contenitori entro cui inserire i vasi e una pompa per l’irrigazione e il riciclo dell’acqua: quest’ultima non servirà nel caso in cui si optasse per la tecnica passiva, la quale prevede che le piante prelevino il nutrimento dall’acqua nella quale sono immerse.

Come funziona la coltivazione idroponica?

Esistono varie tipologie di coltivazione idroponica, ma tutte prevedono che le piante ricevano il nutrimento di cui hanno bisogno attraverso l’acqua, la quale può essere:

  • Utilizzata per l’irrigazione: in questo caso è presente il substrato, il quale fornisce alle piante uno spazio entro cui far crescere le radici;
  • Lasciata nel vaso: in questo caso non è prevista la presenza di substrati e le radici si sviluppano direttamente nell’acqua.

In presenza di substrato, si può inoltre avere una coltivazione idroponica di tipo aperto, il quale prevede che il nutrimento venga sempre drenato e sostituito, o chiuso. In questo secondo caso, il nutrimento viene riutilizzato.

Quali vantaggi con la coltivazione idroponica?

Questo tipo di coltivazione può essere realizzata ovunque, in quanto non necessita di appezzamenti di terra e resiste bene a qualsiasi temperatura.

Oltre che in una serra, può essere realizzata anche in ambito casalingo, in casa così come sul balcone, in terrazzo o in giardino.

Tra i vantaggi che si riflettono in modo positivo sull’ambiente rientra il risparmio di acqua, soprattutto relativo alle tecniche chiuse, le quali prevedono il suo riutilizzo, e la possibilità di avere un completo controllo sui nutrienti forniti alla pianta. Quest’ultimo aspetto in particolare permette di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici o altre sostanze nocive per l’ambiente.

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