Comunicati

COSA CAMBIERÀ ORA?

di N. MICHELE CAMPANOZZI

Dopo la meticolosa e coraggiosa inchiesta condotta avanti durante questa lunga e afosa estate dalla nostra Gazzetta di San Severo, è legittimo chiedersi: cosa accadrà ora dopo le tante osservazioni talora anche critiche, molte analisi puntuali e precise, alcuni giudizi a volte affrettati e a volte ben documentati?  Non lo sappiamo. Vogliamo solo augurarci che, eliminate le asperità personali e verbali, si tenga conto della sostanza dei rilievi e delle domande, che fondamentalmente implicano ed evidenziano un amore per questa realtà territoriale, che si vorrebbe vedere diversa, ritornare alle sue nobili e antiche radici, che non sono, come incautamente ha fatto rilevare qualcuno, poche né tantomeno senza peso (gli stereotipi individuali codificati in valutazioni generali non fanno mai la verità completa delle cose!).

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Questa Città, che ha prodotto molto culturalmente e socialmente  nel passato e continua a produrre anche nel presente, meriterebbe di fare un salto di qualità in direzione di una più saggia maturazione delle coscienze, di una visione più complessiva e articolata nell’indagine sui vari problemi, di una progettualità concreta e più mirata alla soluzione di quelle molte necessità trascurate nel tempo, di un tentativo di risposta alla richiesta di coinvolgimento e valorizzazione delle migliori energie presenti sul territorio, di una politica che non pecchi più di autoreferenzialità ma che sappia rivestirsi di maggiore umiltà e soprattutto di capacità di ascolto della voce dei suoi concittadini, di un associazionismo che non sia una riserva per promuovere mutui soccorsi, Questa Città negli ultimi decenni è stata fin troppo umiliata nella sua dignità, e declassata nella sua vocazione, in quanto a sicurezza, trasporti, erogazione di servizi e credibilità sociale: i suoi Padri non la riconoscerebbero più come propria. Perciò uno scatto di orgoglio non sarebbe male e soprattutto un gesto di coraggio e di apertura verso l’utilizzazione delle sue migliori risorse umane, che pure possiede, ma che spesso si fa finta di non scorgere, perché non schierate e libere: le conseguenze di questa desertificazione  sono sotto gli occhi di tutti. Si comincerà a realizzare almeno una parte di tutto ciò? Non lo so, anche se la speranza in un possibile risveglio delle menti è sempre l‘ultima a resistere alla scelta di una lenta ma sicura morte civile.

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