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Cosa succede ai piccoli creditori se la banca fallisce? Il caso Nuri, la procedura Bail-in e i rischi

Crisi delle banche e salvataggi statali: se ne sente parlare spesso, in un mondo governato dalle leggi della finanza e dell’economia. Ma cosa succede se davvero la banca nella quale abbiamo riposto i nostri soldi (e la nostra fiducia) fallisce e ci costringe a rivedere i nostri programmi? Esiste una copertura dello Stato che garantisca i piccoli risparmiatori?

Se il fallimento di una banca non è un’ipotesi così semplice a verificarsi (e, peraltro, in questi casi non si parla di “fallimento” ma di “liquidazione coatta amministrativa”, una procedura ad hoc per le grandi imprese in crisi volta a vendere l’azienda), è anche vero che la garanzia statale non esiste più. Con le nuove regole europee previste dalla Banking Structural Reform, il rischio di un eventuale default dell’istituto di credito viene coperto innanzitutto dagli azionisti e, successivamente, da investitori e risparmiatori che hanno creduto nella banca. Peraltro, non tutti i correntisti sono coinvolti nel fallimento: solo quelli che hanno depositi elevati.

A soli 7 anni dalla sua nascita Nuri, la banca digitale berlinese ha presentato istanza di fallimento due mesi dopo aver annunciato alcuni licenziamenti a causa della caduta dei prezzi delle criptovalute, dell’incertezza economica e di un difficile contesto di finanziamento. In una dichiarazione, la società ha affermato che, nonostante la dichiarazione, i clienti avranno comunque pieno accesso ai loro conti correnti, nonché ai loro portafogli e depositi di bitcoin ed ether e possono continuare a prelevare fondi. “Per il momento, non cambierà nulla e l’app, i prodotti e i servizi di Nuri continueranno a funzionare”, si legge nella nota diffusa alla stampa. I depositi sono protetti dal fornitore di infrastrutture bancarie di Nuri, Solarisbank AG.

Esiste infatti una procedura per tutelare i clienti, alla quale una banca ricorre in caso di crisi. Si chiama “bail” il processo di svalutazione di azioni e crediti, la loro conversione in azioni per riassorbire le perdite e, infine, ricapitalizzare la banca in difficoltà. Il bail-in protegge le obbligazioni garantite e gli strumenti protetti ovvero, come accennato, i depositi inferiori a € 100.000. Rientrano in questa categoria i conti correnti, i conti deposito, i libretti di risparmio nominativi, gli assegni circolari. L’obiettivo è quello di evitare il coinvolgimento delle categorie più deboli di creditori in un’eventuale crisi.

Tuttavia, il rischio c’è, come sottolineato da Moneyfarm nell’analizzare i conti deposito: la Banca, infatti, potrebbe non essere in grado restituire all’investitore i suoi soldi e assolvere al ruolo di creditore, oltre ai rischi regolamentari legati ad eventuali cambi di normativa o ai rischi di reinvestimento. Dunque è comunque importante, da parte dei risparmiatori, assicurarsi sempre riguardo la solidità dell’istituto a cui fanno riferimento dal punto di vista economico e finanziario.

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