Cultura

DA G. LA PIRA A M. RENZI: IL TRAGICO PERCORSO DELLA DISFATTA DEMOCRATICA

di FRANCESCO GIANNUBILO

 Il disegno politico di “apertura a sinistra” da parte della DC giunge a compimento nel dicembre 1963 con la formazione del primo governo di centro-sinistra organico presieduto da MORO, a cui fieramente si oppose non solo il segretario liberale GIOVANNI MALAGODI ma anche esponenti dello stesso partito cattolico, BAGET BOZZO in primis, e a cui si sarebbe opposto anche STURZO, se non fosse morto nel 1959. Da qui l’avvio della trasformazione del partito dei cattolici in partito dello Stato, in partito dell’amministrazione pubblica e dell’economia pubblica, in cui il clientelismo diventa manageriale, il punto di riferimento aggregante di clientele legate al partito da un solidissimo intreccio di interessi, protezioni, favori, dispensati in nome di un’appartenenza capace di perpetuarsi negli anni.  L’inizio, pertanto, di una mutazione in una macchina-partito solo rispondente ad autonome ragioni politiche di potere e di sopravvivenza, l’origine di una fatale traiettoria di auto delegittimazione della stessa ragione storica, ormai in via di consumazione, del partito cattolico, culminata poi nel mortifero abbraccio, nel 2007, con i postcomunisti diessini. Era cominciata in tal modo “l’angoscia mortale” della nuova, fragile Italia “democratica”, che si serviva ora di carismatici narcisisti da palcoscenico, di esteti affetti da cecità ideologica, trasformati da testimoni credibili in partigiani, propagandisti e, talvolta, sicari. E’ proprio il caso del “falso carisma” lapiriano: il LA PIRA, stregato da CHRUSCEV, che rappresenta la punta avanzata del “progressismo” cattolico, che crede di andare verso la storia nella stessa direzione del comunismo, il LA PIRA statalista, contestato dallo stesso STURZO, che crede che il problema da risolvere sia quello di arrivare alla totalità del sistema finanziario in mano allo Stato e che l’economia moderna sia essenzialmente di intervento statale, il LA PIRA che fa uso di un linguaggio biblico, mistico e teoretico, indebito e trasbordante e  che  a Firenze attua la tecnica mistica del potere, quella che falsamente fa intervenire una visione, una energia divina come scaturigine del potere politico, che sovrasta la stessa ragione: ma proprio una mistica panteista aveva costituito la base del Nazismo, dell’Herrenvolk! Il comunismo kruscioviano diventa la prima forza storica illuminata, quella che LA PIRA colloca per prima nella gerarchia della intelligenza politica. Firenze è così l’Herrenvolk della visione lapiriana, la nuova Gerusalemme, rivelatrice ai popoli del disegno divino di pace e di prosperità. Quella Gerusalemme che ieri ha generato il FANFANI della politica estera pro nasseriana e kruscioviana ed oggi, sul filo della continuità ideologica e teoretica, il lapiriano epigono RENZI, che mostra un temperamento spiccato, impensato, di pastore-predicatore protestante, che usa mezzi umani di fascinazione per giustificare l’esercizio del potere. Sua la visione statalista, sua l’intellighenzia progressista, azionista, giacobina, sua la machiavellica tecnologia di dominio, sua l’attuazione del “sovrano collettivo”, sua la strisciante “bolscevizzazione” dell’apparato e della società, sua l’idea del PD partito (unico!) della nazione, sua la visione dell’Italia come braccio secolare di Firenze, cioè quel paese che, ora come allora, contenendo in sé la città mistica, la città che sposa la bellezza umana e quella divina, deve essere agente del messaggio della nuova Gerusalemme! E’ la mancanza di reticenza che ci fa estremizzare la polemica forse al di là della parte di verità che riusciamo a cogliere. Ma è la parte di verità che va pur detta, anche a costo dell’esilio “nel deserto”! Chissà che, proprio in virtù di essa, un giorno, forse, contempleremo idealmente dalle alture circostanti, con mortificata pietà, la nuova Hierusalem che, “percorsa dal riflesso abbagliante del sole nelle nuvole bianche, apparirà di un livido candore di gesso”!

 

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