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DA SAN SEVERO A MOOSBURG PER CUSTODIRE LA MEMORIA

Il 25 aprile rappresenta il trionfo della Libertà, duramente conquistata grazie anche al sacrificio dei soldati italiani catturati dai tedeschi dopo l’Armistizio e deportati nei lager nazisti. A seguito della cattura, i nostri militari furono posti di fronte ad una scelta: collaborare con la Wehrmacht, rinforzando l’esercito tedesco, o restare fedeli alla Patria scegliendo la prigionia. La quasi totalità dei nostri soldati fece la scelta più difficile e coraggiosa: restare fedeli.
Quel “NO” significò una “Resistenza senz’armi” vissuta nei lager, fatta di fame, freddo, stenti e malattie. Costretti al lavoro coatto, senza alcuna tutela della Croce Rossa internazionale per essere stati declassati da prigionieri a IMI (Internati Militari Italiani), i nostri ragazzi erano spesso esposti ai bombardamenti delle forze alleate angloamericane. Dei 650.000 italiani catturati ben 60.000 non fecero ritorno.
Uno di questi mio zio, Vincenzo Villani, catturato in Grecia e deportato a Moosburg – Stalag VII A – deceduto a 21 anni per un bombardamento a Monaco di Baviera dove giace, Milite ignoto, nel cimitero militare d’Onore.
Consapevole del fatto che la Memoria è una forma di giustizia, da diversi anni mi sono impegnata a fare ricerche partendo dai vissuti e dai racconti familiari, legati al sacrificio dei due giovani zii, Vincenzo e Paolo, fratelli di mio padre, che restarono fedeli al giuramento prestato alla Patria e non cedettero alle lusinghe tedesche per scampare alla prigionia, sopportando coraggiosamente violenze e soprusi.
Il mio primo viaggio in Germania, sulle orme del nostro Milite ignoto – Vincenzo Villani, ebbe luogo nel 2018 quando mio padre esternò a noi figli un suo antico desiderio di recarsi a Monaco di Baviera per portare un fiore sulla tomba del fratello, partito e mai tornato. Quindi lo accompagnammo e dopo aver visitato il cimitero militare d’Onore ci spostammo a Moosburg – il paese in cui sorgeva lo stalag VII A, in cui il nostro Eroe fu prigioniero per quasi un anno prima di morire. Con molta sorpresa e commozione ci trovammo di fronte alle ultime baracche del campo, circondate da una recinzione e in pessime condizioni. Da lì partivano le lettere di Vincenzo e degli altri Internati Militari Italiani che condividevano la sua stessa sorte. Un’emozione indescrivibile!
Tornata in Italia, il mio pensiero non ha mai abbandonato quel luogo della Memoria e le mie ricerche si sono concentrate sulle realtà locali che potessero avere a cuore quelle ultime baracche, testimonianze viventi della nostra Resistenza. Con assiduo impegno sono riuscita a mettermi in contatto con una giornalista di Moosburg, la Sig.ra Christine Fossmayer, portavoce dell’associazione “Stalag VII A” che lavora per la tutela e la conservazione delle baracche. Ho aderito a dei progetti internazionali promossi dall’associazione che avevano lo scopo di diffondere la conoscenza dello Stalag attraverso le testimonianze delle famiglie degli ex prigionieri. Ho inoltre accolto la richiesta di scrivere all’Amministrazione comunale di Moosburg per unirmi alla mole di istanze internazionali finalizzate alla conservazione delle baracche. Queste infatti sono a rischio di demolizione, in primis poiché costa meno abbatterle che mantenerle, inoltre una maggioranza ammnistrativa, ritenendole dei ruderi, sostiene che l’area da esse occupata potrebbe essere utilizzata per costruire nuovi plessi scolastici, essendo quella zona circondata da scuole.
Era importante dimostrare all’Amministrazione di Moosburg che le baracche dei prigionieri di guerra sono di interesse internazionale per sperare nell’accoglimento della richiesta di conservazione e tutela avanzata dall’associazione “Stalag VII A”. Oltre alla mia mail dall’Italia ne sono arrivate altre dall’Australia, dalla Francia e dall’America. Il primo obiettivo è stato raggiunto e, al momento, l’ultima baracca resistente al tempo è stata protetta da un’impalcatura che la sovrasta e che ne impedisce il crollo a causa del peso della neve e di altre intemperie invernali. Si confida nei prossimi lavori di manutenzione.
A Moosburg ci sono tornata altre volte. La scorsa estate ho incontrato i responsabili dell’Amministrazione comunale e quelli dell’associazione con cui ero rimasta in contatto. Abbiamo parlato della possibilità di un gemellaggio o di un progetto sulla Memoria condiviso con la città di San Severo. L’interesse da me dimostrato è stato colto dai giornalisti locali che hanno registrato più volte la mia presenza e prestato attenzione ai miei viaggi dall’Italia, motivati dal desiderio di onorare iCaduti e di visitare i luoghi della Memoria in cui mio zio Vincenzo ha speso gli ultimi mesi della sua giovane vita.
Nel farmi interprete dei sentimenti di quanti hanno a cuore la tutela delle antiche baracche dei prigionieri, ho portato la mia testimonianza che è stata diffusa attraverso i giornali di Moosburg. La mia ricerca, sulle orme di un Milite ignoto sanseverese, ha avuto una grande eco ed è stata pubblicata in tedesco, in un articolo dedicato allo stalag, assieme alla foto che mi ritrae vicino alle baracche.
In occasione del 25 aprile, giorno importante per l’Italia e la sua Costituzione, desidero consegnare questa storia ai miei concittadini, incoraggiandoli a fare ricerche nel vissuto delle proprie famiglie, perché le singole memorie di eroismo e Resistenza diventino patrimonio della comunità.

Marina Villani

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