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DIDATTICA A DISTANZA SE NON E’ POSSIBILE QUELLA IN PRESENZA

ORA! LEGALE.

Dal prossimo 7 gennaio le scuole superiori riapriranno con la presenza del 50% degli studenti. Questo è l’accordo che hanno raggiunto Governo e Regioni e che verrà tradotto nel DPCM di inizio gennaio 2021.

E se le condizioni epidemiologiche lo permetteranno, si potrà passare alla didattica in presenza per il 75% dei ragazzi.

Il governo ha garantito che si studierà un modo per aumentare i mezzi di trasporto, per contingentare gli ingressi nelle suole e per una corsia preferenziale per i tamponi e il tracciamento dei contagi tra gli studenti,

con l’aiuto anche dei militari se dovesse servire; incentivazione dello smart working per evitare che troppa

gente sia in giro.

Un bel risultato si direbbe, finalmente i nostri giovani possono tronare sui banchi di scuola ed acquisire con più efficacia le nozioni che la scuola elargisce.

Ma dichiarare certi propositi, nella speranza che il tasso di contagiosità e tutti gli altri criteri diventino favorevoli è un po’ poco perché vorrebbe dire che al momento, il meccanismo predisposto dal Governo per garantire la ripresa delle lezioni, non è ancora affidabile e collaudato.

E difatti il Consigliere del Ministro della Salute Walter Ricciardi il 31 dicembre, si è apprestato a puntualizzare che “Si possono riportare i ragazzi in classe solo con una circolazione bassa del virus, non con quella attuale. Le scuole sono ambienti sicuri, ma è la situazione esterna a sconsigliarne la riapertura. Altrimenti rischiamo di richiuderle nel giro di poche settimane”.

E’ difficile pensare quindi che in poco tempo il sistema dei trasporti pubblici riesca a garantire il realizzo del giusto distanziamento tra i ragazzi. Basti pensare agli studenti delle scuole superiori di San Severo, molti dei quali provengono dai paesi limitrofi, viaggiando nei pullman di linea sempre capienti all’inverosimile e restando a contatto in maniera indiscriminata e spesso senza le protezioni dovute.

Inoltre per realizzare un progetto così macchinoso, di contingentamento degli ingressi ad orari scaglionati, avrebbe già dovuto essere stato reso noto il protocollo, invece al momento si naviga a vista con la sola speranza come detto, che i contagi restino nei limiti consentiti.

Occorre a questo punto guardare in faccia alla realtà e considerare che se le prospettive sono queste, non ci si può fossilizzare sulla necessità di riprendere la didattica in presenza, di fronte al concreto rischio che i dati epidemiologici possano lievitare in maniera pericolosa e mettere così a repentaglio la salute dei nostri ragazzi, degli insegnanti e di tutto il personale scolastico.

La didattica a distanza è lo strumento che rappresenta il male minore, rispetto al rischio di recrudescenza della situazione epidemiologica e rispetto all’immobilismo totale ed è capace di contemperare due interessi fondamentali: prevenire l’espandersi dell’epidemia e garantire una sufficiente educazione scolastica dei nostri figli.

Si tratta ovviamente di una modalità provvisoria, uno strumento spesso demonizzato ma già collaudato, che ha consentito la conclusione dello scorso anno scolastico e la ripartenza di quello attuale.

Lo stato a questo deve farsi parte diligente nel consentire alle famiglie più disagiate e a quelle dove entrambi i genitori lavorano, di realizzare il diritto allo studio nel modo più congeniale.

Anche le famiglie però devono fare la loro parte, perché hanno un preciso dovere nell’educazione dei propri figli e devono collaborare con le istituzioni scolastiche, affinchè i loro ragazzi non perdano l’orientamento e non abbiano un comportamento lascivo nei confronti dello studio.

I tempi di questa crisi sono nelle mani del virus e fino a quando non l’avremo sconfitto, dovremo vivere in una situazione di precarietà e di emergenza.

LUIGI CENTUORI

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