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#DinoMarino: “Il federalismo sanitario ha prodotto solo danni, per questo occorre #votareSi al referendum costituzionale”

Per il consigliere comunale Pd: “occorre un’azione di riequilibrio da parte dello Stato, #bastaunsi”

«Campania e Sicilia su valori uguali a quelli di Bulgaria e Romania, mentre i cittadini di Marche e Trento hanno davanti a sé gli stessi anni di vita degli svedesi».
Dino Marino, consigliere comunale Pd, cita i dati forniti da Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, che intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Campus Bio-Medico di Roma ha presentato in anteprima i numeri shock dell’ “Osservatorio salute”, parlando di «frutti amari del federalismo sanitario spinto e non solidale di questi anni». Così come avevo già detto qualche giorno fa, “In Campania e Sicilia si ha una speranza di vita alla nascita di 4 anni in meno che a Trento e nelle Marche, ma mentre i fattori di rischio per la nostra salute restano distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, la disponibilità e l’accesso ai servizi sanitari penalizzano i cittadini del Sud e delle regioni centrali in piano di rientro». Gli screening oncologici, ad esempio, coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, appena il 30% dei residenti in Calabria. Moltiplichiamo questo per le diverse funzioni di assistenza e prevenzione sanitaria ed avremo il capovolgimento ai danni del Sud e di parte del Centro di questi anni, dopo che per oltre quarant’anni il Paese aveva omogeneamente guadagnato in media 2 mesi di vita l’anno. «Non si dica però che tutto dipende dalla carenza di risorse – afferma Ricciardi – perché a fare la differenza è invece la capacità di organizzare la sanità sul territorio, visto che in Regioni come Lazio e Puglia passate per i Piani di rientro l’aspettativa di vita scende mentre al contrario nelle Regioni settentrionali, con la suddivisione del fondo sanitario attraverso la spesa consolidata si riscontra un aumento degli anni di vita attesi». Un trend che si conferma anche guardando a un altro indicatore, quello della mortalità evitabile, che in base ai dati dell’Osservatorio diminuisce al Nord, resta stabile al Centro ma aumenta decisamente al Sud, con punte del più 20%. Anche la mortalità in senso stretto è più alta al Sud e non perché ci sia una maggiore incidenza di malattie rispetto al resto del Paese, tant’è che al Nord, ad esempio, ci sono più casi di tumore alla mammella che fa però più morti al Sud. E in futuro la forbice potrebbe allargarsi ancora «se non passerà la modifica del Titolo V della Costituzione, che oltre a sgombrare il campo dagli equivoci della legislazione concorrente consente allo Stato di intervenire quando le cose non vanno bene per i cittadini, grazie alla ‘clausola di salvaguardia e all’applicazione dei costi standard che consentirebbero di ripristinare una omogeneità di offerta e accessibilità ai servizi sanitari, colmando il gap tra domanda e offerta».
“Questo è quanto afferma Ricciardi – dichiara Marino – . Ho voluto citare le sue considerazioni perché Ricciardi non è di certo un supporter di Renzi. Se il presidente dell’Istituto superiore di Sanità parla di storture da correggere vuol dire che ci troviamo di fronte ad un bivio: o, votando si alla riforma, blocchiamo questo processo disgregativo o ci troveremo di fronte a danni irreparabili. Senza un intervento riequilibratore dello Stato per 34 milioni di cittadini italiani l’offerta sanitaria e le condizioni di salute sono destinati a peggiorare ulteriormente. Accentuando le differenze con il resto del Paese. Per questo, prima di andare a votare, il 4 dicembre pensiamo bene alla scelta che facciamo. Come ogni carriera politica anche quella di Renzi, prima o poi, finirà. Non dobbiamo collegare il voto al referendum a sentimenti di simpatia o di antipatia verso l’attuale premier. Noi abbiamo la possibilità di cambiare il nostro Paese, di fare qualcosa per il futuro dell’Italia e per i nostri figli».
#bastaunsi

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