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Don Canelli e la Madonna del Soccorso

Come ogni cittadino di questa città e della diocesi, don Felice amava profondamente la Madonna del Soccorso, la sua Madonna nera. Il suo era un amore quotidiano che si esprimeva comunitariamente anche con la grande ed attesa festa di Maggio. La chiamava la “Mamma celeste” e le si rivolgeva come un figlio parla con la propria madre. Quando parlava di Lei era così entusiasta per le grandi opere che Dio aveva compiuto in Lei che esprimeva gioia da tutti i pori. Diventava però una fortezza inespugnabile quando bisognava difenderla. Don Felice era così: tutto preso dal mondo di Dio tanto da commuoversi quando parlava di Gesù e di sua Madre. Allo stesso modo si coinvolgeva quando parlava dei poveri nei quali vedeva il Signore sofferente e dolorante. In occasione della festa dell’Incoronazione avvenuta nel 1937 don Canelli mobilitò tutti ad una partecipazione coinvolgente e sentita.Attraversò tutti i paesi della diocesi per raccogliere un po’ di fondi al fine di realizzare la corona della Madonna e, da ultimo,ebbe un’iniziativa geniale:ricordandosi che alcuni anni prima (precisamente nel 1935) Mussolini aveva escogitato “l’oro alla patria”per chiedere alle coppie italiane di consegnare al governo la loro fede nuziale, don Canelli pensò di realizzare qualcosa di simile per la Madonna del Soccorso. Convocò il popolo sanseverese al Santuario della Madonna del Soccorso e mise sulla balaustra un braciere con dei carboni e un tegame. Poi fece mettere in fila chiunque volesse fare un dono alla Madonna.Mentre ci si avvicinava all’altare per lasciare nel tegame qualche oggetto di oro– un braccialetto spezzato, un orecchino spaiato,(anche una collata intera!)–si doveva dire ad alta voce: «Madonna questo è per te»!Dalla fusione di questi oggetti si ricavarono due corone e un ostensorio che don Felice fece esporre per un certo periodo in un negozio del centro storico cosicché ognuno passando potesse contemplare il risultato dell’iniziativa e gioire per il proprio contributo. Ai più poveri e agli ammalati chiese il prezioso dono della preghiera e dell’offerta delle loro sofferenze per la riuscita spirituale dell’evento. Si interessò con le Dame della Carità e le famiglie benestanti per la raccolta di alcune gemme (brillanti)per impreziosire la corona di Maria ma era ben consapevole che la pietra più preziosa per la Madonna era la devozione vera del suo popolo. Per i solenni festeggiamenti dell’Incoronazione don Felice fece arrivare a San Severo il Cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, e il suo amico mons. Augusto Bertazzoni, vescovo di Potenza (oggi Venerabile),che parlò al popolo dell’impegno in prima linea della Chiesa a favore degli ebrei. Arrivò il giorno e mons. Oronzo Durante, vescovo di San Severo dal 1922 al 1941,salì su un palchetto preparato per l’occasione e depose la corona del popolo sulla testa della Madonna del Soccorso. Ci furono gli immancabili fuochi a rallegrare la festa. Don Felice però, mentre portava a termine questo imponente evento cittadino e diocesano, era già in moto per raccogliere, in nome di Maria, tra le associazioni e la gente facoltosa soldi, vestiti e scarpe da regalare ad alcune giovani povere volendo affermare che la fede in Maria porta sempre ad aiutare e a soccorrere i bisognosi.

                                                                         Sr. Francesca Caggiano

                                                                         La vice postulatrice

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