ComunicatiIn evidenza

DOPO LE MEDAGLIE, PER I SOLDATI SANSEVERESI VINCENZO E PAOLO VILLANI, ARRIVANO LE “MARMETTE” AL TEMPIO DELL’INTERNATO IGNOTO.

Lo scorso luglio, alla Memoria di due soldati sanseveresi, i fratelli Vincenzo e Paolo Villani, Eroi della Resistenza nella Seconda Guerra mondiale, sono state conferite diverse onorificenze: il Diploma d’Onore dal Ministero della Difesa e, per ognuno di essi, due Croci di Guerra, due Medaglie (per la Campagna Bellica e per l’Internamento), nonché il Distintivo di Patriota Volontario della Libertà, dal Comando Militare Esercito “Puglia”. Nel 2019 erano stati già insigniti della Medaglia d’Onore concessa dal Presidente della Repubblica e consegnata dal Prefetto di Foggia al fratello Michele.

Le figure emblematiche di Vincenzo e Paolo Villani rappresentanoil pesante tributo che la Città di San Severo ha dovuto pagare per la resistenza al nazifascismo nel corso della Seconda Guerra mondiale, un conflitto che ha segnato tante famiglie italiane. Avevano solo 21 e 26 anni quando la loro vita fu immolata sull’altare sacrificale della Patria.

Vincenzo e Paolo Villani nacquero a San Severo, in via Palmento, un vicolo del centro storico, in una famiglia di agricoltori. Il padre Giuseppe, rimasto orfano di entrambi i genitori all’età di quattro anni, si era formato nelle asperità della vita, portando avanti la sua famiglia con il duro lavoro nei campi e con la gestione di una fornace di mattoni, di cui molti furono usati per la costruzione del nosocomio cittadino in via Teresa Masselli.

Aveva educato i propri figli ad affrontare le difficoltà con coraggio e spirito di sacrificio. Qualità che servirono ai due fratelli per attuare una scelta fedele ai valori ricevuti.

Catturati dai tedeschi dopo l’armistizio, deportati e internati nei campi di prigionia nazisti, Vincenzo e Paolo Villani furono tra i tanti militari italiani che, non aderendo alla Germania nazista e alla Repubblica Sociale italiana, attuarono un Resistenza silenziosa, sopportando violenze e soprusi, lavori forzati, freddo e fame. Sacrifici che hanno contribuito al raggiungimento di quella Libertà su cui si fonda oggi la Repubblica italiana.

Vincenzo Villani catturato in Grecia, dopo un lungo viaggio nei vagoni blindati, fu deportato a Moosburg – Monaco di Baviera, dove morì a ventun anni, a seguito di incursione aerea. Dopo disperate ma vane ricerche della famiglia per rintracciarne il corpo, ancora oggi riposa – Milite ignoto – nel cimitero Militare d’Onore a Monaco di Baviera.

Paolo Villani, catturato a Treviso, fu deportato a Kustrin, nei pressi di Berlino. Riuscì a tornare dopo la fine della guerra e la liberazione dei campi di prigionia ma morì qualche anno dopo, a ventisei anni, per le conseguenze del duro internamento. La sua tomba è nel cimitero di San Severo.

I Villani avrebbero potuto evitare la prigionia collaborando con la Wehrmarcht ma scelsero di restare fedeli all’Italia e così divennero “schiavi di Hitler”, tra i 650.000 declassati da prigionieri a Internati Militari Italiani (IMI), senza la tutela della Croce Rossa Internazionale, considerati manodopera facilmente sostituibile con altre vite.

Dopo anni di oblio, abbiamo voluto raccontare la loro storia, perché aiuta a comprendere la tragedia di un intero paese dove molte famiglie hanno pianto la perdita di figli, padri, mariti.  La Memoria va conservata perché diventi monito per le future generazioni e insegni a non ripetere gli errori del passato.

Dopo i già citati riconoscimenti, due marmette commemorative in loro onore verranno apposte sulle pareti del “Tempio dell’Internato Ignoto” di Padova, considerato il secondo Altare della Patria.

La cerimonia a ricordo degli I.M.I. – Internati Militari Italiani – si terrà proprio nel Tempio il prossimo 3 ottobre. Nel corso della celebrazione verranno benedette, tra le altre, anche le due “marmette” dei sanseveresi Vincenzo e Paolo Villani.

Siamo orgogliosi di questi riconoscimenti che rappresentano la Città di San Severo a livello nazionale e che hanno una ricaduta positiva sul tessuto sociale cittadino.

 

Marina Villani

Altri articoli

Pulsante per tornare all'inizio