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Dopo un anno di silenzio dalle clamorose dimissioni assessorili, Lino Albanese accetta di farsi intervistare, tra retroscena, tattiche e ‘crisi di nervi’ dell’Amministrazione Miglio

di Ines Macchiarola

Lino Albanese, un impegno politico quello sul territorio di San Severo con un interesse rivolto soprattutto all’ambiente, alle opere pubbliche, e alla rigenerazione urbana. Impegno civico portato avanti, diversi anni fa, prima con il gruppo politico de ‘La Puglia Prima di Tutto’, poi con i Popolari per l’Italia, fino alla nomina con l’attuale AC, nel 2014, ad Assessore con delega all’Ambiente e al Verde pubblico. Può farci un bilancio della sua attività, quell’anno?

“Ho amministrato per 18 mesi. Ma sono stato anche uno dei consiglieri eletti nell’ultima tornata elettorale, che ha rinunciato per spirito di servizio alla carica per potersi dedicare alla gestione della cosa pubblica in assessorato. Ho avuto la delega all’ambiente, al verde pubblico, al cimitero, ho avuto qualcosa come 17 o 18 deleghe. E in quel periodo, quello che ho prodotto – anche con l’aiuto di altri colleghi, con il placet del Sindaco e dell’intera Giunta comunale – è di dominio pubblico. Esistono delle Delibere da me firmate”.

Quali sono state le criticità più ‘indigeste’ incontrate?

“Una delle situazioni più particolari da gestire, è stata la questione della ‘nettezza urbana’. Così come l’atavico problema del cimitero. Ma come anche l’atavico problema delle opere pubbliche, che sono state cominciate 30 anni fa, e mai concluse. Problemi seri, l’Amministrazione Miglio ne ha trovati veramente tanti. Venivamo da una gestione – direi – quasi esclusiva di una ‘certa politica’, indipendentemente che sia di Destra o di Sinistra. Quindi era facile trovare le situazioni, che abbiamo trovato”.

Ci può parlare dei passi avanti che ha registrato durante la sua attività, e che riconosce con una certa soddisfazione?

“Quando è tutto distrutto, costruire è facile. E le soddisfazioni arrivano anche per i più piccoli segnali. La cosa più difficile, però, non è stata solo quella di mettere in piedi delle iniziative, sia dal punto di vista ideologico che dal punto di vista burocratico. Bensì, era quella di cercare di dare continuità alle iniziative. Far sì che gli effetti di quello che si faceva, poi si concretizzasse in fatti. Ricordo, per esempio, il servizio ‘SOS Rifiuti’. E’ stata, forse, la prima iniziativa concreta che sono riuscito a realizzare. Non so, poi, come sia andata a finire la storia. Non mi sono più interessato, dal 7 dicembre che mi sono dimesso. Non so, se poi quel servizio di controllo abbia avuto un seguito. Dal momento dell’attivazione del servizio, parliamo di quasi 700 – 800 verbali elevati dalla Polizia urbana”.

Attualmente non sono note notizie di presunti reati di questo genere. Ricordo che ci fu un periodo di vigilanza molto intensa…

“Purtroppo la politica ha tempi lunghi”.

La situazione del cimitero continua a rimanere un ‘caso caldo’. Cosa riuscì ad ottenere in positivo nel corso della sua gestione?

“Quella del cimitero, è una situazione scandalosa”.

Ci può fare un esempio anche in termini numerici?

“Parlando di dati fermi al 7 dicembre – da quanto appreso anche per voce di alcuni amici – pare che sia cambiato poco o nulla. L’Amministrazione comunale non ha più loculi di proprietà. Ha soltanto dei contratti di fitto con le Confraternite, che prima erano pagate ad un certo prezzo, e che poi, con il nostro arrivo, sono state modificate. Quando assunsi la delega, cercai di mediare con le Confraternite per riuscire ad ottenere un ‘bonus’ sui prezzi, quindi riuscire a non pagare tutti i vuoti. Sotto il profilo tecnico, si è riusciti a risparmiare una certa cifra a fine anno, avendo anche la disponibilità di questi loculi. Loculi che, purtroppo, sono in una posizione infelice, non tanto per il significato che hanno per la Confraternita del Soccorso, quanto per il fatto che sono ubicati nella parte bassa della Cappella del Soccorso. Restano comunque loculi provvisori, e ad oggi non vendibili. Ammesso che ci fosse qualcuno che li volesse acquistare. Così, ancora oggi, l’AC non ha posto dove poter locare ‘i defunti prossimi’”.

In effetti, detta con ironia, non ci si potrebbe permettere più nemmeno di morire. Un leitmotiv ricorrente sul web, che sta facendo sorridere in molti

“E’ costoso anche morire. Però consideri che ci sono domande ferme, forse, sin dal 2008-2009. Oggi, per esempio, si posso contare oltre 3500 richieste. Avevo cercato di impostare una logica, che quando si sarebbe cominciato a costruire qualcosa si sarebbe dovuto pescare, per ordine, dalla data storica di protocollo. Poi, ripeto, non sono a conoscenza di come si siano evolute le cose. Il problema reale è: con il nuovo cimitero, e con la società che gestisce il nuovo cimitero. Ricordo che abbiamo ereditato un aggio che è veramente ridicolo, che forse nessuno ha ancora il coraggio di dirlo. Però è giusto che si sappia che l’AC incassa poco più del 3% per ogni loculo venduto nel nuovo cimitero. Considerate che ognuno di questi ha un costo che si aggira intorno ai 2000, o 2500 euro. Non ricordo con precisione la cifra. Sul 3% incassato dall’AC, questa, ci mette i terreni, muove i flussi finanziari, impiega personale. E’ chiaro che in questo modo e con questi carichi la situazione è diventata ingestibile. Anche perché, in seguito, questa situazione di stallo ha fatto sì che tutte le Confraternite abbiano ritenuto come acquisito il diritto di esclusiva d’uso, portando i prezzi alle stelle, in mancanza di alternative. Eppure, eravamo riusciti a trovare la soluzione – parlo al plurale come forma di rispetto per chi era presente con me in quel momento – per fornire dei loculi a un giusto prezzo accessibile a tutti”.

Ad un anno esatto dalle sue dimissioni, precedute di lì a poco da quelle dell’allora Assessore alla sicurezza e legalità, Antonio Cicerale, buona parte dell’opinione pubblica si chiede ancora oggi le reali ragioni che portarono alle sue dimissioni. Dopo la recente apertura politica dimostrata attraverso un comunicato stampa dal gruppo dei Popolari, che vedono espressi due assessori nell’attuale AC, cosa intende aggiungere?

“E’ trascorso un anno, durante il quale, per esperienza ho imparato a fermare le bocce, ho imparato a sbollire la rabbia e a meditare. Mi sembrava ingiusto parlare in quel momento, anche se in molti si aspettavano un mio lancio di fango nei confronti dell’Amministrazione. In ogni caso non mi piace essere strumento di nessuno. Mi piace fare le cose, quando di queste ne vado convinto”.

Si può parlare, dunque, di sopraggiunta frattura politica?

“Non ci fu frattura politica. Sono convinto, oggi, e lo ero già sei mesi dopo aver cominciato a fare l’Assessore a Natale del 2014, che l’Amministrazione Miglio ha rappresentato il più grande decollo politico – inteso come salvaguardia del Bene Comune e non come coalizione – che però, forse, ha fatto anche il più grande tonfo politico nella storia della Città di San Severo”.

Può spiegare i termini di questo ‘tonfo politico’?

“Contro qualsiasi aspettativa, sia pure senza stravincere ed anche con un po’ di fortuna, siamo riusciti ad arrivare al ballottaggio alle ultime elezioni amministrative. Avevamo in mano la più grande possibilità che forse i politici di questa città abbiano mai avuto. L’opportunità di segnare un solco netto tra il passato, e il presente, e che noi – in quel momento – rappresentavamo”.

E invece cosa è accaduto?

“E invece – senza voler accusare nessuno – non so se per malafede o arroganza, o incompetenza, è accaduto tutt’altro. Chi doveva guidare noi giovani non lo ha fatto. In primis Francesco Miglio, che doveva essere il nostro leader, e non lo è stato. Chi doveva portarci per mano in questa esperienza, non lo ha fatto. Quelli che sono comunque riusciti a ricavarsi un piccolo spazio dal punto di vista politico, sono riusciti a tenerlo in piedi – debbo dire – in modo abbastanza miope. Quelli che se lo erano ricavati – con tanto di resto – hanno deciso come me di andare via. Ero arrivato alla conclusione, che tornavo la sera a casa distrutto con la ‘soddisfazione’ di aver chiuso 3 buche. E vi assicuro, che per uno che vuole offrire il proprio servizio, questo è veramente demoralizzante e avvilente. Non è avvilente essere riusciti a concludere così poco. E’ avvilente il rendersi conto che tutti quelli che ti stanno intorno non guardano effettivamente quello che si sta producendo come Amministrazione. Ovvero poco. Bastava quello. Bastava tenere chiusa qualche bocca. Bastava non avere l’opinione pubblica contro. Bastava tenere in piedi questa ‘accozzaglia’ – termine molto usato in questo periodo – che si era riuscita a costruire in giugno del 2014. Purtroppo – ripeto – era una questione di punti di vista. C’era chi si accontentava di aver ottenuto quella poltrona. C’era chi era contento di sentirsi chiamare ‘consigliere comunale’, piuttosto che Assessore, piuttosto che Sindaco. C’era chi guardava ad altri obiettivi. Legittimamente, avrei fatto anche io la stessa cosa. Però poi mi sarei reso conto che bisognava cominciare a spostare gli orizzonti, guardando a quello che bisognava costruire. Quando mi sono reso conto che non c’era questo spirito da parte dei miei colleghi, e a questo si aggiungeva l’amarezza di produrre poco, ho deciso di lasciare tutto. Debbo dire con molta rabbia perché, a differenza di altri che oggi occupano posti di Assessore, io sento di essermelo guadagnato quel posto. Sono un consigliere eletto e non uno di quei nomi che si potrebbe dire ‘caduto dall’alto’. Lo dico con estremo rispetto per chi ci si è trovato in questa situazione. Oggi vedo un’apertura da parte dei Popolari, che ringrazio fortemente. So ancora distinguere il rapporto personale, dalla politica. Però se c’è una cosa certa, oggi, è che il mio rapporto politico con i Popolari e con l’Amministrazione Miglio si è concluso il 7 dicembre del 2015”.

Ha chiuso quel capitolo, ma ha chiuso anche con la politica?

“La politica ‘è una malattia’. Lo dico nel termine più buono della parola, con tutto il rispetto nei confronti di chi vive questa posizione. Ma la politica è qualcosa che una volta che ti entra dentro, è difficile debellarla. Cerco di starci lontano. Ci sto lontano! Però non posso fare a meno di seguirla, di capirla, di studiarla, cercando di vedere- anche da osservatore esterno – cosa accade. Sicuramente, il mio percorso politic,  inteso come spirito di servizio reso ai cittadini, non è terminato”.

Quali sono i casi caldi più recenti che oggi, da osservatore esterno, la fanno riflettere? Due esempi: l’Isola pedonale e la querelle scoppiata tra Miglio e la Consigliera Rosa Caposiena, in occasione dell’ultima Assise cittadina, e dove si sarebbe ventilata un non ben precisata aggressione verbale di stampo sessista da parte del Sindaco

“Parto, rispondendo in merito al caso più semplice, e che mi fa sorridere. Francesco Miglio è molto astuto. Se c’è qualcosa che lo contraddistingue rispetto agli altri, è che sa fare davvero politica. L’altro suo elemento di distinzione è il fatto che non muove una virgola se non è sicuro di poterlo fare. Il rischio non fa parte del suo mestiere. Per esempio, ho assistito a tavoli che sono saltati proprio perché Francesco Miglio ha cominciato ad alzare i toni in quel modo. Il vecchio politico diceva che quando un tavolo non si riesce a tenerlo, lo devi far saltare. Ed ecco cosa è accaduto, l’altra sera in Consiglio comunale. Non ho ben chiaro ancora il motivo. Ma credo che sia effettivamente questo il metodo applicato. La Consigliera Caposiena, che rispetto, ha cavalcato molto l’onda dell’accusa sessista. Accusa che, secondo me, non c’era. Forse chi ha sbagliato dal punto di vista tattico, sollevando un polverone inutile, è stato l’insieme dei comunicati stampa dei consiglieri della coalizione di Bene Comune che sostenevano il Sindaco. Altrimenti il fatto si sarebbe sopito presto. Quindi la querelle trova lo spazio che trova. Per quanto riguarda il discorso pedonalizzazione, è una tra le scelte scellerate di questa Amministrazione. Premetto che a mio parere la Pedonale è prodromica alla realizzazione del Progetto vincitore del concorso di idee. UN progetto che viaggia intorno ai 4-5 milioni di euro, se non ricordo male. Ma la tecnica di soffocare questa notizia, cercando di non farne parlare più, il tentativo forse del ‘facciamo sopire gli animi, tanto poi ne faremo parlare più in là’. Beh, secondo me è una tecnica che stanno utilizzando in questo momento”.

Il regolamento sui parcheggi all’ordine del giorno nell’ultimo consiglio, insieme al progetto di pedonalizzazione, non sembrano progetti così in conflitto tra loro e, inevitabilmente, dovranno incrociarsi. Sebbene entrambi prevedano una fase di progettazione e pre-fattibilità, ciascuno avrà i suoi tempi di realizzazione. Ma entrando nei dettagli della pedonale, in che termini crede si stia gestendo una iniziativa estesa in via sperimentale dal solo Corso Garibaldi a tutta via Tiberio Solis, andando a rimodulare anche gli orari di chiusura al traffico che passano dalla modalità h24 a quella più simile delle ZTL?

“Non sono poi tanto certo che chi in quella zona ci viva abbia poi preso l’iniziativa proprio benissimo. Ma ipotizziamo che non si debba curare gli interessi di una parte della cittadinanza, ma dell’intero civico. E’ – secondo voi – verosimile parlare di parcheggi unitamente alla pedonalizzazione? – risponde con una domanda ad un’altra domanda. L’ex Assessore all’Ambiente, Lino Albanese (nda) –  Si consideri che pedonalizzare il Viale della Villa significa ridurre il numero dei parcheggi. A mio parere entrambi le idee stridono ed entrano in conflitto. Da una parte si parla di creare nuovi stalli volendo dare la possibilità a più persone possibili di parcheggiare, e dall’altra….”

In poche parole: idee simili, ma che entrano in conflitto nella pratica di realizzazione?

“Questo è un classico, è usuale nell’Amministrazione Miglio”.

A suo parere e secondo la sua esperienza politica, fino a quando tutto questo potrà risultare gestibile e sostenibile per una città?

“Come ho detto, Francesco Miglio, non rappresentava il candidato ideale, ma rappresentava il candidato migliore in quel momento. Questo lo dico nel pieno rispetto della persona. Ma la politica è fatta di opportunità. Se non ci fosse stato Miglio, chiaramente, oggi avremmo avuto sempre le stesse persone. Nel bene e nel male. Ma se parliamo in termini di alternativa, il discorso cambia. Oggi, questa è l’Amministrazione e questa dobbiamo tenercela, e penso fino alla fine del mandato, perché non credo che nessun consigliere, oggi, si sogni mai di mandare a casa il Sindaco.

Perché?

“Perché, me compreso, ero/eravamo consapevoli che questo poteva rappresentare l’unico e ultimo giro, e non essere eletti alla successiva tornata elettorale. Tuttavia, pur cosciente, ho deciso di dimettermi e abbandonare l’idea di fare l’amministratore. Così ho prodotto fin quando ho potuto, e quando ho visto di non riuscirci più, ho deciso di fare un passo indietro. Evidentemente gli altri non la pensano allo stesso modo”.

Attualmente ritiene di avere progetti politici per il futuro?

“Assolutamente no. Il mio unico progetto politico è quello di continuare a stare a San Severo, continuando ad offrire un servizio alla città perché sono un imprenditore, e quindi continuando ad investire su di essa attraverso l’azienda mia e di mio fratello. Noi abbiamo deciso di non delocalizzare. Però, di sicuro – con la consapevolezza di non rinnegare il passato e chi ho deciso di votare e far votare due anni fa – non sceglierei mai più di affiancare sia l’attuale coalizione, e né tantomeno l’attuale opposizione. Questa opposizione non esiste. Mi spiego. Tolti alcuni interventi mirati, tutti gli altri vengono fatti solo ‘a spot’. Matarante, Lallo, così come Stefanetti e Caposiena, sono tra quelli che si sanno muovere. Sanno capire dove sono gli obiettivi, qual è il problema, e sanno entrarci dentro. La questione è che non riescono a raccordarsi tra di loro. E su questo la maggioranza ci gioca”.

Sembrerebbe un problema endemico al centrodestra, quello di spaccarsi al suo interno?

“Anche il centrosinistra ha le sue spaccature, sebbene non mi consideri un uomo di centrosinistra”.

A questo punto, sento di riferire un pettegolezzo che sta circolando in città, e che la darebbe simpatizzante per il Movimento 5 Stelle. Lo conferma o smentisce?

“Se domani mattina si andasse a votare, voterei sicuramente Movimento 5 Stelle”.

Tornando agli aspetti e ai problemi più vicini ai cittadini, si parla ancora di emergenza lavorativa per il settore rifiuti. Dopo un anno passato in silenzio, come crede si stia gestendo la situazione?

“Quando ci insediammo, avevamo l’obiettivo di salvare tutti quanti questi lavoratori. Persone che ruotavano di tre mesi in tre mesi e, molto spesso, prima di qualsiasi evento elettivo. Si parla di persone, 28 lavoratori, che sono lì forse da 10-12 anni. Così, non abbiamo fatto altro che non opporci alla volontà della ditta, che era quella di assumerli. Non abbiamo fatto nomi, né abbiamo proposto qualcuno in particolare. Abbiamo semplicemente ratificato un accordo con i sindacati che la stessa ditta ci chiese come garanzia. Perché, giustamente, quando un’azienda deve mettere fuori dei soldi, vuole essere certa che il suo cliente – l’Amministrazione comunale – non si tiri indietro. Soldi che, come Amministrazione, stavamo già pagando. Desidero precisare che il giorno in cui firmai l’accordo con i sindacati, il Sindaco era presente nella sua stanza, di fianco a me c’era il Consigliere Stornelli, che fortunatamente in quel momento aveva deciso di darmi una mano, sia pure il potere di firma fosse solo mio. Da quel momento in poi, nella Sala Rossa, vista la folla di persone presente, sono passati forse 5-6 assessori, vicesindaco incluso. Tutti erano informati. Quindi non è stata una iniziativa del tutto personale. Però, allo stesso modo, sento sia stata la più grande soddisfazione che da politico io abbia mai avuto. Perché siamo riusciti a togliere queste persone dalla ganascia della vecchia politica. Successivamente – pure essendomi già dimesso – ho saputo che si è andati in gara. Mi rattrista sentire che queste 28 persone sono ancora messe in discussione dal punto di vista lavorativo. Non è giusto. Non è corretto. Oggi la politica ha il dovere di decidere su tutto, e di assumersene la responsabilità. Altrimenti non serve la politica. Perché c’è già la tecnostruttura che manda avanti tutta la burocrazia. Oggi nessuno può attribuire la colpa a chi li ha preceduti. Si sta lì per decidere e risolvere il problema. Purtroppo, a volte, le decisioni comportano dei sacrifici. A volte comportano un minimo di impopolarità. E in questo momento la politica non sta decidendo su nulla. Non sta decidendo sulla nettezza urbana, sulla questione delle cooperative. Ci sono situazioni che stanno continuando ad andare avanti anche a discapito di aziende che erogano il servizio. Continuano ad andare avanti con proroghe e su proroghe. La responsabilità di questa Amministrazione, è quella di non essere riuscita a risolvere problemi, in realtà, risolvibili. Fra questi – primo fra tutti – c’è il problema della tecnostruttura”.

Qual è il problema della tecnostruttura, per la precisione?

“Ci sono persone che ricoprono lo stesso ruolo da trent’anni”.

Nonostante le rotazioni?

“La invito a prendere tutta la documentazione che riguarda l’area del personale, e a contare quanti decreti sono stati firmati. Ci sono Decreti firmati ad un mese. Ogni mese il Sindaco rinnovava. Questo significa che non si possiede un quadro preciso di quello che va fatto. Vivi alla giornata, e tamponi semplicemente l’emergenza del momento. E’ una mancanza di vision politica prospettica. La vision porta a guardare avanti. La prospettiva guarda oltre. A mio parere non si ha ben chiaro che si ha davanti una tecnostruttura che è il secondo bacino di posti di lavoro per San Severo, dopo quello dell’Ospedale. E che non si può gestire con la consapevolezza del risolvere il problema dell’oggi. Manca la strategia, e spero davvero che queste persone trovino la soluzione. Si sta parlando di affrontare questioni importanti come il cimitero, la nettezza urbana, il personale, il corpo della Polizia Municipale, il verde pubblico, strade, e servizi di supporto. Quando parlo di servizi di supporto, parlo di aziende, lavoratori e Comune, quindi di un problema che coinvolge tutti. Il servizio ‘SOS Buche’ era stato studiato come prodromico ad un progetto più grande di ristrutturazione della città. Invece, è stato tergiversato a servizio di emergenza – tappa buche. Dunque ad un servizio applicato in una situazione di emergenza, e quel lavoro non potrà mai durare anni, ma al massimo qualche mese. Così – e qui sta la miopia – quello che è un progetto in apparenza risolutivo, si può trasformare in uno sperpero di denaro pubblico, soprattutto se non si da seguito al progetto originale che si stava organicando. La rotatoria di via Fortore, ad esempio, è una Delibera che feci firmare a settembre del 2015. Allora, c’erano anche i sold,i perché in quella Delibera erano specificati soprattutto i capitoli di bilancio. Ad oggi, quella rotatoria non è stata ancora realizzata. E lo sa perché?”

No

“Perché non c’è qualcuno che ha dato seguito a quelle iniziative, o che si sia preso la briga di puntare un obiettivo e portare a termine quello che si fa o si è fatto. Si vive alla giornata. Questa è la situazione, a mio avviso, che si sta vivendo oggi nella nostra città. La cosa più triste è che mancano ancora due anni alla fine di questa Amministrazione. La cosa ancora più triste, è che non vedo, oggi, ‘il dopo’ questa Amministrazione”.

(Intervista a cura di Ines Macchiarola – inesmacchiarola1977@gmail.com)

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