“E quando hai un problema chi ti aiuta in questa città?”

Anche stamattina, e non è la prima volta, mi sono trovato ad accogliere un grido di questo tipo. “Padre Andrè, è vero, io ho sbagliato, è colpa mia, ma mo’ come devo fare? Trovo solo porte chiuse ovunque”. Le richieste sono sempre un po’ simili. Tutti vittima della chiusura prolungata determinata da due anni di lock-down, tutti più o meno giovani e con un lavoro precario. Tutti ancora, e meno male, residenti nella casa paterna. Tutti vittime del gioco on-line. Tutti assillati dall’urgenza di restituire somme importanti ad amici e familiari in spasmodica attesa. E come fai a spiegarlo alla famiglia in primis e dopo alla Banca, alla finanziaria, alla Caritas Diocesana, a Ti presto Fiducia, che quei venti-venticinquemila euro ti servono per restituire tante piccole somme ad amici e parenti che manco te li ricordi e con i quali un po’ alla volta si è creato quel buco nel quale sei caduto. E seguono frasi del tipo: “E come fai a fare capire a quelli che le loro richieste pressanti ti hanno tolto il sonno, la fame, la gioia di fare una passeggiata senza il rischio di incappare nel creditore di turno e che sono già un paio di mesi che, tra alti e bassi stai meditando di uscire di scena in silenzio e se non lo fai è solo perché non ti va neanche di sentirti dire “Che peccato, se solo ne avesse parlato con me”. E come fai a spiegare perché non ti va di uscire, di fare quella passeggiata al mare, di bere quella birretta perché tu i soldi per quella birretta, nonostante lavori come uno schiavo, non ce li hai? E come fai a spiegare che il più di quella somma si è generato grazie agli imprevisti che a tutti capitano, come la rottura della macchina o di un paio di scarpe perché tu a non vivere e non camminare proprio non riesci. E come fai, ancora, a fare capire a tutti che se solo quei soldi tu li avessi li regaleresti perché sono anni che non giochi più solo per la vergogna di averlo fatto in quei sei mesi. E poi, in fondo, sono solo venti-venticinquemila maledetti euro e se avessi un po’ di respiro li restituiresti”. Oggi, più che mai questo problema è reale e forse come comunità cittadina abbiamo l’obbligo di cercare una risposta concreta più che la facoltà di esprimere un giudizio brutale. Il problema è reale e il rischio è concreto. Penso che a breve la nostra Città vivrà la festa in onore della sua Patrona la Madonna del Soccorso. So che la mia è una riflessione banale e scontata ma quanto sarebbe utile se una parte dei della grande quantità di denari che attori pubblici e privati metteranno a disposizione per uno spettacolo pirotecnico, di indubbio valore devozionale ma di brevissimo godimento, finissero per alimentare un fondo che attraverso la formula del prestito potesse garantire, a chi ne facesse richiesta e si impegnasse nella restituzione, un reale e concreto SOCCORSO.
Fr Andrea Tirelli