Cultura

ELISABETTA,IL CONCORSO E IL PROFESSORE

di MICHELE MONACO

ELISABETTA, giovanepartecipante all’imminente concorso a posti e cattedre per il personale docentedella scuola primaria,incontrando un suo professore che abitava in via Previdenza (una stradina che collega via Soccorso con via Roma, situata proprio dirimpetto al Santuario della Madonna del Soccorso)ebbe a confessargli di essere terrorizzata dal fatto che di lì a poco potesse trovarsi- per la prima volta- di fronte ad una classe di alunni. “Come mi dovrò comportare? – domandò ELISABETTA- quale atteggiamento dovròassumere“? Il vecchio professore socchiuse gli occhi, si accese la sua fedele pipa e rispose: “Vedi, ELISABETTA, tu dovrai affrontare una classe di piccoli alunni e qui mi viene in mente un ragionamento dello scrittore e professore DANIEL PENNAC: “Una buona classe non è un reggimento che marcia con lo stesso passo, ma è come un’orchestra e l’insegnante non può ignorare le differenze esistenti tra gli “strumenti” ma deve saperle cogliere e trarne il meglio per la buona riuscita della “sinfonia”. Ogni bambino è unico e l’insegnante deve valorizzare la sua unicità. Solo così potrà sentirsi parte di quell’orchestra di cui parla PENNAC. Il vero nemico dell’insegnante è la tendenza alla riproduzione di un sapere sempre uguale a sè stesso. Ridurre l’amore per il sapere a pura routine. Un sapere di questo genere può generare una vera e propria anoressia intellettuale, parassitismo, conformismo.Ma bisogna anche sottolineare che, oggi, il mestiere dell’insegnante è diventato un lavoro di frontiera: supplire a famiglie inesistenti, rompere la tendenza all’ isolamento inebetito di molti ragazzi sedotti dal mondo degli oggetti tecnologici, dalla televisione, dal web, dai rapporti virtuali nei social.  Eppure la scuola continua ad essere fatta di ore di lezione che possono essere avventure, esperienze intellettuali ed emotive profonde.La lezione è, soprattutto, parola, voce, empatia. La voce dell’insegnante, il timbro, l’intercalare, le pause, puntuali, precise.Altrimenti, meglio sostituire il docente col computer. Google fornisce informazioni a iosa. “Cara ELISABETTA – concluse il vecchio professore – la mia generazione si è fatta spesso questa domanda: “Chi sono gli insegnanti che non abbiamo mai dimenticato”? Io mi sono dato questa risposta: “Sono quelli che hanno saputo incarnare un sapere, sono quelli che ricordiamo non tanto per ciò che ci hanno insegnato ma per come ce lo hanno insegnato.Sono quelli che sono stati per noi uno ‘stile’.Ti saluto e…in bocca al lupo per il concorso!”.

 

 

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