EMERGENZA MALTEMPO POCHE RISORSE, TANTE POLEMICHE
Bari, 24 gen. – In queste ore così drammatiche per l’Abruzzo, con il susseguirsi di eventi naturali, neve, seguita da freddo e gelo; terremoti, frane e strade interrotte, non ci sarebbe molto da dire. Visto che l’insieme di eventi hanno innescato una emergenza continua che dall’agosto scorso si è concentrata sulle sfortunate popolazioni del centro Italia, dove non basta il grande lavoro dei volontari, della protezione civile e dei vigili del fuoco per rimediare.
Eppure dalla difficoltà si può trarre una lezione e fare esperienza per il futuro.
Prima di tutto si è compreso che senza risorse non c’è macchina dei soccorsi che tenga.
Occorrono fondi e mezzi, mentre abbiamo uomini della protezione civile, delle forze dell’ordine e del volontariato che sopperiscono, con il proprio impegno, alle falle del sistema dei soccorsi, che paga una verticità di decisioni che non aiutano a trovare rapide soluzioni alle difficoltà.
Nella gestione delle emergenze, ad esempio, siamo passati dal modello tuttofare di Bertolaso, al modello “tavolo tecnico” di Errani. Il primo ha mostrato tutti i suoi limiti. Il secondo tutta la sua lentezza. Se a questo aggiungiamo che i Comuni non hanno fondi, che i sindaci non possono contrastare con le proprie mani valanghe, terremoti e nevicate, si comprende perché il sistema rischia di andare in tilt, a tutto discapito delle popolazioni e a tutto vantaggio di populismo e processi mediatici che trovano sempre profeti e seguaci.
I recenti eventi legati al maltempo in Puglia mettono in evidenza la precarietà del sistema di prevenzione, tanto che l’azione dell’assessorato si è affiancato l’impegno in prima persona del presidente Emiliano. Sceso in campo non per pararsi da critiche e processi demagogici, ma per accorciare la catena delle decisioni e renderle operative in tempi rapidi e secondo necessità dettate dall’emergenza.
Emergenza che, nonostante gli sforzi dell’assessore Nunziante e della struttura regionale della Protezione civile, non poteva essere risolto con la bacchetta magica o con la conquista di titoli giornali e visibilità mediatica. Lo sa bene il presidente Mennea che in questi mesi ha girato in lungo e largo la Puglia per prendere diretta visione della organizzazione della protezione civile regionale e delle emergenze presenti su tutto il territorio pugliese.
Emergenza che non può riguardare solo la viabilità, ma deve necessariamente guardare anche alle imprese agroalimentari messe in ginocchio dal maltempo. Qualche giorno fa, insieme al presidente Loizzo, abbiamo portato la nostra solidarietà ai produttori agricoli ionici, comparto che soffre una crisi grave, ora resa più dura dai danni del maltempo e da una situazione sempre più incerta, anche per la spietata concorrenza che arriva dai mercati esteri.
Dunque, eccezionalità degli eventi, mancanza di fondi, lentezza delle decisioni rendono ancora più difficile portare a compimento un’altra fondamentale questione. Siamo abituati ad aspettare la catastrofe, facciamo poca prevenzione; abbiamo piani di emergenza e di tutela del territorio, ma cattive abitudini di attuazione. Si trova sempre una norma, un cavillo per bloccare provvedimenti, arrestare il consumo di territorio, contrastare opere di messa in sicurezza.
La nostra prevenzione è come la tela di Penelope. Ne parliamo, ad esempio, in questo’aula ma fuori da qui ognuno va per conto suo
Esiste allora una soluzione al problema?
Se pensiamo alla gestione dell’emergenza postsisma in Irpinia, che ha riguardato in parte anche la Puglia, sono stati fatti passi importanti nella protezione civile. In trent’anni ci siamo dotati di un sistema che ha bisogno di ulteriori attenzioni, ma sicuramente è stata una risposta importante che la politica ha saputo dare. Certo, esiste sempre la politica delle polemiche, del puntare il dito contro qualcuno solo per ottenere un titolo sui giornali e qualche passaggio televisivo. Ma quella politica, come certe pratiche di prevenzione, non si sconfigge in una notte. Occorre tempo e tanta, tanta pazienza…