Federico II e il germe del rinascimento a San Severo
Il figlio prediletto della storia antica del Sud Italia e in particolare della Puglia è senz’altro Federico II. L’imperatore del Sacro Romano Impero si legò così tanto a questa terra da essere definito “puer apuliae”(il fanciullo di Puglia). Ma la storia della sua dominazione sul Regno di Sicilia non fu soltanto un rapporto d’amore reciproco anche perché per imporre il suo potere nel tavoliere, lo stupor mundi ricorse più volte alla forza come quando nel 1232 proprio San Severino, passata sotto il dominio regio da due anni, venne punita della sua ribellione essendosi schierata con i frati benedettini acerrimi nemici dell’imperatore dopo la scomunica del 1228. Le mura della città vennero così rase al suolo mentre il suo fossato fu coperto, per evitare che i cittadini potessero in futuro rappresentare di nuovo un motivo di minaccia per i possedimenti della corona. Per evitare ulteriori sollevazioni il re decise di affidare la gestione della città ai templari con i quali, almeno fino alla seconda scomunica del 1245, restò in ottimi rapporti condividendo una visione della gestione della Terra Santa non troppo dissimile.
Sia i frati cavalieri che Federico II hanno infatti lavorato a periodi alterni per una gestione diplomatica della guerra agli infedeli. Se infatti nel 1228 Federico riuscì a conquistare Gerusalemme senza versare una goccia di sangue accordandosi con il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino, nello stesso periodo i templari (come riporta il cronista siriano Usama Ibn Munqidh nella sua cronaca autobiografica “Il libro delle riflessioni”) permettevano agli infedeli la preghiera nei luoghi sacri dell’Islam conquistati dai crociati e stringevano legami di reciproco rispetto e collaborazione soprattutto con alcune sette islamiche di stampo Sufi. Furono i templari che proprio all’epoca introdussero nelle aree rurali di San Severino la coltivazione del bombino bianco, vitigno proveniente dalla Terra Santa che resta certamente uno dei più validi testimoni di questo periodo di grandi stravolgimenti ma anche di grandi scambi, commistioni e condivisioni.
Federico II aveva una visione delle questioni geopolitiche senz’altro all’avanguardia per l’epoca, forse figlia dell’educazione del sovrano cresciuto nel Sud Italia e specialmente in Sicilia che, in questo frangente di medioevo, era terra di scontro e incontro tra cristiani, mussulmani, ebrei e greci, una sorta di limes geografico non solo religioso, che ha portato ad evoluzioni ed innovazioni inedite tracciando solchi profondi sull’evoluzione dell’occidente. A titolo d’esempio nel 1223 dopo una campagna militare contro i ribelli mussulmani della Trinacria, Federico, invece di sterminare tutti i prigionieri arresisi nel corso delle battaglie, decise di deportarli in massa nella città di Lucera dove venne creato un insediamento sotto la protezione della corona, che divenne la capitale culturale dei mori del Regno di Sicilia e che fino al 1300 (anno della distruzione del quartiere mussulmano) fu fedelissimo al lungimirante sovrano degli svevi.
In qualche maniera L’imperatore degli Hohenstaufen ebbe un ruolo archetipale e racchiuse in sé il prototipo di sovrano illuminato rinascimentale. Fu infatti durante il suo regno che arti e scienze alchemiche ebbero notevole sviluppo (forse uno dei maggiori motivi di attrito con il papato) e in seno alla sua corte s’intravedevano già i primi germogli dello sviluppo tecnico e scientifico del Rinascimento e anche tutta quella serie di vizi e vezzi della nuova civiltà europea. Si pensi all’amore per la caccia di questo sovrano e al suo trattato sulla falconeria, segno del cambiamento dei tempi e dell’interesse della nobiltà per le attività all’area aperta, quasi un anticipo dei primi abbozzi di sport della macchiavelliana corte dei duchi di Urbino. Più o meno nello stesso periodo suo cugino, il sovrano di Castiglia, Léon e Navarra Alfonso X, faceva comporre lo storico volume “Il libro dei giochi”. Evidentemente la passione per lo svago era un marchio di fabbrica della sua famiglia…
Nelle linee geometricamente alchemiche di Castel del Monte c’è il testamento simbolico e magico della natura di questo sovrano illuminato, re mago ermetico ed innovatore che ha saputo lasciare un marchio indelebile nella storia e ha plasmato il carattere aperto, socievole e poliedrico della Puglia e di tutto il Sud Italia.