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“FOGGIA E LA CAPITANATA, UN CASO APERTO”. LEGALITÀ E GIORNALISMO PROTAGONISTI A PALAZZO DOGANA

“LA NOSTRA COMUNITÀ HA BISOGNO DI VERITÀ!”, sono state le parole che hanno echeggiato fortemente, presso l’aula di Palazzo Dogana a Foggia, durante la mattinata di venerdì 29 ottobre.
Ad esprimerle in modo ancora molto sentito è stata Daniela MARCONE, figlia di Francesco, il direttore dell’Ufficio Registri di Foggia, assassinato con due colpi di pistola alla nuca il 31 marzo 1995, proprio nel portone della sua abitazione.
La figlia Daniela ha interloquito, insieme ad altri ospiti che si sono avvicendati, durante il corso per il conseguimento di crediti formativi giornalistici che si è tenuto con inizio alle ore 10,00.
Quattro sono state le tematiche importanti ad essere trattate: Linguaggio; Deontologia; Informazione e Legalità.
Presenti: Raffaele LORUSSO, Segretario generale FNSI; Piero RICCI, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia; Roberto NATALE, Giornalista e già Presidente FNSI e Gennaro PESANTE, il moderatore.
Quello della Legalità resta un nodo cruciale per il territorio foggiano e chi meglio di Daniela, figlia di colui che, tra i tanti, è rimasto vittima del sistema mafioso, poteva aver voce in capitolo?
Eppure “La nostra terra ha voglia di farcela”, ha dichiarato la MARCONE, ribadendo quanto sia importante l’unione tra i cittadini ed infatti, suo padre ripeteva sempre: “Lo Stato siamo noi”, perché lo Stato dovrebbe essere rappresentato da ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, i suoi gesti, le sue denunce ed i suoi silenzi.
Concorde anche Piero RICCI, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia che ha espresso inoltre rammarico e cordoglio per i colleghi che purtroppo sono venuti a mancare a causa del Coronavirus, come, del resto, tanti altri uomini e donne che non sono sopravvissuti.
Eppure si continua a lottare su tutti i fronti, compreso quello della ‘conoscenza e dell’informazione’.
Invero il Presidente dell’Ordine ha puntualizzato quanto sia fondamentale il porre sia l’attenzione al fenomeno mafioso, che la ‘responsabilità’ propria di ciascun giornalista il cui fine primario è la ricerca della verità.
Si è discusso sul diritto all’informazione e sulla precarietà di una professione che si allontana, ormai sempre più, dall’essere considerata propriamente un ‘lavoro’.
L’Ordine dei Giornalisti sorveglia con attenzione, anche se non è semplice riuscire a risolvere problematiche che persistono a volte in forma tacita, in quanto molti giornalisti scrivono meramente per passione tralasciando così ogni richiesta di una possibile forma contributiva.
Il giornalista inoltre dovrebbe tenere sempre un comportamento corretto, cercando di attenersi scrupolosamente ad ogni fonte argomentativa ed utilizzando i canali dell’informazione per diffondere una verità ‘oggettiva’.
Resta infine il rischio per tutti quei giornalisti che si addentrano in problematiche, come appunto quelle mafiose, di mettere a repentaglio la propria incolumità.
Ed allora lo Stato che dovrebbe essere presente su svariati fronti; accanto al cittadino, a colui che ricerca il vero e vicino a chi, soprattutto, dovrebbe riuscire a ‘darne notizia con compiutezza’, appunto il giornalista.

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