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FRANCESCO E FRANCESCO: REALIZZARE IL SOGNO DI DIO

Ieri, il cuore di Papa Francesco ha cessato di battere, lasciando un vuoto immenso nel mondo in questo frangente storico segnato da un estremo bisogno di costruttori di pace. Ma la sua eredità continuerà a illuminare il nostro cammino, come un faro nella notte. Il nome che scelse come pontefice, Francesco, rappresenta un legame indissolubile con il “Giullare di Dio”. San Francesco d’Assisi, quel “poverello” che parlava alle creature e abbracciava i lebbrosi, e Papa Francesco, che con la sua schiettezza e il suo amore per gli ultimi ci rammenta che la Chiesa è una casa per tutti. Entrambi, con la forza delle loro parole e delle loro azioni, ci invitano a riscoprire la bellezza della fraternità.

Con l’enciclica “Fratelli tutti”, Papa Francesco ha riaffermato l’importanza di un amore senza confini, un amore che abbatte le barriere e costruisce ponti. La sua vita, improntata alla semplicità e alla rinuncia ai segni del potere, favorendo invece il potere dei segni, come mirabilmente intuì don Tonino Bello, è stata una testimonianza concreta di questo amore. Come San Francesco, che si spogliò dei suoi averi per seguire Cristo povero, Papa Francesco ha scelto di vivere con sobrietà facendosi esempio per tutti noi. Nelle sue omelie ha sempre testimoniato che: “La Chiesa non è un’organizzazione di beneficenza, un’impresa, una ONG, ma è il mistero del Corpo di Cristo, dove Cristo è presente e agisce sempre.” Un’eco chiara della visione del Santo di Assisi, che vedeva la comunità dei credenti come una famiglia unita dall’amore fraterno e solidale. La povertà, per entrambi, non è solo pauperismo, ma un atto di solidarietà concreto, una profezia rivolta a un mondo spesso indifferente verso chi è nel bisogno.

Il suo cuore ha sempre battuto forte per i poveri, per chi è svantaggiato, per quei figli di Dio che hanno più bisogno di una mano tesa. Ma con uno sguardo lucido sul nostro tempo, ci ha messo in guardia anche dalla povertà interiore, da quella fatica a pensare uno stile di condivisione che vada oltre un gesto occasionale di elemosina. E ci ha spronato, con le parole di “Fratelli tutti”: “La vera saggezza presuppone l’incontro con la realtà nella sua totalità.” Un invito a sporcarci le mani, proprio come faceva Francesco d’Assisi quando curava le piaghe dei lebbrosi. La povertà abbracciata da Francesco e indicata da Papa Francesco è una scelta di vita, una cultura dell’essenziale che ha il potere di rendere il nostro mondo un posto migliore, un argine al consumismo che ci appesantisce l’anima e devasta il pianeta.

Ha creduto fermamente nel potere del dialogo per costruire ponti di pace. Come San Francesco, che non ebbe paura di incontrare il Sultano, Papa Francesco ha promosso l’incontro tra le fedi (mai il sincretismo), perché, come ci ha ricordato in “Fratelli tutti”: “Il dialogo è l’incontro dei diversi che sanno incamminarsi insieme nella ricerca del bene comune.” È doveroso ricordare come egli abbia sempre esortato alla mitezza verso tutti.

E poi c’è l’amore per il creato, quel “fratello sole” e “sorella luna” cantati da Francesco d’Assisi, che hanno trovato una voce potente nella enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale.” La scelta di una vita essenziale, che rinuncia agli eccessi del consumismo, è un urgente e necessario atto d’amore sia verso i nostri fratelli più svantaggiati che verso la terra che ci ospita.

Oggi, piangiamo la sua scomparsa, ma celebriamo la sua vita, un cammino evangelico vissuto concretamente e visibilmente nell’umiltà e che continuerà a ispirarci. L’eredità di Francesco è un’eredità profetica indelebile che ci sprona a riscoprire la bellezza dell’amore, della solidarietà e del dialogo, per costruire insieme un futuro più umano, più giusto e più fraterno.

Frate Umberto Panipucci

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