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GIUSEPPE ANTONIO BORGESE, UN INTELLETTUALE ANTIFASCISTA

di MARIO BOCOLA

Il profilo dello scrittore di Polizzi Generosa (Sicilia) in volume di Mirko Menna

Ingiustamente ignorato dalla critica coeva e giustamente rivalutato per il suo profondo spessore culturale dal suo conterraneo Leonardo Sciascia, Giuseppe Antonio Borgese rappresenta uno degli intellettuali più eclettici, a tutto tondo, del Novecento culturale italiano. L’itinerario umano e letterario di Borgese si snoda tra realtà diverse: dalla natia Sicilia all’America, ove trascorrerà lunga parte della sua esistenza (passando per l’Europa) dedicandosi alla letteratura, al giornalismo, alla critica militante di pensiero e di azione, costretto ad emigrare per le sue ideologie nettamente contrarie al regime fascista. Tuttavia c’è da sottolineare la visione, dapprima filo mussoliniana dello scrittore di Polizzi Generosa e successivamente molto critica per le prese di posizione del regime fascista, a seguito della promulgazione nel 1925 delle famose “Leggi fascistissime”, le quali, di fatto, costrinsero molti intellettuali ad andare all’estero. E la parabola umana di Borgese seguirà proprio la strada intrapresa da altre menti dell’Italia del primo ventennio fascista. La figura e lo spessore culturale di Borgese rivivono in un libro di Mirko Menna, Giuseppe Antonio Borgese, un antifascista in America. Attraverso il carteggio inedito con Giorgio La Piana (1932-1952), edito dalla Peter Lang, che ricostruisce il sodalizio umano ed intellettuale tra i due “americanizzati d’Italia”, attraverso un carteggio che copre l’arco di un ventennio dal 1932 al 1952, con intervalli dal 1943 al 1944. La catalogazione cronologica delle lettere inizia nel 1919 e termina nel 1952 e ben 282 documenti compongono il fondo Borgese. Il presente volume raggruppa soltanto le missive dello scambio epistolare intercorso tra Borgese e La Piana nell’arco temporale di un ventennio tra il 1932 e il 1952.La corrispondenza epistolare tra Borgese e La Piana è ricca di aneddoti, di spunti di riflessione, ma soprattutto di un’amicizia vera, sincera.Giorgio la Piana diverrà una sorta di mentor di Borgese, colui che lo introdurrà nell’ambiente universitario americano, ma soprattutto colui che crederà fermamente nelle potenzialità, nell’arguzia e nell’intelligenza dell’isolano di Polizzi Generosa soprattutto negli anni dell’esilio. <<Il carteggio – scrive Mirko Menna – è il passepartout – per entrare nell’officina dello scrittore, dove si riflettono i movimenti del pensiero primigenii, brani di critica immanente e aspettative della fortuna immediata di un’opera, di un saggio, di un articolo>> (p.51). E l’obiettivo di questo volume è proprio quello di entrare nell’officina dello scrittore per mezzo della corrispondenza epistolare. Insomma si tratta di due siciliani che casualmente si “incontrano” oltreoceano, ostracizzati dal regime fascista, ma desiderosi di continuare a fare cultura. Il carteggio per il suo carattere internazionale mette in luce le differenti sfascettature della poliedrica personalità di Borgese scrittore, ideologo, critico militante a contatto con un interlocutore teologo e storico della Chiesa, qual è Giorgio La Piana, il quale si mostrerà sempre abbastanza benevolo nei riguardi Borgese: sarà il suo amico, il suo confidente, il suo recensore, il suo entusiasta sostenitore e lo sosterrà proprio negli anni più bui e difficili della sua vita, invitandolo a seguirlo oltreoceano. E lì, in America, Borgese si sentirà accettato, gratificato, apprezzato, continuando di certo ad amare l’Italia. Borgese è un intellettuale del Novecento un po’ controverso perché i suoi scritti, le sue opere e in primis, il suo romanzo Rubè non sarà accettato dalla critica, anzi fortemente osteggiato soprattutto da Benedetto Croce, che scriverà giudizi velenosi su Borgese forse non comprendendo il “guizzo della modernità” che il romanzo borgesiano vuole offrire al lettore. Borgese è un intellettuale moderno che precorre i tempi della letteratura e della cultura italiana di quel tempo che sa ancora di “vecchio”, di “vetusto”, di “inadeguato” proiettandola in una dimensione europea. Lo sguardo di Borgese va oltre l’Italia, scruta il cielo dell’Europa per proiettarsi nel nuovo mondo, l’America. E questo il bravo Giorgio La Piana lo comprende, ne è consapevole dell’acume critico di Borgese e lo vuole proprio in America, ad insegnare in un ateneo di oltreoceano. Il carteggio tra Borgese e La Piana si dipana su tre direttrici che coprono tutta l’esperienza umana e cultura dello scrittore di Palizzi Generosa: nella prima fase temporale c’è il rapporto tra Croce e gli intellettuali italiani; la seconda fase che riguarda il rapporto con il regime mussoliniano fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale e il terzo periodo contrassegnato dall’esperienza nelle università americane. Menna, in questo studio su Giuseppe Antonio Borgese, pone in chiara evidenza il rapporto difficile e problematico con l’intellighenzia italiana del primo Ventennio e la sua incapacità di essere compreso e capito dalla cultura italiana, lui che interpreta il bisogno di far nascere un nuovo modo di intendere la letteratura, non più ancorata al classicismo, ma aperta al popolo. Insomma Borgese incarna i valori e i sentimenti della gente che, purtroppo, la critica del suo tempo si ostina caparbiamente a vedere e considerare. E queste distonie che emergono dalla critica borgesiana costituiscono l’intelaiatura del volume che Mirko Menna ha sapientemente posto in rilievo. La “redenzione” di Borgese traspare nettamente dal carteggio epistolare con il teologo Giorgio La Piana, uomo di Chiesa e fermo assertore della modernità in cui si evince la visione di due meridionali, trapiantati in America, con lo sguardo proiettato alle vicende italiane. Nonostante tutto ciò la critica coeva continua a non nutrire una generosa benevolenza nei riguardi di Giuseppe Antonio Borgese. Esiste – lo vogliamo sottolineare – una certa ritrosia, una sorta di refrattarietà culturale, che questo volume di Mirko Menna ha cercato di colmare collocando lo scrittore di Polizzi Generosa nella giusta dimensione sociale, culturale e politica che gli spetta.

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