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HIKIKOMORI: IL MALE DEGLI ADOLESCENTI

Si chiamano HIKIKOMORI gli adolescenti che rifiutano il mondo e si chiudono in camera senza più volerne uscire per mesi. “Hikikomori”, in giapponese significa “stare in disparte” e colpisce più adolescenti (anche italiani) di quanto si possa immaginare. Dal quotidiano La Repubblica apprendiamo che questo fenomeno, nato in Giappone nella metà degli anni Ottanta, è da tempo in crescita anche in Italia. I ragazzi vittime del “ritiro sociale” stanno sempre al computer, non partecipano a nessuna attività sociale. I primi casi da noi sono stati diagnosticati nel 2007 e oggi le stime parlano di 100.000 casi. La maggior parte sono maschi, hanno 15-16 anni, ma l’età di esordio si è ultimamente abbassata e sono coinvolti anche ragazzi delle scuole medie. Il sentimento prevalente è l’incapacità di reggere il peso del confronto con i coetanei. Si ritrovano con un corpo cresciuto e devono essere belli, forti, capaci di conquistare una ragazza. Ma non si sentono all’altezza e sperimentano un sentimento di mortificazione. Temono la competizione, temono la sconfitta. I primi sintomi dell’hikikomori sono fisici: soffrono di mal di pancia, cominciano a restare a casa e a un certo punto non escono più. Si può facilmente cadere nell’errore di credere che siano solo ex bambini viziati e non abituati alle frustrazioni. Questi ragazzi crescono spesso in un clima di alte aspettative, perché non di rado sono anche talentuosi. Tutti si attendono grandi cose da loro, che però non si sentono all’altezza. Così alcuni chiudono la partita molto presto: abituati ad andare bene si ritrovano a non funzionare e allora si rifugiano in una stanza. Posti di fronte alle comuni sfide della crescita scelgono di evitare il mondo esterno e si autorecludono nella propria camera, dove i contatti sono limitati all’universo virtuale, con i videogiochi e i social network. Tagliati i ponti con il mondo che sta fuori, gli hikikomori si rifugiano in un universo parallelo attraverso la Rete, grazie alla quale è possibile costruire legami senza mettere in gioco la propria fisicità: su Internet è tutto virtuale, nessuno si aspetta nulla ed è facile crearsi una vita fuori dalla vita. Provengono da famiglie benestanti e spessissimo sono figli unici in quanto subiscono le maggiori aspettative genitoriali. In moltissimi casi sono figli di genitori separati. Sono ragazzi molto intelligenti, che non hanno alcun problema a livello scolastico e che hanno poco in comune con i compagni di classe. MARCO CREPALDI, psicologo, Presidente fondatore dell’associazione nazionale Hikikomori Italia, consiglia ai genitori quanto segue: <<per quanto riguarda i ragazzi isolati, impedire l’uso di internet condannerebbe il ragazzo ad un isolamento ancora più severo. Occorre mettersi nei panni del figlio e comprendere il suo profondo disagio e il grave dolore che gli deriva dal non riuscire a stare con gli altri. Cogliere il suo malessere e avvicinarsi a lui: è un fondamentale passo per fargli chiedere aiuto. Questa è l’indicazione più importante da seguire da parte dei genitori>>.

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