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I CANDIDATI PATRIZIO E PERLA

PATRIZIO e PERLA, due eterni candidati che si RI-PRESENTERANNO alle elezioni del 2024 per il rinnovo del Consiglio Comunale di San Severo, incontrando un loro vecchio insegnante, domiciliato in un dignitoso sottano di via Soccorso, nei pressi di porta Foggia, ebbero a confessargli di volersi occupare del rilancio economico e sociale della città. “Che ci consiglia a proposito, professore? Facciamo bene a RI-CANDIDARCI?” – chiesero i due furbetti frequentatori di campagne elettorali-. Il vecchio professore aggrottò la fronte, li guardò a lungo dalla testa ai piedi, accese la sua abituale pipa e disse loro: <<Sentite, PATRIZIO e PERLA, ho saputo di questa vostra ENNESIMA candidatura e, siccome insistete, vi consiglierei – prima di tutto – di conoscere bene da dove deriva il termine CANDIDATO. Nell’antica Roma, un anno prima delle elezioni, chi intendeva presentare la propria candidatura andava per il foro con una toga bianca. Doveva indossare una veste candida, come simbolo di purezza e di integrità morale. Di qui il termine di “candidato”, tutto in bianco, per attirare l’attenzione del pubblico. Nelle conversazioni pubbliche e private che formavano l’essenziale della sua propaganda, il candidato soleva esporre il suo programma e dare le consuete assicurazioni agli elettori. Durante la campagna elettorale, poi, i candidati, fatta la “DECLARATIO” ufficiale della candidatura, usavano disporsi sulla piattaforma su cui era posto il seggio di un magistrato per tenere il comizio “urbi et orbi”. Nel 368 a. c. furono proibite certe forme eccessive di propaganda e soprattutto fu proibita la costituzione di associazioni elettorali. A seguito della degenerazione di una politica che produceva una diffusa corruzione fu emanata una legge, detta “CORNELIA BAEBIA” che stabiliva la pena di morte per il reato di corruzione elettorale. E allora – aggiunse il vecchio professore – cosa pensate delle candidature degli antichi Romani?>> PATRIZIO rispose: “Penso che erano dei fanatici giustizialisti, la veste candida mi fa ridere e poi addirittura tutta quella severità in materia di corruzione”. PERLA aggiunse che in fondo non fosse proprio necessario accanirsi così tanto sui corruttori. <<Eh, no! – concluse il vecchio professore visibilmente alterato –non potete sottovalutare la corruzione elettorale. E’ un reato particolarmente odioso, che va combattuto senza se e senza ma, un reato che altera e falsa il processo democratico, un reato sancito nel “Diritto Romano” che è l’insieme delle norme che hanno costituito l’ordinamento giuridico romano per circa tredici secoli. Ma lo sapete che, secondo le stime della Corte dei Conti, la corruzione costa al nostro Paese circa 60 MILIARDI DI EURO L’ANNO? Una tassa occulta che ricade su ogni cittadino per 1.000 EURO L’ANNO. Siamo molto indietro, al 67° posto, nella classifica mondiale per la corruzione. In Europa peggio di noi fanno solo Romania, Bulgaria e Grecia. Sentite, PATRIZIO e PERLA, io vi consiglierei di desistere dalle vostre ri-candidature…!>>

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