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I VERI BRIGANTI SONO AL NORD. REFERENDUM È UNA RAPINA AL SUD

Bari, 24 ott. – Legittima consultazione referendaria, con grande partecipazione, ma se da un lato ripropone il ruolo delle Regioni, dall’altro si presta a una lettura non certo favorevole ai futuri equilibri tra tra Nord e Sud.

La favoletta del Nord che vuole maggiore autonomia fiscale per gestire i soldi statali sul proprio territorio non regge.

Il referendum nel Lombardo-Veneto è l’ennesimo atto di bracconaggio fiscale che il Nord vuole consumare nei confronti del Mezzogiorno d’Italia.

E’ una vecchia storia che va avanti dall’unificazione nazionale e che ogni volta trova condivisione e partigiani, pronti a sostenere la favola dei soldi nordisti che vengono utilizzati male nel sud.

Il tema del residuo fiscale, ovvero il rapporto tra le tasse versate e i soldi ricevuti, visto con gli occhi di Maroni e Zaia, sembra un oltraggio al popolo del Nord. Invece, è l’ennesimo tentativo di succhiare risorse al Mezzogiorno d’Italia, come avvenne ai tempi della unificazione nazionale, quando le casse borboniche vennero depredate dai funzionari del nuovo Stato.

I trucchi nei conti, portati avanti dai due governatori leghisti, riguarda una faccia della medaglia del federalismo fiscale, l’altra racconta una storia completamente diversa e che sarebbe il caso di rendere nota, visto che dal Sud non si è alzata alcuna voce di precisazione sulla questione.

Sottolineando che non c’è alcuna eversione nel richiedere una maggiore autonomia fiscale, prevista tra l’altro dalla riforma costituzionale del 2001 (a proposito sarebbe carino sentire cosa ne pensano quelli di Mdp che hanno in D’Alema il padre della tanto discussa riforma), bisogna evidenziare che solo il 29% del totale della spesa pubblica arriva al Sud. Una percentuale che, tra l’altro, è in diminuzione rispetto al varo della riforma dell’art.116 della Costituzione.

E non è tutto. Ogni cittadino del Nord riceve dallo Stato servizi per oltre 15mila euro l’anno. Quello del Sud, supera di poco i 12mila euro. Quasi 300 euro al mese in meno che il cittadino meridionale paga in minori servizi.

Vogliamo poi parlare dei fondi per il sistema sanitario?

Anche qui, il Nord ottiene più soldi del Sud. Grazie al leghista Calderoli, le regioni del Nord ricevono più soldi perché hanno una aspettativa di vita più lunga.

Stessi discorsi si potrebbero fare per l’istruzione, i trasporti, le infrastrutture e la manutenzione stradale.

Insomma, il referendum indetto da Maroni e Zaia è solo l’occasione per misurare l’appeal della Lega in vista delle consultazioni politiche. Non si è votato per un vero federalismo fiscale, ma per aggiungere quote di potere all’interno della movimento leghista. Naturalmente pagato sulla pelle dei meridionali.

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