IL BRIGANTAGGIO POSTUNITARIO IN AREA GARGANICA L’ultimo lavoro di Giuseppe Clemente

di MARIO BOCOLA
Ė apparsa per i tipi delle “Edizioni del Rosone”, l’ultima fatica storica del prof. Giuseppe Clemente, Presidente del Centro di Ricerca e di Documentazione per la Storia della Capitanata, esperto di storia risorgimentale, che si occupa del fenomeno del brigantaggio postunitario. “Viva chi vince. Il Gargano tra reazione e brigantaggio (1860-1864)”, Lucera, 2016, pp.284, questo il titolo del corposo volume che si avvale della preziosa presentazione del prof. Alessandro Barbero, Docente di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale e volto noto della RAI per la sua partecipazione al programma “Super quark” di Piero Angela e al programma “Il tempo e la storia”, condotto da Michela Ponzani. “Il brigantaggio che insanguinò il Mezzogiorno nei primi anni dopo l’Unità – scrive Barbero – è uno dei tempi più impegnativi della ricerca storica in Italia […] perché la difficoltà vera del fenomeno del brigantaggio, sta piuttosto nell’enorme complessità del fenomeno in cui rientrano a pieno titolo problemi come la gestione del potere nell’Italia postunitaria da parte di una classe dirigente impreparata ed autoritaria, il ruolo di un esercito regolarmente impiegato per la repressione delle proteste popolari, capace di fare solo centinaia di morti”. Il brigantaggio porta con sé tutti i problemi e le sofferenze ataviche di una Nazione che stentava a trovare la sua identità. “Tutti i drammi che investivano l’intera società italiana – continua Barbero – che nel Mezzogiorno si presentavano spesso in forma più acuta […] erano lo specchio di una società impreparata e culturalmente arretrata e distante dalle masse di quanto non fosse nel resto del paese, perché la miseria contadina e l’abbandono delle campagne erano, in certe zone, più gravi”. “Analizzare il brigantaggio andando al di là delle generalizzazioni – conclude Barbero – è una sfida immensa, che la storiografia italiana si trova di fronte, resa più impegnativa dalla vastità del teatro delle operazioni, che comprende parte del Mezzogiorno continentale e delle enormi differenze locali. Il libro di Peppino Clemente sul brigantaggio nel Gargano offre un modello esemplare di ricerca e di documentazione sul fenomeno”. Il problema del brigantaggio postunitario in terra garganica è il “frutto di un’attenta ricerca bibliografica e un lungo, paziente, meticoloso lavoro di scavo negli Archivi di Stato – scrive Giuseppe Clemente nella Premessa – soprattutto in quelli comunali, ecclesiastici e privati […] che riportano alla luce episodi di storia “minore”, tante “microstorie” che danno voce non solo ai principali protagonisti, ma anche a coloro che, inermi spettatori insignificanti, comparse hanno vissuto il dramma di quegli anni di profondo malessere. Clemente affronta il tema del brigantaggio del Gargano con una coscienza nuova e matura e con una maggiore sicurezza, dettata dal fatto che questo lavoro è isolato ma si presenta come il continuum di indagine precedente sul fenomeno del brigantaggio nell’intero Mezzogiorno e in Capitanata. Un discorso unitario, dunque, per meglio inquadrare sotto il profilo storico, critico, storiografico e documentaristico il perché delle violente repressioni dei malavitosi che infierivano impietosamente sulla gente, misera, ignorante e costretta solo a subire le angherie dei potenti. I connotati geografici dell’area garganica interessata dalla ricerca di Clemente sono dettati dalla fonte del frate minore osservante Michelangelo Manicone che nella “Tipografia garganica” descrive i luoghi in cui si svolsero le operazioni brigantesche. Si tratta di un’ampia zona che va dai comuni di Apricena a Manfredonia, passando per Cagnano, Carpino, Ischitella, Isole Tremiti, Lesina, Poggio Imperiale, Rignano Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Severo, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Vieste. Gli episodi raccontati in questo volume hanno un limite temporale, in quando fanno riferimento agli avvenimenti accaduti in terra garganica tra il 1860 e il 1864, periodò in cui infuriò il fenomeno del brigantaggio. Clemente con quest’opera assume il doppio ruolo di storico e di narratore, in quanto incastona gli episodi di cronaca spicciola e quotidiana nell’ambito di un discorso storico ampio e documentato facendo così “parlare” all’unisono i personaggi e le carte. Storia e cronaca vanno, dunque, a braccetto. Ė proprio questo il lavoro dello storico.