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IL GUSTO DEL PANE. Arte, vita e condivisione, secondo Fedora Spinelli

Viviamo in un’epoca in cui l’essenza dell’umano sembra perdersi nei ritmi frenetici del quotidiano, tra le mille distrazioni e le urgenze imposte dal mondo esterno. Eppure, c’è una voce silenziosa dentro di noi che ci chiama a fermarci, a cercare un senso più profondo nella vita, qualcosa che non sia solo razionale ma che tocchi le corde più intime dell’anima. È in questa ricerca che si colloca il mio viaggio interiore, un percorso fatto di colori, parole e gesti creativi.

Non cerco solo una spiegazione razionale, non mi accontento di un’eco della ragione. L’arte è un ascolto interiore, un dialogo silenzioso con le emozioni e i desideri più autentici. È come tappezzare le pareti del cuore con una sinfonia di colori, dove ogni sfumatura è un’emozione tradotta in materia, un pensiero trasformato in immagine, un palpito cromatico.

L’arte, per me, non è, non dovrebbe essere solo un mezzo di espressione personale, ma un atto di condivisione. È un pane artistico che non si può consumare in solitudine, forasticamente. Dobbiamo spezzarlo insieme, questo pane, gustarlo come si fa con un pasto che nutre non solo il corpo, ma anche l’anima. Tuttavia, viviamo in un’epoca di individualismo che ci isola, ci frammenta, ci spinge a perdere il gusto di questo pane condiviso. L’arte diventa allora una sfida, un invito imprescindibile, considerati i tempi, a superare le barriere dell’egoismo per ritrovare un’autentica dimensione comunitaria.

Immersa nell’espressività dell’arte, mi muovo tra due linguaggi che si intrecciano e si completano: poesia e pittura. Due facce di uno stesso dialogo, due modi diversi ma complementari di raccontare il mondo e l’essere umano. La poesia scava nell’interiorità, dà voce a ciò che spesso resta inespresso. La pittura, con i suoi colori e le sue forme, traduce in immagini quello stesso linguaggio, rendendolo tangibile, visibile, retinico.

In questo colloquio continuo tra parola e immagine, si intrecciano domande e risposte, dubbi e certezze, speranze e timori. Ogni verso, ogni pennellata, ogni dripping, è un tentativo di entrare in contatto con l’umano, di creare un ponte tra l’interiorità e il mondo esterno, tra il personale e l’universale. È un processo che non si esaurisce mai, che si rinnova in ogni opera e in ogni incontro, su ogni tela.

Alla base di tutto, c’è un desiderio profondo di vivere e di creare. Due aspetti inseparabili, due tensioni che si alimentano a vicenda. Creare è un modo di vivere pienamente, di dare forma al caos, di trasformare il dolore e la bellezza in qualcosa che parli non solo a noi stessi, ma anche agli altri.

In un mondo che spesso sembra perdere di vista il senso dell’umano, l’arte rappresenta un atto di ribellione e di speranza. Ribellione contro l’indifferenza, contro l’appiattimento delle emozioni e dei valori. Speranza che, attraverso la bellezza, la creatività e i colori, possiamo ritrovare il gusto di essere umani, di condividere, di costruire qualcosa di autentico, duraturo e solido.

Questo è il senso della mia ricerca artistica: un tentativo di illuminare l’oscurità, di ricucire le ferite dell’individualismo, di riscoprire il gusto del pane condiviso. È un viaggio che non ha fine, ma che mi spinge ogni giorno a vivere e a creare, con il cuore aperto e le mani pronte a modellare nuove forme di bellezza.

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