IL MEDICO CON LE SCARPE ROTTE: A colloquio con Stefano Campanella, Direttore di PADRE PIO TV

Nella vita di Padre Pio spicca la figura di un medico che ha dato tutto se stesso nella costruzione dell’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo. A far conoscere la levatura umana, cristiana e professionale del dott. Guglielmo Sanguinetti ci ha pensato Stefano Campanella, Direttore di “Padre Pio TV”, autore di numerosi volumi sulla vita e la spiritualità del Santo di Pietrelcina, che ha pubblicato un libro dal titolo “Il medico con le sacarpe rotte”. Biografia del «braccio destro di Padre Pio nella realizzazione di Casa Sollievo della Sofferenza, Edizioni Padre Pio da Piterlcina, 2024, pp.286. Lo abbiamo incontrato e ci ha cordialmente risposto alle nostre domande.
Perché un libro sulla figura del dott. Guglielmo Sanguinetti “braccio destro” di Padre Pio per la realizzazione dell’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”. Come è nata l’idea di scrivere questo libro? Quale messaggio vuole dare al pianeta della sanità la biografia di un medico che ha collaborato a stretto gomito con il Santo stimmatizzato del Gargano?
L’idea è nata per caso. Avrei risposto così prima di approfondire le vicende terrrene di Padre Pio, che mi hanno confermato non solo che il “caso” non esiste, che è un espediente linguistico della mente razionale per non lasciare senza spiegazione l’inspiegabile, ma anche perchè molte coincidenze non volute sono espressioni di una volontà divina. Non a caso il mistico Frate lasciava riflettere i suoi interlocutori con una domanda retorica: «Chi combina le combinazioni?». Pertanto posso spiegare che la pubblicazione del libro è il frutto del progetto, già attuato, di descrivere sulla rivista Voce di Padre Pio le figure dei medici curanti del Cappuccino stimmatizzato, dal dott. Andrea Cardone di Pietrelcina al dott. Giuseppe Sala, che tentò invano di strapparlo alla morte nella notte fra il 22 e il 23 settembre 1968. Giunto ad occuparmi del dott. Guglielmo Sanguinetti, ho avuto modo di approfondire il suo ruolo determinante nella realizzazione di Casa Sollievo della Sofferenza e nell’organizzazione dei primi Gruppi di preghiera. Inoltre mi sono reso conto che nel 2024, anno della pubblicazione della biografia, ricorrevano tre importanti anniversari: 130 anni dalla nascita di Sanguinetti, 70 anni dalla morte e 70 anni dall’inaugurazione e dall’avvio dell’attività di un primo poliambulatorio, che precedette di due anni l’assistenza sanitaria con degenza e che, di fatto, rappresenta l’inizio del sollievo della sofferenza voluto da Padre Pio. Fu egli stesso a benedire gli ambienti il 26 luglio 1954 alla presenza del medico, che morì poche settimane dopo. Questi elementi mi hanno indotto a continuare la ricerca, anche dopo la pubblicazione di una serie di articoli, e di scrivere “Il medico con le scarpe rotte”, con l’auspicio che possa contribuire a rivalutare l’aspetto più nobile delle professioni sanitarie, caratterizzato dall’obiettivo del bene di quanti si affidano alle loro cure. Attraverso gli scritti del medico, pubblicati sul bollettino che informava sull’evoluzione dei lavori di costruzione dell’ospedale e citati nel libro, emerge con chiarezza il modello del rapporto medico-paziente dettato dal Frate di Pietrelcina, alla cui base ci deve essere un rapporto di amore. Per Padre Pio e per Sanguinetti l’ammalato non è un numero a cui associare costi e ricavi, non è un corpo con uno o più organi patologici da attenzionare, ma è una persona colpita dalla sofferenza, fisica e psicologica, bisognosa di ascolto, di comprensione e di incoraggiamento.
Il dott. Sanguinetti è stato definito “il medico con le scarpe rotte”, un professionista integerrimo che ha lavorato in maniera indefessa per la realizzazione della “Casa Sollievo della Sofferenza” tra polvere e chiodi del cantiere senza avere il lusso di comprarsi un paio di scarpe nuove. Quale esempio e testimonianza offrono l’immagine del dott. Sanguinetti per i medici di oggi?
Sanguinetti, che ha scelto di lasciare il Mugello per mettersi al servizio di Padre Pio, rinunciando a lauti compensi, al benessere economico e ai privilegi della posizione sociale rinvenienti dal suo incarico di medico condotto, rappresenta un modello di dedizione completa e disinteressata alla salute del prossimo, essendosi speso per curare centinaia di migliaia di persone che non avrebbe mai conosciuto e mai incontrato, in un ospedale frutto dei suoi sacrifici, che non ebbe neppure il privilegio di vedere ultimato. In tal modo ha rinunciato persino alla soddisfazione di ricevere un grazie dai pazienti, che si sono ricoverati in Casa Sollievo della Sofferenza a partire dal 1956, cioè due anni dopo la sua morte, molti dei quali neppure sanno di essere stati curati e salvati in un luogo sorto grazie all’instancabile impegno e alle tante rinunce di Guglielmo Sanguinetti e del grande amore della sua vita: Emilia Spillmann. Per questo è giusto e doveroso che dirigenti, medici e degenti di questa clinica si ricordino di lui e lo pongano come modello di altruismo e di dedizione.
Scrive il dott. Filippo Anelli «Il medico è più di una professione è una passione. Una passione che dura tutta la vita e che si nutre delle conoscenze acquisite con la formazione continua, delle competenze perfezionate con l’esperienza, dei principi sanciti dal Codice e dal Giuramento». Crede che il dott. Sanguinetti abbia vissuto e incarnato per tutta la sua esistenza la professione medica come passione?
Guglielmo Sanguinetti non è stato sempre un perfetto cristiano, essendosi convertito dopo l’incontro con Padre Pio da un atteggiamento fortemente anticlericale, ma è sempre stato un esemplare professionista al servizio dei sofferenti, anche prima del conseguimento della laurea. Grazie alla consultazione dell’archivio dello Stato Maggiore dell’Esercio oggi possiamo dare a quest’uomo il merito di aver rischiato la vita, durante la prima guerra mondiale, per curare i feriti nell’ospedaletto da campo a cui era stato destinato come studente di Medicina. Troviamo la stessa passione nei 25 anni trascorsi come medico condotto nel Mugello, prima a Ronta e poi a Borgo San Lorenzo, dove donava ai sofferenti anche il tempo libero dall’attività professionale, impegnandosi anche nella locale confraternita della Misericordia, di cui divenne presidente.
Quale eredità ha lasciato il dott. Sanguinetti all’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”?
Sicuramente l’eredità più preziosa, molto più preziosa dell’edificio per l’assistenza e la cura degli ammalati, è costituita dai valori, in parte bagaglio della cultura e della sensibilità personale, ma certamente arricchiti ed esaltati dal confronto continuo con Padre Pio. Rapportarsi ai pazienti con la stessa disponibilità, il medesimo impegno, l’analogo amore con cui Sanguinetti ha fatto il medico e anche l’amministratore del cantiere di un’opera sanitaria credo possa essere il modo migliore di onorare questo grande medico.
