Cultura

IL NONNO E LA FESTA PATRONALE

di MICHELE MONACO

MARCELLO, aitante ragazzino di terza media, nell’imminenza della Festa del Soccorso, si è recato dal nonno per salutarlo e anche – probabilmente- per ricevere un po’ di euro per ricaricare il suo cellulare. Questa volta non ha resistito a confessargli una sua curiosità. Gli ha chiesto quale fosse stata la Festa più bella che aveva trascorso quando aveva la sua età. Il nonno non si fece pregare due volte e gli raccontò questo suo ricordo: “Era il 1960 e nel clima euforico della Festa Patronale, noi ragazzi passeggiavamo nei pressi della Cattedrale. Da lì prendevamo l’abbrivio per iniziare lunghe ed estenuanti passeggiate circumnavigatorie nel periplo del giro esterno con allungamenti verso il viale della Stazione oppure verso il viale della Villa. Erano passeggiate a tappeto che avevano l’unico scopo di incontrare, e quindi seguire a debita distanza, delle ragazzine che ci interessavano. A questo punto ti chiederai,con stupore e incredulità, se eravamo affetti da qualche turba psichica. No, non era una ‘malattia’ ma era semplicemente l’unico espediente-spesso disperato- per intercettare lo sguardo di quelle ragazzine nella folla, sperando si accorgessero di noi. Se questo accadeva si poteva considerare un primo grande passo verso la felicità. Il secondo passo era quello di avvicinarle, “fermarle”e rivolgere loro una qualche parola. Questa era la parte più delicata e difficile da realizzare. Perché, ti chiederai,era così complicato avvicinare una ragazza? La spiegazione sta nel fatto che allora le ragazze non uscivano mai da sole, erano sempre accompagnate dai parenti. Raramente passeggiavano con le amiche e vederle o incontrarle da sole era quasi impossibile. Ma in quella festa si verificò una insperata eccezione.Seguimmo a lungo due ragazze sole, le giravamo intorno per costringerle a incrociare lo sguardo e quando furono nei pressi di via Roma le avvicinammo. Con l’adrenalina al massimo, quasi in simultanea, chiedemmo: “Scusate vi possiamo parlare”? La risposta fu un prevedibile no, macontinuammo a seguirle.Ecco, l’impresa di “fermare”delle ragazze era compiuta.Quella sera di maggio del 1960 la storia delle “lunghe deambulazioni, dei lunghi accerchiamenti, dei lunghi sguardi”, si era avverata. Niente sarebbe stato più come prima… Non è retorica, né nostalgia,se ti dico che quella è stata forsela mia più bella Festa del Soccorso”.“Questo racconto lo posto su Facebook, disse MARCELLO”. Salutò il nonno e scappò via con delle amiche a vedersi i fuochi”.

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