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IL PRIMO TELEGRAFO ELETTRICO…E IL PROGRESSO TOCCÒ ANCHE SAN SEVERO

Il 19 marzo 1859, era un sabato, un insolito via vai di gente animava di buon mattino il centro della città e molti sostavano nella piazza antistante il portone di Palazzo Celestini, dove, diretti dal Sotto Intendente, il calabrese NICOLA IENO de CORONEI, alcuni operai stavano allestendo, “con solenne pompa”, un altare con sopra l’immagine di San Severo e i ritratti del re FERDINANDO II e della regina MARIA TERESA d’ASBURGO. L’avvenimento a cui la Città si preparava era di quelli che difficilmente si dimenticano: stava per aver luogo, sotto il patrocinio del santo, a cui era dedicata, la benedizione della stazione telegrafica elettrica, la prima installata a San Severo. La folla si accalcava e finalmente in solenne processione giunse il vescovo ANTONIO LA SCALA con tutto il clero, le autorità, la Guardia Urbana e la banda musicale. “Ripetuti spari” accompagnarono la cerimonia, che si svolse tra grida di “Viva il Re e la Reale Famiglia”. Erano le 10,30, quando il vescovo inaugurò il telegrafo, indirizzando “all’Augusto Sovrano” espressioni di omaggio e di ringraziamento da parte di tutto il clero e della diocesi. Il messaggio venne, però, trasmesso solo alle ore 18, quando GIOVANNI della SPINA, capo tecnico Elettro Telegrafo, riuscì ad attivare la linea.

Al termine della cerimonia la folla non si sciolse e molti, sempre in processione, “col canto Benedictus, alternato da un inno al Re in musica” si recarono nella Cattedrale, dove il prelato tenne un discorso per ringraziare il Signore e “l’Augusta Persona del Re” e soprattutto per implorare a DIO e alla VERGINE IMMACOLATA “ogni grazia e felicitazioni, massime quella della sanità”. E di salute il re ne aveva proprio bisogno. Era da poco rientrato a Caserta, reduce da un faticoso e lungo viaggio a Bari per il matrimonio del figlio ed erede al trono FRANCESCO con MARIA SOFIA di Baviera, sorella di “SISSI”. Non si reggeva in piedi e i medici gli avevano diagnosticato “un ascesso femorale inguinale, pieno di materia grigia purulenta”, ossia un tumore, che avrebbe richiesto un urgente intervento chirurgico. FERDINANDO II non volle operarsi, anche perché, si racconta, aveva saputo che il chirurgo era stato in gioventù un fervente carbonaro. Spirò il 22 maggio 1859.

Il telegrafo elettrico portava a San Severo un “potente mezzo di comunicazione e di ricchezza pubblica” e dava ai cittadini la possibilità “di poter parlare nello spazio, riunendo le distanze, economizzando il tempo”. Tutti i cittadini, stupiti, lo consideravano “una magia”. Prima il telegrafo ottico, o visuale (una linea di torri di segnalazione a vista, dotate di un sistema di lunghe braccia con pale regolabili, la cui posizione si poteva osservare con il binocolo) collegava le province alla Capitale e i piccoli centri alle città del regno e un messaggio per giungere a destinazione impiegava diverse ore o anche un giorno. Dopo la scoperta dell’elettricità e del telegrafo MORSE (nella foto), che in fondo fu la prima forma di comunicazione digitale, il passaggio della corrente elettrica lungo un filo che univa la stazione trasmittente a quella ricevente, accorciava notevolmente i tempi. Informazioni, ordini, notizie tra i comandi militari e le autorità governative si diffondevano velocemente grazie ai telegrammi.

Trovare però i locali adatti “all’Ufficio Telegrafico” non fu semplice per una accesa polemica tra il Sotto Intendente de CORONEI e il Giudice mandamentale RANIERI. Per il primo il comportamento del giudice “è dettato dal capriccio e dal desiderio di mostrarsi riluttante agli ordini ministeriali”; per il secondo il Sotto Intendente mirava “a guardare la propria comodità”.

Alla fine, con l’intervento dell’Intendente RAFFAELE GUERRA, passato alla storia come un accanito persecutore dei liberali di Capitanata, furono scelti i locali che ospitavano “l’Ispezione di Polizia”, che oggi possiamo vedere ai numeri civici 4 e 5 di Piazza Municipio, gli stessi dove, circa un secolo dopo, la SIP avrebbe collocato gli uffici del telefono. Chissà se per puro caso o per…rispetto alla storia.

GIUSEPPE CLEMENTE

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